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martedì, dicembre 19, 2006

FINE ANNO: PERIODO DI SONDAGGI 

Per la verità il fine anno è caratterizzato anche dalla Legge Finanziaria, ma visto che l’unico emendamento approvato pesa un chilo e mezzo e consta di un migliaio di pagine, ognuna delle quali contiene nuove norme, lasciamo perdere e aspettiamo di capirci di più; intanto sorbiamoci l’altra tradizione: i sondaggi di fine anno, eseguiti da quasi tutti gli Istituti demoscopici e pubblicati da vari giornali.
Da essi rileviamo una serie infinita di ovvietà, ma anche qualche buffa, o comunque interessante, notizia: cominciamo dalle realtà politiche e vediamo che il governo Prodi è sceso addirittura al 38%, nel gradimento degli intervistati, con la sola eccezione di D’Alema che è l’unico a viaggiare sopra al 60%.
I partiti sono addirittura in fondo alla graduatoria della fiducia degli italiani (11%) in compagnia di Banche, Assicurazioni e Parlamento, nessuna delle quali arriva al 20%.
A questi sondaggi, se ne aggiunge uno di provenienza straniera, nel quale il nostro Paese è collocato ai primi posti – insieme a quelli Balcanici – tra le nazioni a più alta corruzione e malavita; d’altro canto, in una apposita ricerca, neppure gli italiani credono in se stessi, perché soltanto il 50% degli intervistati – tutti italiani - “si fida di un italiano”.
Torniamo per un attimo a quel drammatico 11% che ha fiducia nella politica: chiaro che sia una lampadina che si accende – e non da ora – sul grado di allontanamento della gente dalla politica, frastornata com’è da una finanziaria che non capisce (non può capirla, perché ci sono anche vari deputati che non l’anno capita) sballottata a sinistra dalle vicende del nascente (sarà??) Partito Democratico ed a destra dall’alter ego Partito della Libertà (o come diavolo vorrà chiamarsi ammesso e non concesso che nasca), con Berlusconi che litiga con Casini e con quest’ultimo che litiga con gli altri leader della coalizione: tutte mosse che non suscitano entusiasmi, tutte operazioni che vengono viste da tutti come semplici mosse per accrescere il potere personale e che non c’entrano niente con il “bene comune”.
In questi tempi ci sono poi anche le rilevazioni-sondaggi, cioè quelle ricerche che, attraverso una serie di parametri, cercano di stabilire quale sia il posto ideale per vivere; ci sarebbe subito da eccepire che non viene indicato il destinatario di questa ricerca, perché mi sembra evidente che le esigenze di vita di un ventenne sono diverse da quelle di un trentenne e che queste ultime sono dissimili da quelle di un quarantenne e ancora di più da quelle di un sessantenne.
Comunque, per me che vivo in Toscana, il risultato è stato splendido, in quanto addirittura tre città si sono piazzate tra le prime dieci, con Siena che è al primo posto, Firenze all’ottavo e Grosseto al decimo; una notazione sui parametri: pensate che Firenze, pur ai primi posti della classifica generale, risulta al novantunesimo posto per quanto riguarda “i problemi della criminalità e dell’ordine pubblico” e in questa classifica parziale ha perduto in un anno ben 45 posizioni dall’anno precedente.Come al solito la maglia nera di questa rilevazione viene assegnata ad una città del Sud (quest’anno Catania), e sono proprio queste situazioni che mi fanno guardare all’insieme dell’iniziativa con un occhio scettico, perché ho avuto modo di vedere con i miei occhi, che in queste città che sono agli ultimi posti (oltre Catania abbiamo Taranto e Bari) la gente vive bene e con meno problemi – sotto certi aspetti – di quelli che abbiamo noi del centro-nord ed hanno, per di più, una qualità di vita nel tempo libero decisamente superiore alla nostra, perché sanno godersi la vita molto più di noi, assegnando a lavoro e carriera il posto che si meritano e non di più.

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