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domenica, aprile 22, 2007

STANNO RIFACENDO LA D.C. 

Si stanno concludendo i congressi nazionali dei due partiti (D.S. e Margherita) che daranno vita – tra circa un anno – ad una nuova formazione politica: il P.D., acronimo di “Partito Democratico”.

Ciascuno delle due formazioni politiche – entrambe al governo – hanno perduto qualche pezzo, più o meno rilevante, ma si presentano al congresso del prossimo anno con la ferma idea di dar vita a questo nuovo partito.

Voi mi conoscete, sono un po’ “strano” e perciò, anche questa volta, mi pongo delle domande che – almeno in apparenza – altri commentatori non si sono posti; la prima di queste è “ma dove vogliono arrivare?” e ho già risposto con il titolo di questo post: a rifare la vecchia D.C.; so che qualcuno di voi mi darà del matto, ma prima di farlo vorrei che seguisse questo mio ragionamento.

Anzitutto, dalla parte dei D.S. abbiamo un partito che di “sinistra” ha ormai ben poco, oserei dire che la corrente “di base” della D.C. era più sinistrorsa di loro; ricordate Donat-Cattin, il primo Ministro del Lavoro che faceva il mestiere del sindacalista dal governo, affermando le sue idee di uguaglianza e giustizia sociale?

E quindi, i soli D.S, rappresenterebbero il ruolo della “sinistra”, sia pure con i limiti che tutti conosciamo: ma D’Alema è di sinistra??

Il centro lo affidiamo agli ulivisti di Bordon e Parisi, mentre a destra collochiamo i D.L., ben rappresentati dalla Binetti e da Rosy Bindi (integraliste cattoliche).

Ed ecco rifatte le famose correnti della “balena bianca” (così venne chiamata la vecchia D.C.) che riuscivano a convivere in virtù di una scientifica ripartizione del potere; adesso non ci vuole poi molto a ripetere questa operazione, sempre con la barra indirizzata verso il potere (posti di governo e sottogoverno).

Questi primi “soci fondatori” del Partito Democratico, sperano di attrarre altre componenti, sia di centro che di destra (mon di sinistra); in particolare guardano a Casini che, se perdura la leadership di Berlusconi nella C.d.L., sarebbe un logico candidato al traghettamento; rivolgono poi un invito formale a Follini, transfuga dall’UDC.

Ma poi ci sono anche tentativi di lusinghe verso la Lega, attratta dal federalismo che fa parte del programma del nuovo partito; resterebbe Forza Italia, ma qui la situazione si complica perché Berlusconi può essere superato solo se decide di andarsene per raggiunti limiti di età, oppure se qualche P.M. riesce a cacciarlo in galera (anche Garzon, il Di Pietro spagnolo, che lo ha inseguito per cinque anni, ha visto vanificato il suo lavoro dalla completa assoluzione dei giudici).

È chiaro che senza la figura ingombrante di Berlusconi gli scenari potrebbero cambiare totalmente, ma al momento questa situazione non è ipotizzabile.

Voglio chiudere con un breve aneddoto: mi trovavo, dopo la svolta della Bolognina, a parlare con un comunista, in quel momento Sindaco di un grosso Paese della Toscana e adesso Assessore Regionale e, a proposito di una certa situazione di carattere operaistico, gli venne spontaneo dire: “in questo caso ci vorrebbe proprio un bel partito comunista”, soggiungendo subito dopo, quasi tra se: “ma c’era, perché l’abbiamo distrutto?”.

E quindi mi chiedo, dopo tutti questi anni, siamo proprio certi che non ci sia più bisogno del P.C.I. e che sia un bene che tutte le istanze sociali vengano gestite da Caruso e compagni oppure annacquate da quella “marmellata” del P.D. che è certo più vicina al banchiere Bazoli che ad un qualsiasi operaio della FIAT?

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