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domenica, marzo 25, 2007

CINQUANT'ANNI FA NASCEVA L'EUROPA 

Il 25 marzo 1957, in Campidoglio, sei Paesi usciti dalla guerra con le ossa rotte, decisero di dare vita al nucleo fondante che avrebbe dovvuto – nei loro intenti – costituire la futura Europa Unita.

Sono l’Italia e la Germania, entrambe nazioni che persero la guerrai, la Francia che sedette al tavolo dei vincitori solo per l’abilità di De Gaulle e i tre stati del Benelux (Olanda, Belgio e Lussemburgo); dobbiamo attendere ben sedici anni (1973) per vedere l’entrata nel club europeo della Gran Bretagna, cioè dell’unica vera vincitrice della guerra: vorrete riconoscere con me che questo inizio ha una anomalia di fondo che non riesce a scrollarsi neppure adesso.

Ed infatti, cinquanta anni dopo, non siamo ancora riusciti a darsi una Costituzione comune: la Francia e l’Olanda (entrambi Paesi fondatori) hanno clamorosamente detto “no” al referendum appositamente indetto; altri – tipo Irlanda e Portogallo – evitano di chiamare il popolo alle urne per paura (fondata) di una nuova bocciatura.

Intanto, a forza di nuove “entrate”, le Nazioni aderenti sono adesso 27, per effetto del recente arrivo di Romania e Bulgaria; e qui finisce la storia e si comincia a parlare dell’oggi, cioè di questa pletora di paesi che si affacciano all’Europa sperando di entrare nella “Bengodi”, fatta interamente di vantaggi, di premi, di sussidi e con nessun obbligo di comportarsi in un certo modo consono alle leggi dell’unione.

Se ci mettiamo a fare un bilancio di questi cinquant’anni, certamente la parte negativa supera di gran lunga quella positiva (almeno per i cittadini comuni); i “carrozzoni” stracolmi di burocrati strapagati che sono stati creati a Strasburgo ed a Bruxelles, appaiono agli occhi della gente come dei ricettacoli di mangia pane a tradimento, dove si stabilisce la lunghezza che deve avere il fagiolino e non si trova invece uno straccio di accordo per quanto riguarda i problemi veri, tipo quelli riguardanti l’energia oppure quelli del mondo del lavoro, tanto per fare soltanto un paio di esempi.

Forse le nazioni trainanti (Germania, Francia, Italia ed Inghilterra) hanno seguito troppo pedissequamente l’agenda degli impegni previsti, senza attendere una effettiva maturazione della gente: ne sono prova concreta sia l’adozione della moneta comune (l’euro), provvedimento a dir poco disastroso per intere classi sociali europee e, da ultimo, l’entrata delle due nazioni provenienti dall’ex cortina di ferro (Bulgaria e Romania).

C’era stato un accordo sostanziale tra tutte le nazioni più importanti, per effetto del quale i nuovi ingressi sarebbero avvenuti soltanto dopo l’avvento dei nuovi ordinamenti costituzionali; invece la scadenza del novembre 2006 prevista per la solenne adozione della “Costituzione” è clamorosamente andata deserta, mentre gli ingressi dei nuovi paesi non hanno conosciuto soste: forse un momento di pausa per riflettere e soprattutto per fare amare questa Europa agli europei, sarebbe stato bene accolto da tutti.

La Merkel, presidente di turno per i sei mesi canonici, sembra intenzionata a dotare l’Unione di un minimo di assetto istituzionale (quale?) e si dice anche che in Francia si attende l’esito della consultazione elettorale, poiché nel caso si affermasse Sarkozy, tutti conoscono il suo approccio minimalista ai problemi costituzionali dell’Europa.

Come si può vedere, i problemi sono tanti e nient’affatto in via di risoluzione perché – a mio giudizio – manca proprio lo spirito europeo che questi cinquant’anni non hanno forgiato a sufficienza, riuscendo solo a generare molti euro-scettici e addirittura qualche euro-contraro. Come me!!

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