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mercoledì, gennaio 24, 2007

CONCERTARE O CONTRATTARE ? 

Ho trovato una curiosa dichiarazione di Cofferati – Sindaco di Bologna – impegnato in una furibonda polemica con la CGIL sull’aumento della sovrattassa IRPEF: “sull’Irpef, lo ripeto, non si tratta, si può discutere e valutare, perché concertare è un conto, contrattare un altro”.

Allora io – poiché quei due termini ricorrono spesso – mi sono andato a consultare il “Devoto-Oli” ed ecco il risultato: per CONCERTARE s’intende “fissare, definire di comune accordo i particolari relativi alla pratica attuazione”; per CONTRATTARE invece si ha “discutere sul prezzo e sulle altre condizioni di acquisto o di vendita”.

Fin qui è tutto chiaro, è il seguito che non mi torna e vi spiego i miei dubbi, le mie perplessità: siamo in presenza di una delibera comunale che fissa una certa aliquota come addizionale all’IRPEF; i sindacati la ritengono un balzello troppo gravoso per i lavoratori e vanno in Comune a protestare; trovano il Sindaco Cofferati che li invita a “concertare”, cioè definire i particolari attuativi, ma il quid, cioè l’aliquota non è in discussione e allora cosa si può concertare, forse la data di scadenza della tassa oppure le modalità di pagamento, insomma queste appendici alla decisione di fondo; altra cosa sarebbe stata la “contrattazione”, in quanto le cose sarebbero andate grosso modo così: facciamo l’ipotesi che Cofferati voglia portare la sovrattassa dallo 0.3 allo 0,6%. è chiaro che si sarebbe comportato così: avrebbe informato i sindacati, i cittadini, insomma tutti gli interessati che l’aumento della aliquota sarebbe ammontato allo 0,8%; a questo punto sarebbe scattata la “contrattazione” e quindi le controparti avrebbero avanzato delle controproposte, tipo aumentare dallo 0,3 allo 0,5%; chiaro che tra lo 0,5 proposto dalle associazioni e lo 0,8 del Comune si sarebbe potuta trovare una cosiddetta via di mezzo – diciamo allo 0,65% - e l’intesa sarebbe stata siglata, con buona pace di tutti e con la convinzione di sindacati, associazioni di categoria, ecc, che la contrattazione aveva funzionato a dovere e che si era potuta registrare l’ennesima vittoria del proletariato.

Ricordo una frase del più grande sindacalista che l’Italia abbia avuto, Di Vittorio, il quale diceva ai suoi giovani collaboratori che “il sindacato riesce sempre a ottenere dal padrone tutto quello che il padrone era già disposto a dare” ed aggiungeva “bravo è quel sindacalista che riesce a capire il punto massimo al quale il padrone è disponibile ad arrivare”.

E la concertazione? Anche questo termine viene usato in tutti i modi possibili dalle maggiori autorità – senza far nomi, il Presidente della Repubblica – per auspicare che le maggiori riforme vengano fatte dopo una “seria concertazione”: che vuol dire? Che durante la discussione non si deve ridere?

A parte gli scherzi, c’è un governo che ha il pallino in mano e c’è una opposizione che vuole strapparglielo; come si può pensare che – salvo casi di inciuci poco edificanti – si possa trovare un accordo nel quale poi ognuno direbbe che è stato lui a vincere e l’altro a perdere?

Le regole delle democrazia sono chiare: quando comando io si fa come dico io e intanto tu prepari la riscossa, mettendomi il bastone tra i piedi a tutto spiano; alle prossime elezioni vediamo cosa sei riuscito a combinare; se la gente ti sarà favorevole e sarà contraria a me, vorrà dire che tu avrai vinto e farai come vuoi, altrimenti si continuerà con me che faccio quello che voglio. È un ragionamento un po’ contorto? Forse, ma è così che gira la ruota della vita; e poi voi siete bravi e mi capirete senz’altro!! Comunque, meditiamo, gente, meditiamo!

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