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giovedì, marzo 29, 2007

PAPARAZZI 

Il nostro è uno strano Paese che ha una caratteristica diversa da tutti gli altri: il vezzo di creare dei “mostri” ai quali imputare tutte le disgrazie che avvengono in quel momento; il capostipite di questa categoria lo possiamo identificare in Licio Gelli (ricorderete che tutto il malaffare dell’Italia era colpa sua); successivamente – sia pure in altro campo – il suo epigono venne trovato in Luciano Moggi, al quale furono imputate tutte le nefandezze del mondo del pallone, salvo poi assistere al cadere di quasi tutte le accuse, come neve al sole.

L’atteggiamento dell’italiano è di arrabbiarsi durante lo svolgimento della vicenda per quello che gli raccontano i mass-media, salvo poi a sgonfiarsi mano a mano che la storia degrada verso il tipico “punto morto” di scarso interesse giornalistico.

Adesso è la volta di Fabrizio Corona, il noto paparazzo, incarcerato a Potenza ed indagato da altre tre Procure; mi chiederete: quale è il reato? Ed io rispondo che, per esempio, la Procura di Roma lo vuole carcerare per la vicenda di Totti ripreso con l’attricetta Flavia Vento con la quale sembra avere avuto una storia e per le cui foto il fratello del calciatore avrebbe pagato dieci mila euro.

E di queste vicende sono piene le cronache dei giornaletti “rosa” e di quelli specializzati nei “gossip” che pagano il fotografo per il servizio realizzato; se non vuoi rifinire su queste riviste/spazzatura, non ti resta che metterti d’accordo con l’autore del servizio e pagarlo.

Poiché però tutto questo non m’intriga per niente, meglio è risalire alla parola “paparazzo” e parlare del film nel cui contesto è stata coniata: alludo ad uno dei più grandi capolavori della cinematografia italiana – “La dolce vita” del grande Federico Fellini – nel quale un fotografo che scorrazza per Via Veneto insieme al protagonista, il giornalista Marcello, interpretato da Marcello Mastroianni, viene appunto da quest’ultimo chiamato con il soprannome di “paparazzo”, parola che in seguito diventa sinonimo di fotografo che è sempre a caccia di scoop e cioè di situazioni scabrose o comunque particolari, da rivendere alle Agenzie o direttamente ai giornali.

Il giovane, a bordo di una sgusciante Vespa, è sempre vicino a Marcello nella sua ricerca delle sozzerie che accadono nella Città eterna e non lesina cattiveria, cinismo ed insensibilità; chi ha visto il film si ricorderà della sequenza nella quale arriva la moglie dell’uomo che ha sterminato la famiglia e lei, ancora ignara di tutto, viene assalita dai giornalisti e dal nostro fotografo che – di fatto la informano con la brutalità tipica dei mezzi d’informazione – della tragedia che è capitata ai figli ed al marito.

Adesso le cose “drammatiche” si riducono ad una scappatella con un’attricetta o – al massimo – con un transessuale; adesso abbiamo qualche foto rubata al calciatore famoso con la velina di turno (in alcuni casi sono tutti d’accordo), oppure qualche scatto da una barca nella quale si organizza una piccola orgia a base di coca.

Mi sembra che non ci siano paragoni e mi sembra che il reato del quale viene accusato l’attuale “paparazzo” sia quello di avere cercato di vendere alcune foto ai diretti interessati anziché alle riviste del settore; ed anche qui – scusate se vado controcorrente – non mi sembra che sia questo tutto il marcio che esiste in Italia: altre sono le situazioni da scandagliare e da mettere a nudo, ma lì forse è più difficile arrivarci anche per uno come il P.M. Woodcock che fa spendere alla Procura di Potenza 8 milioni di euro l’anno per le intercettazioni.


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