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mercoledì, gennaio 03, 2007

PARLIAMO DI EUROPA 

Con il primo dell’anno, altre due nazioni – Bulgaria e Romania – si sono aggiunte alle 25 che già formavano l’Unione Europea, portandola a 27 paesi, dei quali, però, soltanto 13 (meno del 50%) adottano l’euro; in totale siamo quasi mezzo miliardo di persone (per l’esattezza 489 milioni) e quindi non siamo pochi, ma nonostante le new entry che annualmente incrementano il vecchio continente, non riusciamo a far sentire la nostra voce, o meglio – come si dice a Roma – “nessuno ci fila”.

Come sanno bene i miei lettori più affezionati, io mi dichiaro “euro contrario” e quindi un passo avanti ai famosi “euro scettici”; non starò adesso a spiegare la mia posizione (se a qualcuno interessa può andarsi a ricercare qualche mio scritto), ma vorrei soltanto argomentare circa queste due nuove nazioni che sono state ammesse.

Tanto per cominciare, dopo la scarsa partecipazione all’Euro, abbiamo un'altra notiziola di un certo interesse: solo dieci paesi europei – compresa l’Italia - hanno concesso libera circolazione ai lavoratori bulgari e rumeni; gli altri – e sono la maggioranza – hanno introdotto misure restrittive tese ad evitare (secondo loro) una nuova invasione di mano d’opera a basso costo dai paesi dell’est.

Solo due commenti su queste misure: le invasioni ci sono già e non possono venire intercettate; seconda notazione, non c’è legge o norma che possa fermare qualcuno che desidera vivere meglio, anche a costo di enormi sacrifici personali; vorrei aggiungere che dovremmo essere lieti che questi signori vengano – nella stragrande maggioranza – nel nostro Paese per lavorare (le badanti rumene sono un esempio), dato che molti di noi, al loro posto, verrebbero con tutt’altre intenzioni, assai più violente e bellicose, cioè verrebbero a riprendersi quella fetta di torta che gli altri paesi si sono spartiti senza dare a loro neppure una briciola.

I due paesi invece hanno altri problemi da affrontare al loro interno: la Bulgaria ha alcuni dirigenti dell’apparato statale che sembra siano stati implicati con il precedente regime comunista, mentre la Romania ha una feroce lotta interna tra il Presidente della Repubblica Barescu e il premier Tariceanu, i quali sono giunti ad organizzare manifestazioni separate per i festeggiamenti con i dirigenti dell’Unione Europea.

Ma torniamo adesso a quel “nessuno ci fila” contenuto nel primo capoverso: sembra quasi un aspetto matematico per cui all’aumentare dei membri dell’Unione, diminuisce proporzionalmente l’efficacia politica del vecchio continente, senza parlare del distacco popolare che serpeggia in tutti gli stati membri.

Basta che il mondo abbia un determinato problema all’ordine del giorno e si avverte che l’Europa, o non apre bocca oppure se parla non viene ascoltata: nel primo caso (non parla) ciò avviene perché non si riesce a trovare una sorta di unanimità nell’affrontare la questione; nel secondo caso (nessuno l’ascolta) ciò è dovuto al fatto che i paesi teatro di crisi o di problemi strategici preferiscono trattare con i singoli stati anziché con l’incaricato europeo della politica estera: è il caso, per esempio, della crisi iraniana, dove il Presidente Ahmadinejad tratta con Francia e Russia che gli sono favorevoli, mentre snobba gli appelli di Germania e Inghilterra che gli sono contrari.

E comunque una recente indagine condotta dal Servizio Statistico dell’U.E., rileva che alla metà degli europei non piace l’Europa: come vedete sono in una compagnia numerosa!!


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