sabato, marzo 03, 2007
NOI, LA SALUTE E LA TV
Se ricordate, un po’ di tempo fa, citando le “istituzioni” nelle quali gli italiani credono, ai primi posti si stagliava nettamente la “sanità pubblica”; in una indagine ancora più recente promossa dall’ISTAT, questa fiducia è largamente confermata dalla maggioranza degli italiani che si ritengono “soddisfatti” e promuovono il medico di base a “figura di maggior fiducia”.
Tutto questo nonostante l’accanimento dei mezzi di comunicazione di massa che sembrano tesi a prendere di mira le strutture sanitarie per i veri o presunti disservizi che, a volte, provocano addirittura morte o invalidità per gli sfortunati pazienti: l’ultimo caso eclatante è quello degli organi trapiantati nonostante la donatrice fosse affetta dall’AIDS; il problema è che al solito si tratta di errori umani o di sistema, ma sempre di errori che – in altri campi ed altre circostanze - sarebbero riparabili, mentre nel campo della sanità provocano l’evento irreparabile, cioè la morte del paziente.
Ed ecco che arriviamo a parlare della sanità come la vedono gli autori di “serial” televisivi; il medico che cura i pazienti è sempre stato un personaggio amato dai telespettatori (uno dei primi, il Dottor Kildare fece faville), ma adesso che i gusti della gente si sono affinati, anche la struttura narrativa dei serial è stata costretta a subire delle varianti e ad introdurre alcuni elementi personali del protagonista che lo facciano elevare al di sopra degli altri non solo per la “bellezza”.
È il caso del Dr. House, titolo e protagonista di una fortunata serie di telefilm ambientati nel mondo degli ospedali; vediamo come è stato caratterizzato il personaggio centrale: è un medico in servizio presso un ospedale, non lo vediamo mai fare una visita privata a pagamento, ha un aspetto “non rilucente”, con una barba perennemente mal rasata e una camicia un po’ stazzonata aperta sul collo e priva della regolamentare cravatta; inoltre ha una caratteristica interessantissima: è zoppo e per camminare si aiuta con il bastone; badate bene che questa lieve carenza fisica non è lì per suscitare compassione dal pubblico, dato che House non ha nessun impedimento dalla sua menomazione che gli consente di fare tutto quello che fanno gli altri.
Vogliamo aggiungere poi la caratteristica principale? Coglie sempre nel segno quando emette una diagnosi, quasi sempre in contrasto con i colleghi e, in particolare, con una odiosa “collega/superiore” che dà invano ordini a destra e a manca, anche se poi il reparto si ispira alle parole del “sottoposto” Dr. House.
Cerchiamo adesso di schematizzare alcune caratteristiche del personaggio in funzione del gradimento del pubblico: anzitutto non è bello come Kildare, ma è in possesso di una bellezza diversa: ha dei begli occhi, penetranti, ma non è particolarmente votato a curare la propria immagine; come medico è esattamente quello che ognuno di noi sogna di incontrare nella malaugurata ipotesi di essere costretti a frequentare un ospedale, in quanto vediamo che l’obiettivo della sua vita è “il bene degli altri” e non la sua carriera e di conseguenza l’aumento dello stipendio: chiaramente il personaggio è di fantasia, ma noi utenti potenziali delle strutture sanitarie facciamo volentieri il transfer tra House e quello che invece abbiamo incontrato di recente, con la sua boria, la sua ricerca del successo finalizzato unicamente ai soldi, con la sua continua manifestazione di superiorità, insomma tutto l’opposto di House.
Ma nonostante l’assenza del nostro eroe, un terzo degli italiani assegna al SSN un voto tra il 7 e il 10, il 43% assegna la sufficienza e solo il 17% esprime insoddisfazione; pensate se ci fosse anche il mitico Dr. House!!