giovedì, febbraio 22, 2007
LA SITUAZIONE E' GRAVE MA NON SERIA
Già sul mio post del dopo Vicenza avevo ipotizzato che i nodi della politica estera potessero venire al pettine ed a risentirne sarebbe stata la fragile ossatura del governo Prodi; poi ci si è messa l’influenza che ha costretto a casa Scalfaro ed ha quindi fatto mancare il suo voto alla coalizione di centro sinistra; insomma il governo è stato battuto su una “sua” comunicazione – letta in modo spocchioso, ma sappiamo che il personaggio è questo – dal Ministro degli Esteri Massimo D’Alema; conseguenza: Prodi rassegna le dimissioni e Napoletano, costretto a rientrare precipitosamente da Bologna, inizia le fatidiche “consultazioni”.
E adesso torniamo al titolo del post (“La situazione è grave ma non è seria”), che richiama una celebre frase di Stajano, che vuole essere un modo per rappresentare in forma brillante le cose di questo mondo.
Prima del voto D’Alema si era sprecato ad affermare che “se il governo cade si va tutti a casa”, facendo intravedere lo spettro delle elezioni anticipate a meno di un anno dall’insediamento, ma il voto negativo – per colmo di paradosso – che ha affossato la relazione del Ministro, è venuto dai due senatori a vita Andreotti e Pininfarina, proprio da quelli che lo hanno salvato altre volte e che non possono essere “intimiditi” da nuove elezioni in quanto il loro scranno ce l’hanno e se lo tengono fino alla fine dei loro giorni.
Ma torniamo ancora al concetto della situazione grave ma non seria: sia chiaro che l’attuale configurazione del Senato, comporta che queste bocciature si possano verificare anche in seguito, così come sono avvenute già in passato (Decreto Bersani, Decreto sfratti, caso Telecom, votazione su Base USA di Vicenza), quindi un esecutivo dotato di un minimo di serietà avrebbe dovuto affrontare il problema alla radice già all’inizio della legislatura e non limitarsi a vivacchiare nell’aula di Palazzo Madama sperando nella buona salute degli ultra ottantenni Presidenti a vita.
Invece si è preferito fare finta di nulla, imbottire di antibiotici i preziosi vegliardi e tirare diritto, finché non c’è stato l’inciampone che ha poi avuto la sventura di compromettere un tipetto permaloso come D’Alema che, dopo la bocciatura della sua relazione, ha così commentato: “Dimettermi io? No, andiamo a casa tutti”.
Sia chiaro che non è facile trovare un antidoto a quanto accaduto ieri, perché anche la ventilata operazione “allargamento della coalizione” che potrebbe prevedere l’imbarco dell’U.D.C. di Casini, non è una manovra indolore, anche se adesso sembra che la sinistra antagonista (Rifondazione, PDCI e Verdi) accetti, sia pure senza grande entusiasmo, il nuovo compagno di viaggio.
Ovviamente l’operazione non può essere considerata “gratuita”, perché sarebbe folle pensare che Casini dia il suo appoggio al governo senza una precisa e consistente contropartita, sia in termini di potere che sotto l’aspetto della rendita politica che la mossa potrebbe significare per il suo partito.
Le altre due alternative sono, da una parte un governo “tecnico” retto da un personaggio istituzionale (Marini?) che abbia però l’incarico di fare alcune cose ben precise e per le quali sappia di avere una maggioranza parlamentare ed un tempo limitato (un paio di anni?); la seconda è andare ad elezioni anticipate entro sei mesi al massimo, ma credo che sia un volersi fare del male ad ogni costo.