<$BlogRSDUrl$>

martedì, febbraio 13, 2007

LIQUIDAZIONI D'ORO 

Il tormentone del momento riguarda la liquidazione che Giancarlo Cimoli, dimissionario o dimissionato Presidente di Alitalia, percepirà: sembra che la buonuscita del manager pubblico ammonti ad una cifra da stabilire compresa tra i 5 e gli otto milioni di euro, oltre ad una dichiarazione che gli verrà rilasciata e nella quale sarà messo al riparo da eventuali future azioni di responsabilità patrimoniale per lo sfacelo dei conti da lui amministrati: in soldini, al bravo presidente non si potrà mai contestare niente!

Ma facciamo un passo indietro ed andiamo a trovare il grande Cimoli ai vertici delle Ferrovie, dalle quali se ne è andato potendo vantare un aumento del disavanzo, una sempre più netta frizione tra dirigenza e personale e – quello che forse è più importante – una bocciatura della clientela per quanto attiene al funzionamento dell’azienda: per questo bel capolavoro al signor Presidente veniva concessa una sommetta a titolo di buonuscita pari a 6,7 milioni di euro.

Arrivato in Alitalia con il compito specifico di “salvare” la gloriosa compagnia di bandiera, si è accinto all’improbo lavoro forte di uno stipendio annuale di 2 milioni e 269 mila euro (circa 189 mila euro al mese) che nel 2006 – in pieno sfascio dell’azienda – veniva “ritoccato” con un aumento del 23% arrivando a quasi 2 milioni e 800 mila euro (circa 230 mila euro mensili) e facendo registrare il record tra i manager dell’aviazione europea.

Come “chicca”, sembra che quest’ultimo aumento derivi da una sorta di bonus assegnato al dirigente sulla scorta dei risultati conseguiti: da notare che il 2006 si è chiuso con un deficit di 380 milioni di euro e con una dichiarazione “storica” di Cimoli nella quale affermava che “l’unico modo per ripianare il debito era non far volare gli aerei”.

Su tutta questa situazione, alcuni deputati – appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione – hanno presentato un’interrogazione urgente al premier ed al Ministro dell’Economia, tenuto conto che anche la Procura di Roma ha chiesto la documentazione sulle prebende di Cimoli – dopo avere acquisito quella su Rai, Poste, Ferrovie, Enel e Anas – a fronte di una indagine che ha preso il nome suggestivo di “stipendi d’oro” e che vede coinvolti vari dirigenti di aziende a partecipazione statale; di quest’ultima indagine non ho la minima fiducia, in quanto c’è troppa commistione tra indagatori ed indagati e troppi interessi da salvaguardare; per quanto riguarda poi la politica, peggio ancora, visti gli stipendi che vi circolano e di cui parlerò in un prossimo post.

A lato di tutte queste iniziative, il legale di Cimoli ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che “non vi è alcun contratto che garantisca 8 milioni di euro in caso di recesso anticipato e non vi è alcuna trattativa tra Cimoli e il Ministero dell’Economia in relazione ad una qualsiasi buonuscita”.

Cosa si arguisce da tutto questo: che viene smentito “il contratto”, ma non la buonuscita, anche se per questa non sono in corso delle trattative, probabilmente perché non ce n’è bisogno, essendo già stato trattato tutto quello che c’era da trattare nel momento in cui Cimoli è stato “dimissionato” e sostituito da un nuovo alto burocrate che guadagnerà, grosso modo, quanto lui e combinerà, grosso modo, gli stessi malestri.

Trovate che sono pessimista??


This page is powered by Blogger. Isn't yours?