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domenica, ottobre 08, 2006

PARLIAMO DI FANTAPOLITICA 

Nell’attuale situazione geo-politica, le zone di grande frizione sono più di una, anzi, si possono contare sulle dita di entrambe le mani, ma forse ci vogliono anche i piedi; su queste situazioni vorrei fare un discorso – cinico finché volete, ma realistico – in cui si cerca di considerare le risorse che ognuna delle parti in causa può mettere sulla bilancia della storia.
Prendiamo, per fare un esempio a caso, uno scenario come l’Iran, nel quale all’abbondanza del petrolio non si accompagna una lungimiranza dei governanti in modo da far vivere quel popolo un po’ meglio; ed ecco che quei teocrati inventano il problema dell’energia nucleare per tenere la gente lontana dai problemi reali del paese.
D’altro canto, tutti i paesi europei sono dipendenti dal petrolio iraniano per la loro economia e quindi, quando il premier iraniano, Ahmadinejad, minaccia di chiudere i rubinetti dell’oro nero in caso di sanzioni dell’O.N.U., tutti si sbracciano a dire che “bisogna continuare la trattativa” (già scaduta dal 31.8), oppure che “con le sanzioni non si va da nessuna parte”, ed altre amenità del genere, con le quali si evita di affrontare il problema della sostanza e cioè se l’Iran possa o meno dotarsi di energia nucleare (per scopi pacifici a loro dire) oppure se deve esserci una sorta di “entità suprema (forse l’America??) che dovrebbe dare le pagelle di validità dei singoli paesi e soltanto in base a questo riconoscimento – ovviamente positivo – il richiedente possa intraprendere la strada del nucleare.
Analoga situazione – più o meno pericolosa – si sta svolgendo in altri paesi mediorientali e, alla “intransigenza” degli Stati Uniti corrisponde una “flessibilità” dell’Europa e dell’estremo Oriente.
Allora mi chiedo – e vi chiedo – come mai gli Stati Uniti mostrano così poco interesse per il petrolio iraniano, ed anzi per il petrolio in genere, perché non accettano ricatti neppure dal alcuni paesi confinanti, tipo il Messico e il Venezuela, grandi produttori dell’oro nero.
Oggi, forse credo di avere capito, almeno in parte, i motivi per cui l’America si comporta in questo modo: notizie di agenzia danno per certo che tra venti anni gli Stati Uniti saranno assolutamente indipendenti dal petrolio, in quanto tutta la loro economia e tutto il fabbisogno di energia farà capo alle decine di centrali atomiche che stanno nascendo come funghi su quel territorio.
Ecco, se le cose stanno effettivamente così, allora comincio a raccapezzarmi di più; la loro industria – vero autocrate del paese – può concedere al proprio governo di imbarcarsi in questi logoranti bracci di ferro con i paesi mediorientali e dell’america del sud, in quanto piano piano il paese si sta staccando dall’energia convenzionale per approdare a quella nucleare.
Se ci pensiamo bene, tutto questo ha una sua logica e contribuisce a mettere a posto varie tessere del puzzle mondiale riguardante i comportamenti dei popoli; ed anche i cinesi – che nel loro sterminato paese non hanno petrolio a sufficienza – sembra si stiano votando alla stessa causa del nucleare, onde staccarsi dalla insopportabile dipendenza petrolifera.
Dalle mie parti si dice: “chi vivrà vedrà”; speriamo di incontrarci tra questi venti anni e commentare insieme questa situazione. Arrivederci a quel momento!!

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