mercoledì, aprile 11, 2007
I SEGRETI DI PULCINELLA
Nel frasario comune sono quei segreti che vengono fuori, prima o poi, anzi più facile prima che poi e che, nel momento della verità, producono dei grandi casini: ecco, di questi segreti ne sono capitati un paio in questi ultimi giorni, assai dissimili l’uno dall’altro, ma che mi hanno entrambi colpito assai.
Il primo è accaduto a Firenze ed ha preso le mosse da una serie di denunce che alcuni parrocchiani hanno rivolto verso uno strano tipo di parroco, accusandolo di prevaricazioni ma anche si soperchierie di carattere sessuale nei confronti di bambini e bambine.
I fatti risalgono alla seconda metà degli anni ’70 e parlarne adesso è soltanto fare uso scandalistico della vicenda perché eventuali reati sono ormai caduti in prescrizione e il parroco in questione – rimosso un paio di anni fa – ha ormai superato gli ottanta anni di età.
L’evento però diventa pruriginoso perché uno dei ragazzi che frequentavano la parrocchia in quegli anni è diventato addirittura vescovo e quindi il gossip è assicurato: ma dobbiamo chiederci il perché di tale situazione; ebbene, la risposta è sempre la stessa e cioè la “mania” della Chiesa di insabbiare ogni scandalo, ogni vicenda che nasconda del torbido, porta inevitabilmente a favorire coloro che detengono una sorta di bomba ad orologeria e che possono svelare il mistero accusando di tentato insabbiamento tutte le autorità ecclesiastiche che non hanno saputo (o voluto) scoperchiare il nido di vipere che si era annidato in quella strana parrocchia, dove si assisteva a tentativi per riformare
Cosa ci sarebbe voluto a chiamare i Carabinieri alle prime avvisaglie di reato? Ed invece si è preferito far trascorrere tutti questi anni senza muovere foglia, anzi, insabbiando le rare voci che uscivano allo scoperto per chiedere giustizia (a proposito, perché queste voci impersonate da signori e signore adesso cinquantenni sono uscite con così tanti anni di ritardo?).
Il secondo evento che sta montando sempre più nella nostra politica fatta di piccolo cabotaggio, è il sequestro del giornalista Mastrogiacomo e qui i segreti sono addirittura un paio: il primo è l’accordo che il nostro governo ha stabilito con il governo afgano per lo scambio dei prigionieri, cioè se l’interprete Adjmal era abbinato alla liberazione del nostro giornalista oppure se le trattative sono state svolte solo per Mastrogiacomo, riservandosi, magari, di fare l’altro accordo in un secondo tempo.
Ma il segreto più segreto dell’intera vicenda nasce dall’inizio e cioè da come e dal perchè è stato organizzato l’arrivo del giornalista di Repubblica in Afganistan e quale era il motivo specifico: i nostri media sono abbastanza reticenti al riguardo, ma la stampa straniera comincia a rivelare che Mastrogiacomo è andato in Afganistan perché gli era stato promesso di portarlo ad intervistare addirittura Dadullah, cioè il capo dei telebani, il sanguinario tagliatore di teste.
Ed allora sorge spontanea la domanda: chi aveva promesso questa intervista che poi è sfociata nel sequestro? Alcune di queste voci cominciano a mormorare il nome di Emergency e, in particolare, del braccio destro di Gino Strada, quell’Hanefi al momento ancora detenuto dai servizi segreti afgani, i quali sospettano che sia stato proprio lui a far cadere Mastrogiacomo nel tranello che lo ha condotto al sequestro, salvo poi impegnarsi per la sua liberazione: sarà vero oppure sono tutte balle?