giovedì, aprile 19, 2007
UNO STRANO MODO DI RAGIONARE
I politici hanno uno strano modo di ragionare, specie quando assurgono a scranni prestigiosi e quindi si sentono “unti del Signore”, direi quasi intoccabili da tutto e da tutti.
In questi ultimi giorni abbiamo avuto alcuni esempi di questo assunto e vorrei ragionarne con voi: il primo è del Presidente Prodi che, in piena polemica per la decapitazione dell’interprete di Mastrogiacomo, ha avuto questa infelice – almeno per me – dichiarazione: “A guidare la mia azione è bastato il primo appello del giornalista di Repubblica; ho capito che c’era un problema di angoscia ed era mio dovere assoluto salvargli la vita; anche se ci fosse stata una norma che vietava di trattare avrei trattato lo stesso”.
In questa frase ci sono – a mio modesto avviso – due cose che non vanno: la prima è che il Presidente del Consiglio non può ammettere pubblicamente che in questo caso specifico sarebbe stato disposto anche a “contravvenire” alle leggi vigenti, leggi che è chiamato dalla Costituzione a far rispettare o, se del caso, a modificare attraverso i modi parlamentari usuali.
Se uno invece afferma – con la sicumera tipica dei “timidi” – che se ne sarebbe fregato della legge, pur di rispondere all’appello “angosciante” del giornalista, incappa in una seconda malefatta, mostrando di avere il proprio udito che “ode” soltanto quello che vuole udire: tante sono infatti le grida “angosciate” che si levano alte dal paese e che né l’esimio Romano né altri autorevoli membri della politica mostrano di udire e, soprattutto, di cercare di risolvere; invece, guarda caso, per Mastrogiacomo l’udito di Prodi e di altri membri del Governo ha funzionato a meraviglia e ha talmente inciso nella spiritualità di questi signori che li avrebbe addirittura indotti a violare la legge se ce ne fosse stato bisogno: dalle mie parti si dice “gatta ci cova!”
Il secondo strano modo di ragionare che vi sottopongo è opera di “baffino” D’Alema ed ha avuto luogo in Parlamento in occasione del dibattito sull’Afganistan: nel suo intervento Fini aveva avuto l’ardire di riportare una notizia di stampa – trita e ritrita, data da tutti i giornali – nella quale, in forma virgolettata, il premier afgano, Karzai, affermava di avere subito una sorta di “ricatto” dal nostro Presidente che lo avrebbe indotto a liberare i cinque terroristi dalle carceri; il “ricatto” sarebbe consistito – sempre a detta di Karzai – in questo ragionamento: “se Mastrogiacomo muore, l’estrema sinistra al governo avrebbe votato per il rientro immediato delle truppe e quindi non ci sarebbe stato nient’altro da fare che allinearsi”.
Nella normale dialettica, il nostro Ministro degli Esteri – o meglio, addirittura il Presidente del Consiglio – avrebbe risposto con paroline pepate a Karzai, invitandolo anzitutto a non rivelare cose riservate e, nel caso che queste affermazioni non ci fossero state, a non inventare cose che non sono mai esistite.
Invece, cosa ti combina il buon “baffino”? Prende ad inveire contro Fini, ricordandogli che non poteva affermare cose che non esistevano, ecc. ecc., ed a nulla è valso il timido tentativo di Fini di replicare che le sue parole non erano nient’altro che quanto dichiarato da Karzai alla stampa internazionale.
E se volete divertirvi, provate a controllare come hanno trattato la cosa i maggiori quotidiani, i quali avevano pubblicato le dichiarazioni del premier afgano: se avrete l’occhio vispo potrete rendervi conto delle varie posizioni che i “giornali indipendenti” assumono nella contesa politica.