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venerdì, febbraio 16, 2007

ZIBALDONE N.2/2007 

In questo secondo zibaldone del nuovo anno ho racchiuso due argomenti che mi hanno particolarmente colpito e che spero siano anche di vostro interesse.

IL PRIMO argomento si riferisce alla presentazione di un recente libro sulla Cina del dopo Mao e la citazione che mi ha colpita è questa: “certo che tra qualche anno anche loro si allineeranno ai nostri standard e allora…”,

Ma andiamo con ordine e vediamo come è scaturita la frase in questione: l’intervistatore ha detto all’autore del volume che appariva strano come in una Repubblica Comunista, con tanto di Comitato Centrale che ha in mano tutte le leve del potere, si sia potuta avere questo sviluppo economico così eccezionale; l’intervistato ha ribattuto che è proprio l’inquadramento di tutto il popolo – come avviene in pieno regime totalitario – che si è potuto verificare il boom che tutti conosciamo; basti pensare che in Cina esiste il Sindacato, uno solo, e che il suo scopo è quello di gestire tutti i lavoratori dell’immenso paese, dove – è bene ricordare – è proibito lo sciopero ed i contravventori vengono messi in galera.

A questo punto è arrivata la frase dell’inizio “certo che tra qualche anno….”, ma io vorrei andare un po’ oltre e tirare fuori un concetto che ho già avuto modo di esprimere altre volte e cioè: ma chi l’ha detto che saranno i cinesi ad adeguarsi al nostra standard di civiltà e di libertà individuali e non saremo invece noi a ritrovarsi con gli standard e le libertà dei cinesi, “imposti” da qualcuno in forza di una crescita economica del nostro paese che altrimenti resterebbe dietro gli altri e questo – in pieno regime di globalizzazione – non ce lo possiamo certo permettere.

Se ci pensate un attimo, vedrete che così facendo verrebbero distrutte tutte quelle cose che tanto stanno a noia a “coloro che detengono il potere”: in particolare le libertà individuali che nel mondo occidentale albergano da varie generazioni, ma nessuno sembra accorgersene, tanto appaiono naturali; certo che se ci imponessero dove abitare, oppure che tipo di famiglia mettere in campo, allora, forse…..

Il SECONDO argomento che potete trovare su tutti i quotidiani, è il gran chiasso che si sta facendo sull’ampliamento della base americana di Vicenza; i discorsi vanno dai massimi sistemi della cosiddetta “sinistra antagonista” (mai dare ospitalità a chi bombarda) a sottili disquisizioni di ambientalisti vicentini e nazionali (al soldo della stessa sinistra antagonista) laddove si paventa un carico eccessivo di prelievo dell’acqua dalle falde del sottosuolo della base.

Nessuno che si sia dato il pensiero di andare ad intervistare gli oltre 1000 impiegati civili della base che con gli sporchi dollari americani mantengono altrettante famiglie e che, con la negazione dell’ampliamento, verrebbero messi in mezzo ad una strada (gli americani hanno già detto che se non li vogliamo andranno da un’altra parte); mi chiedo e vi chiedo, c’è un cane di politico – locale o nazionale – che ha pensato a queste mille persone ed ha predisposto un piano alternativo per la loro collocazione?

Non vorrei che fossero utilizzati alla stregua degli handicappati che vengono appioppati alle aziende della zona in funzione proporzionale al numero dei dipendenti e che vengono trattati….beh, lasciamo perdere.

Sarebbe invece molto interessante sapere che cosa ne pensano questi 1000 vicentini, ma nessun giornale o televisione li intervista; forse hanno paura di rilasciare dichiarazioni?


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