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sabato, ottobre 28, 2006

SCONTRO ALLA TOILETTE DI MONTECITORIO 

Il caso è nato alla toilette per le donne di Montecitorio, ma si è ben presto trasferito nell’aula del Parlamento, facendo scoppiare tra i deputati presenti una vera e propria bagarre.
Vediamo cosa è successo: la deputata di Forza Italia Elisabetta Gardini (un passato da show girl televisiva), si è recata nei bagni per le donne e si è ritrovata di fronte il signor Vladimiro Guadagno, vestito da donna e cioè da Vladimir Luxuria, tale essendo il suo nome da transgender (tenete a mente questo nome perché alla fine di questo scritto ritornerà).
La Gardini è tornata in aula ed ha cominciato a starnazzare che nel bagno riservato alle donne ci aveva trovato un uomo; Luxuria a ribattere che non era vero, in quanto lei/lui non era uomo; il punto però è che Luxuria è anagraficamente “uomo” in quanto l’anagrafe del suo paese di nascita non conosce ancora il transgender.
Alcuni commenti: Bertinotti: “Mi spiace che se ne debba discutere; basterebbe solo fare ricorso ad una dote che ogni parlamentare dovrebbe avere, quella del rispetto della persona” (già, ma persona/femmina o persona/maschio oppure persona/transgender?)
E qui viene fuori un mio commento su questo stesso blog che feci all’atto dell’apertura dell’attuale Parlamento: “servirà un terzo bagno, per coloro che non sono né carne né pesce”: io usai un termine popolare e forse anche sempliciotto, ma molto chiaro.
E adesso facciamo un passo indietro – oppure avanti?? – e parliamo di “outing” (anche di questa parola parleremo in fondo al pezzo), che agli sprovveduti come me significa confessione o qualcosa del genere: questa volta a fare outing è stato Daniele Capezzone, segretario dei Radicali Italiani che ha ammesso di “avere avuto rapporti di amicizia, e oltre, con ragazzi e ragazze”.
In questo suo outing, Capezzone è andato ad allinearsi ad altri colleghi che avevano fatto outing prima di lui: alludo a Cecchi Paone, al ministro Pecoraro Scanio, al Presidente della Regione Puglia, Niki Vendola, oltre, naturalmente, al presidente dell’Arcigay e adesso parlamentare DS, Grillini.
Ma cosa c’è di strano in queste due notizie? Semplicemente questo: in nessuno dei due casi, i vari giornali che ho consultato riportano la traduzione dei due termini, dando così per scontato che gli stessi siano ormai entrati così tanto nel frasario comune da non necessitare di traduzione.
Ed invece – almeno per me – questa necessità esiste ed allora me le sono andate a cercare e, nel caso che anche tra miei lettori ci sia qualcuno con questa “ignoranza”, le riporto qui di seguito: transgender sta per “tutte quelle persone che non si sentono racchiuse dentro lo stereotipo di genere che normalmente viene identificato come maschile e femminile”.
Per quanto concerne l’altro termine (outing), si tratta di un verbo che identifica un’azione “che si può paragonare ad una moderna psicanalisi mediatica, un lettino virtuale, un modo per confessare – in pubblico ed in modo teatrale – le proprie inclinazioni sessuali”.
Ecco, ora è tutto molto più chiaro; ma mi chiedo: perché i giornali non ci forniscono queste spiegazioni?

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