giovedì, maggio 03, 2007
CONTINUIAMO A PARLARE DI LAVORO
Pur essendo passati due giorni dalla canonica Festa del 1° Maggio, mi sembra giusto ed opportuno continuare a parlare di “lavoro” e, in particolare di due aspetti rilevanti di quel mondo: la prevenzione infortunistica e l’organizzazione del collocamento.
Per il primo di questi problemi, non c’è molto da dire: si tratta di una mera realtà speculativa che sta alla base di questi incidenti sul lavoro, in quanto gli investimenti aziendali nel campo della sicurezza sono sempre più scarsi, a beneficio dell’abbattimento del costo finale del prodotto, onde essere sempre più competitivi sul mercato.
In concreto, dobbiamo affermare con forza che ogni euro investito nella sicurezza, viene tolto dal capitolo del costo finale e quindi va a detrimento della concorrenzialità del prodotto; si dirà che gli infortuni sono diventati un numero insostenibile (4 lavoratori al giorno muoiono in questo modo), ma per continuare a vendere il prodotto a quella cifra il “sistema” non tollera alcun tipo di aumento di costo, neppure se questo incremento va ad incidere sulla sicurezza di un essere umano; e questo – amici miei – è un ulteriore indizio che ormai l’uomo non è più al centro della filiera produttiva e pertanto non si merita alcun aumento degli investimenti volti alla sua incolumità.
Il secondo aspetto – l’organizzazione del collocamento – è ancora più interessante da studiare: anzitutto è bene precisare che il vecchio “Ufficio di Collocamento” non esiste più nelle sua forse logora struttura; al suo posto esistono due realtà: le cosiddette agenzie interinali e quelle definite, con un termine che mi mette i brividi, “di somministrazione lavoro”.
Partiamo dalla prima di queste strutture e vediamo subito che già l’uso del termine interinale ci mette sulla buona strada per comprendere di cosa si tratta: interinale, infatti, significa “provvisorio” ed è proprio questo che avviene in simili agenzie, cioè si ricerca personale interessato (o costretto) a svolgere attività che hanno alla base la provvisorietà ma che – nei casi più fortunati – possono anche diventare definitive.
E per questo strutture non merita continuare: si tratta in soldoni, di agenzie che mettono in contatto lavoratori disoccupati con aziende alla ricerca di personale e questo incontro può anche durare un lasso di tempo limitato nel tempo, cioè essere “provvisorio”.
Della seconda realtà – Agenzia di somministrazione lavoro – il titolo dice già tutto quello che c’è da dire; a parte l’agghiacciante realtà che il lavoro, personificato in un essere umano, possa essere “somministrato” come si può fare con il caffè o con un piatto di spaghetti, mi lascia pensoso e, se permettete, anche un po’ schifato, perché anche in questo caso vedo che il lavoro – lungi dall’essere al centro della filiera produttiva – viene relegato ai margini e diventa una mera merce, come un cacciavite, un martello, strumenti che mi consentono di compiere una certa azione e di costruire alcune cose: e l’uomo? L’uomo s’arrangi e si immoli alla globalizzazione , quell’infame ricetta economica che ormai impera sovrana in tutto il mondo e che non ha alcuna regola; anzi, una ce l’ha ed è quella di massimizzare il profitto a qualunque costo, ed è quello che i più spregevoli individui stanno già facendo alacremente.