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giovedì, maggio 17, 2007

LAVORARE DI PIU' , MA IN MENO !! 

Qualcuno dei miei lettori più attenti ricorderà che non molto tempo fa ebbi a concludere una mia elucubrazione di carattere economico, con questo concetto (grosso modo): tutta l’Europa e tutto il mondo economicamente più evoluto sta aspettando che anche in Cina vengano adottati i parametri che vigono qui da noi, cioè ferie pagate, aumenti periodici dello stipendio, benefici vari, ecc., insomma quelle cose che noi abbiamo conquistato con anni di lotte sindacali; quando, anche in quei mercati che si stanno espandendo con incrementi a due cifre, arriveranno queste sgradite novità, vedrete che tutto cambierà, nel senso che anche lì il costo del lavoro diventerà una variabile importante all’interno del costo del prodotto.

Ebbene, mi chiedevo, e se invece fossero i paesi industrializzati a dover adeguare i loro sistemi di welfare per abbassare il costo del lavoro in modo da poter fare concorrenza ai prodotti provenienti da questi paesi cosiddetti in via di sviluppo? E così facendo imporre alla nostra manodopera dei sacrifici stipendiali e di altro genere, sacrificando così sull’altare del profitto (delle imprese) e del dannatissimo aumento del PIL, lotte sindacali che hanno segnato un paio di generazioni.

Mi è rivenuto in mente, dato che la cifra di incremento del PIL italiano (+0,2) è stata particolarmente bassa nel primo trimestre 2007, addirittura la più bassa dell’intera Europa che ha fatto registrare una media di aumenti pari allo 0,6.

Contemporaneamente all’uscita di questi dati, è stata pubblicata una notizia che suona come un campanello d’allarme circa l’impegno lavorativo degli italiani; utilizzando una sorta di scoperta che in Austria è stata approvata una normativa che consente orari di lavoro fino a 60 ore settimanali, si scorre la situazione dell’intera Europa e si scopre – guarda caso – che l’Italia è “quasi” il fanalino di coda, in quanto da noi si lavora annualmente 1.505 ore, contro una media europea di 1.630 ed una americana di quasi 2.000; ho detto quasi, perché c’è una nazione nella quale si lavora meno che da noi: indovinate chi? Ma è facile, è la Francia dello slogan “lavorare meno, lavorare tutti”, la Francia delle 35 ore settimanali: lì si lavora 1.390 ore annuali, ma Sarkozy ha già detto che bisogna lavorare di più; e tenete ben presente che con questo slogan (ed altri ovviamente) ha stravinto le recenti elezioni presidenziali.

Torniamo un momento all’Austria ed alla norma che porta il livello lavorativo a 60 ore settimanali (per ora non obbligatorie, ma soltanto possibili): la motivazione è di una ovvietà disarmante e recita che “lavorando di più aumenta la produttività, la quale a sua volta porta ad una riduzione dei costi e dunque a maggiore produzione, maggiori vendite, lavoro, ricchezza, consumi”; Non viene detto, ma mi sembra logico che a valle di questa operazione (più ore lavorate) c’è una diretta riduzione del numero degli occupati, magari non subito ma in prospettiva a medio termine.

Quindi, si aumentano le ore lavorative perché così si produce di più e si diventa maggiormente concorrenziali? Ma guarda e pensare che io credevo che quest’aumento fosse determinato da una specifica richiesta dei lavoratori che, non sapendo cosa fare in casa, chiedevano di passare più ore in fabbrica!!

E quindi il vecchio slogan “lavorare di meno, lavorare tutti” adesso lo stanno trasformando in “lavorare di più e lavorare in meno”: bella conquista, davvero!!


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