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sabato, novembre 04, 2006

COSA FACCIO STASERA ? 

Appena avrò messo on-line questo post, andrò in teatro dove si terrà la “prova generale” di una commedia che andrà in scena domani e della quale io sarò il regista (non è la prima esperienza, ma la seconda e quindi l’emozione è ancora fortissima).
Mi chiederete, ma a noi che ce ne frega di quello che farai stasera e domani; e avete ragione, però – a mia scusante – voglio dirvi che se non lo racconto a voi, come faccio a raccontarlo a qualche altro?
Dunque, cominciamo dall’inizio: anzitutto, immagino che una buona parte dei miei lettori ormai saprà che io provengo dal cinema e che faccio “letture” di film ormai da oltre 30 anni; e allora cosa c’entra il teatro, iniziato soltanto l’anno scorso?
Semplice, un gruppo di miei amici mi ha offerto di occuparmi della regia di una commedia – andata in scena sei mesi fa – e, evidentemente la compagnia (ma anche il pubblico) è rimasto contento di come ho condotto l’operazione.
Cosa ho cambiato, rispetto a prima; sostanzialmente due cose: la prima è l’uso “espressivo” delle luci di scena e la seconda l’”occupazione dello spazio scenico” da parte degli attori.
Cosa significano queste due cose? La prima (l’uso della luce) proviene direttamente dal cinema, nel quale all’interno di ciascuna inquadratura l’attribuzione dell’importanza dei vari personaggi avviene con due parametri, la luce e la messa a fuoco; poiché non potevo utilizzare la messa a fuoco per ovvie ragioni (è solo dell’immagine), mi sono tuffato a piene mani nell’utilizzazione della luce, eseguendo messe in luce del personaggio A che diventa protagonista di quel momento scenico fino al momento in cui il personaggio B arriva a ricevere la luce e ne prende il posto: quindi grande lavoro per il datore di luce, lavoro al quale non era abituato ma che ha affrontato con entusiasmo e buona volontà..
Il secondo accorgimento (l’occupazione dello spazio) discende anch’esso dalla ripresa cinematografica, in particolare da Fellini, il quale amava comporre ogni inquadratura come se fosse un quadro, riempiendo tutti gli spazi a disposizione, ma tenendo presente la particolarità che lo spettatore stabilisce il protagonista utilizzando un tipo di sguardo che parte dal centro della scena (o dell’immagine) e percorre il resto dell’immagine con dei grandi cerchi concentrici che vanno sempre più a strettirsi.
E adesso ho finito, adesso vi ho svelato le mie “grandi” innovazioni teatrali che ho potuto attuare in quanto si tratta di una compagnia dilettantesca – ad un certo livello, ma sempre dilettantesca – che mi ha consentito di mettere in scena queste novità.
Ma il dubbio che mi sta sorgendo adesso è il seguente: primo, se avessi detto subito che si trattava di dilettanti avreste continuato nella lettura; secondo, ma ci sarà stato qualcuno tra voi che ha trovato qualche spunto di interesse in questo post?
Mah, speriamo in bene!! Comunque fatemi gli auguri, con il tipico motto che si usa in teatro, “in culo alla balena”!!

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