sabato, gennaio 20, 2007
UNABOMBER
Vogliamo fare qualche commento sullo stato attuale della vicenda “unabomber”? Vogliamo, vogliamo!!
Anzitutto, ricordiamolo per i pochi che non rammentano – il termine “unabomber” è stato dato ad un individuo che in vari Supermercati del Veneto e per vari anni, ha manipolato alcune confezioni di prodotti di largo consumo, in modo che queste stesse scoppiassero una volta tentata la loro apertura: questo giochino ha procurato svariate mutilazione, alcune delle quali anche gravi.
Sembrava che le cose andassero abbastanza bene per gli inquirenti, in quanto un pezzetto di lamiera utilizzato dal “bombarolo” per costruire uno dei consegni esplosivi, poteva essere ricondotto alla forbice che lo aveva tagliato, utilizzando uno di quei sofisticati sistemi che vediamo nei telefilm di matrice americana.
Questo “identi-kit” delle forbici che avevano tagliato il lamierino, conduceva ad un ingegnere di Sacile, Pordenone, tale Elvo Zornitta, già sospettato per essere stato visto per due volte nel supermercato dove sono stati comprati prodotti manipolati da questo “unabomber”.
Sembrava tutto fatto, si attendeva la contestazione al sospettato, quando i periti di parte – nominati dagli avvocati di Zornitta – hanno fatto scoppiare una bomba molto più potente di quelle confezionate da “unabomber”: sembra che nella perizia si sia aggiunta una vera e propria patacca, cioè si sia aggiunto un “dentino” alle forbici dell’ingegnere per fare in modo che le stesse corrispondessero a quelle che avevano tagliato la lamiera incriminata.
Immaginatevi la figura dei magistrati inquirenti che da alcuni giorni stavano cantando vittoria – sia pure non ancora a gola spiegata – e pensavano di avere concluso l’indagine, mentre adesso ne hanno una nuova che vede imputato il capo dei perito nominati dal Tribunale, tale Zernar, indagato per avere costruito le prove di sana pianta, in modo da incastrare l’ingegnere.
E Zornitta – che aveva sempre proclamato la propria innocenza – può affermare a tutta voce il fatidico “avete visto!! Ve l’avevo detto che non ero io!!”; di questo Zornitta abbiamo una sola sequenza televisiva che viene utilizzata tutte le volte che si parla di lui e che lo riprende mentre apparecchia la tavola in un modesto salotto della casa dove vive con la madre; debbo dire la verità, l’ingegnere non mi sta molto simpatico – con la sola immagine ovviamente – in quanto sembra uno di quei figli mai cresciuti per l’incombente presenza di qualche genitore; abita ancora con la madre, non si è mai fatto una famiglia e non gli si conoscono scappatelle ne avventure più o meno serie.
Le caratteristiche somatiche del colpevole ce le avrebbe tutte, oltre ad una buona dose di “immagine antipatica”, ma non è così che si amministra giustizia: non c’è uno straccio di prova contro questo individuo e quindi – sino a prova contraria – non è lui “unabomber”.
Da notare che Zornitta, quando cominciarono a fare il suo nome, venne licenziato in tronco dal posto di lavoro che aveva: e adesso chi lo ripaga del male fattogli? Anche se verrà reintegrato, chi gli ridarà la serenità che tutta la vicenda gli ha tolto?
I signori magistrati dovrebbero pensarci bene a quanto sopra e non trincerarsi dietro il solito paravento dei giornali che hanno “costruito il mostro”, quando sappiamo benissimo che per fare questo ci vuole almeno la corresponsabilità degli inquirenti.