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lunedì, ottobre 23, 2006

TEOCON, LA NOVITA' CRISTIANA 

Anzitutto facciamo un po’ d’ordine in questo neologismo e cerchiamo di capirne il significato: dunque il termine “teocom” discende direttamente dall’altro neologismo di origine anglosassone, in particolare statunitense, che recita “neocon”, cioè neo conservatori.
Con esso, comunque, ci si riferisce ad appartenenti a branche del mondo cristiano che sono schierati su posizioni considerate conservatrici o che uniscono un’ideologia politicamente conservatrice con la difesa di alcuni temi sociali a forte impronta religiosa, ma di una religiosità che il secolarismo oggi imperante non si perita di condannare come viete manifestazioni di retrogrado clericalismo.
Tra i movimenti schierati in questo ambito culturale di riferimento, possiamo citare “Opus Dei”, “Comunione e Liberazione” e “Legionari di Cristo”; questi movimenti – insieme ad alcuni intellettuali e politici, dei quali cito solo l’ex Presidente del Senato Pera – sostengono la necessità di una riaffermazione dei valori cristiani come fondamento dell’Occidente, specie adesso che siamo in una fase di forte espansione dell’Islam.
Da notare che queste personalità, a differenza dei suddetti movimenti, non nascondono di essere personalmente su posizioni agnostiche rispetto alla problematica religiosa e per descrivere questa apparente contraddizione è stata coniata anche l’espressione “atei devoti”: un vero e proprio ossimoro.
Questi personaggi della cultura e della politica stanno ricevendo attenzioni differenti nel campo delle massime sfere cattoliche: il Papa li considera interlocutori e alleati nella difesa della civiltà cristiana (ricordate le polemiche sulle nostre “radici”?), mentre il Cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, la pensa diversamente e non manca di prenderne le distanze.
Anche nel nostro asfittico campo intellettuale, si sprecano le prese di posizione dei nostri “guru” dell’intellighenzia, specie dopo che al Convegno Ecclesiale di Verona, i partecipanti hanno fischiato Prodi e applaudito Berlusconi; ed a lanciare l’allarme è il grande Eugenio Scalari che, nella sua “omelia” domenicale sulle pagine di “Repubblica”, dopo essersi dichiarato “ateo ma non devoto”, dichiara di temere il sorgere di un nuovo cattolicesimo politico il quale, peraltro, sarebbe di difficile collocazione geografica (a destra, a sinistra o al centro?).
Sono certo che nessuno ha intenzione di muovere guerra all’Islam (specie ora che non c’è più la Fallaci) perché la sconfitta sarebbe certa e indiscutibile: ma come, contro una teocrazia monolitica come è quella islamica si vuole andare divisi allo stesso modo di come lo siamo noi in Italia quando si tratta di una qualsiasi cosa?
Il Papa dal canto suo – a mio modo di vedere – guarda con occhio benigno anche i mussulmani in quanto incarnano l’antidoto verso il secolarismo ed il relativismo oggi imperante in Occidente; e poco male se l’Islam ogni tanto si macchia di delitti efferati, il cristianesimo ha fatto altrettanto non molti secoli fa; quello però che convince nell’atteggiamento islamico è la fede incrollabile nei confronti della divinità, cosa che per noi è ormai diventata merce assai rara.
Non voglio dire che Benedetto XVI invidi qualche imam di quelli che contano, ma insomma….

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