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domenica, febbraio 04, 2007

CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NIENTE 

Il titolo di questo post è tratto da un celebre commento del “Gattopardo” tratto dall’omonimo libro di Tommasi di Lampedusa: è quello che anche questa volta, direi per l’ennesima volta, sta succedendo nelle vicende che abbinano il calcio alla violenza.

Adesso tutti a riempirsi la bocca di splendidi programmi da mettere in piedi per salvaguardare l’ordine pubblico negli stadi e nessuno che ricordi che una normativa esiste già, nonostante il parziale annacquamento delle forze politiche, ed è il Decreto Pisanu, che dall’agosto del 2005 – data della sua emanazione – non ha ancora trovato una sua completa applicazione.

Il problema di questo decreto è che la responsabilità, l’onere e l’onore dell’ordine pubblico negli stadi è di competenza – in grossa parte – delle società organizzatrici dell’evento calcistico, le quali – ad onor del vero – dovrebbero essere anche proprietarie dello stadio che ospita le partite della loro squadra.

Facciamo alcuni esempi, così ci capiamo meglio: secondo la normativa vigente, i biglietti dovrebbero essere TUTTI numerati ed abbinati ad un posto a sedere; il loro acquisto dovrebbe avvenire previa esibizione di documento di identità che – pertanto – diventerebbe un allegato al biglietto; gli steward delle società (uno ogni 500 spettatori sulle tribune ed uno ogni 4 metri a bordo campo) avrebbero il compito di controllare eventuali contraffazioni o passaggi dei biglietti a persone diverse dall’acquirente.

Passiamo poi alle fasi di videosorveglianza: è stata resa obbligatoria in tutti gli impianti con capienza superiore alle 10 mila persone e deve comprendere non solo l’intero incontro, ma anche l’ingresso e l’uscita degli spettatori; tale registrazione – eseguita con un numero di telecamere adeguato (tra le 15 e le 20 a seconda dell’impianto) - deve essere conservata a cura della società per un periodo di almeno 7 giorni.

Sapete quanti stadi sono al momento in regola? Soltanto 4 in tutta Italia (Roma, Milano, Torino e Genova, queste ultime tre non perfettamente), mentre tutti gli altri hanno chiesto ed ottenuto un rinvio all’applicazione delle norme e, nel frattempo hanno speso i soldi per i giocatori, buona parte dei quali provenienti dall’estero.

A questa situazione c’è da aggiungere che gli impianti sportivi sono quasi tutti di proprietà dei Comuni che non hanno certo i soldi per mettere in piedi questa normativa, anzi, cercano di utilizzare gli stadi in vari modi per ottimizzarne i costi (sembra che in quello di Catania dove sono avvenuti gli incidenti, ci sia addirittura un distaccamento comunale che non ha trovato posto in altri siti e quindi ospita impiegati e dirigenti che svolgono il loro lavoro nel sotto-tribune).

Se adesso, sull’onda dell’emozione per i fattacci accaduti a Catania, il Governo smantellerà tutto l’esistente (e non ancora entrato in vigore) sulla base del principio che “quello fatto dagli altri è sbagliato per assunto”, si ripartirà da capo e – soprattutto – le potentissime lobby calcistiche avranno ancora tempo per mettere in atto il loro attivismo; pensate che queste lobby – di carattere eminentemente politico ed economico – anche adesso sostengono che il Decreto Pisanu è troppo severo e che andava attenuato perchè svuotava gli stadi.

E, per concludere, si ricordi, chi di dovere, della “giustezza e certezza della pena”; il commissario ucciso, giorni fa è andato a testimoniare contro un “tifoso” accusato di vari reati contro il patrimonio e di aggressione verso alcuni Agenti: al termine dell’udienza l’accusato – dopo avere “patteggiato” pochi spiccioli di multa – ha lasciato l’aula non senza avere prima sbeffeggiato chi lo ha accusato.

Meditiamo, gente, meditiamo!!

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