martedì, ottobre 10, 2006
E' RIPRESO L'ARRIVO DEI "REGALI"
Ricorderete sicuramente la vicenda della piccola Maria, la bambina bielurussa che i genitori italiani “ospitanti” si rifiutavano di rimandare in patria dopo aver saputo delle violenze subite dalla piccola nell’Istituto di Minsk; ricorderete anche la netta e decisa presa di posizione di una Associazione di famiglie in cerca di adozione che parteggiava chiaramente per i “padroni” della Bielorussia nella diatriba con i coniugi genovesi che detenevano Maria: la qual cosa era fatta non per sottili analisi giuridiche o psicologiche, ma semplicemente perché il paese baltico aveva minacciato di bloccare gli invii dei bambini in Italia se non gli veniva riconsegnata Maria.
Allegria!! I bambini bielorussi sono tornati ad allietare le fredde serate dei genitori affidatari e sono atterrati da un jet apposito all’aeroporto di Brescia; le famiglie in attesa del “pacco dono”, dopo avere stigmatizzato l’operato dei coniugi affidatari di Maria, si sono sottoposti alla firma di un documento che li impegna a restituire il bambino entro i canonici trenta giorni, pena pesantissime ritorsioni e, soprattutto, pena l’uscita dal “giro” delle coppie alle quali viene consegnato uno dei balocchi.
Queste “visite” dovrebbero preludere ad una adozione vera e propria, ma – specie con i paesi dell’Est – la situazione è ancora molto ingarbugliata e tantissime sono le domande bloccate dalle autorità straniere per motivi di carattere burocratico: solo in Bielorussia sono 600 le pratiche ferme da qualche anno.
È lecito chiedersi il motivo per cui questi bambini provengono in massima parte da paesi dell’ex blocco comunista; ebbene, è risaputo – ma è bene ricordarlo – che è un atteggiamento tipico dei dittatori quello di incentivare in ogni modo il proprio popolo a fare figli.
Possiamo fare due esempi, lontani tra loro ma assai simili nel concetto: Mussolini dava un premio a tutti coloro che mettevano al mondo dei figli e Ceausescu, il dittatore rumeno, aveva lanciato tra il suo popolo lo slogan che se non ce la fa la famiglia a mantenere i figli, ci avrebbe pensato lo Stato; e così la Romania si è ritrovata oltre 100.000 minori collocati in vari Istituti che adesso aspettano una loro collocazione.
Ma allora, perché questi paesi frappongono tanti ostacoli per l’adozione di questi bambini? Semplice, perché se i bambini diventano “regolarmente” dei figli della coppia “Rossi”, si perde tutto l’indotto della vicenda e viene a mancare il business che è alla base dell’operazione.
Cominciamo dall’Italia e chiediamoci il motivo per cui le Associazioni che curano le adozioni dalla Bielorussia e dagli altri Stati che hanno bloccato le pratiche, continuano a incassare dalle coppie italiani la quota associativa che va dai 3 ai 6 mila euro.
Se poi vogliamo andare a investigare anche sull’operato degli stati esteri, scopriamo subito che questi viaggi in cui il bambino viene mandato, almeno tre volte l’anno, per trenta giorni a casa della famiglia “Rossi”, vengono realizzati rigorosamente con aerei della Belavia (di proprietà del Presidente) a 800 euro a passeggero, ovviamente pagati dalla famiglia italiana destinataria.
Mi sembra che risulti chiaro che se tutto diventa facile e trasparente, si annullano tutta una serie di benefici che adesso arricchiscono varie persone, in Italia e nei Paesi esteri; diciamo quindi che l’obiettivo di tutti è tenere sui carboni ardenti il più possibile queste coppie che anelano un figlio, cercando di tirare più in lungo possibile, ma stando bene attenti a non rompere il cordone che lega insieme i bambini, le associazioni italiane e le relative famiglie associate, nonché le autorità dei paesi stranieri.
Allegria!! I bambini bielorussi sono tornati ad allietare le fredde serate dei genitori affidatari e sono atterrati da un jet apposito all’aeroporto di Brescia; le famiglie in attesa del “pacco dono”, dopo avere stigmatizzato l’operato dei coniugi affidatari di Maria, si sono sottoposti alla firma di un documento che li impegna a restituire il bambino entro i canonici trenta giorni, pena pesantissime ritorsioni e, soprattutto, pena l’uscita dal “giro” delle coppie alle quali viene consegnato uno dei balocchi.
Queste “visite” dovrebbero preludere ad una adozione vera e propria, ma – specie con i paesi dell’Est – la situazione è ancora molto ingarbugliata e tantissime sono le domande bloccate dalle autorità straniere per motivi di carattere burocratico: solo in Bielorussia sono 600 le pratiche ferme da qualche anno.
È lecito chiedersi il motivo per cui questi bambini provengono in massima parte da paesi dell’ex blocco comunista; ebbene, è risaputo – ma è bene ricordarlo – che è un atteggiamento tipico dei dittatori quello di incentivare in ogni modo il proprio popolo a fare figli.
Possiamo fare due esempi, lontani tra loro ma assai simili nel concetto: Mussolini dava un premio a tutti coloro che mettevano al mondo dei figli e Ceausescu, il dittatore rumeno, aveva lanciato tra il suo popolo lo slogan che se non ce la fa la famiglia a mantenere i figli, ci avrebbe pensato lo Stato; e così la Romania si è ritrovata oltre 100.000 minori collocati in vari Istituti che adesso aspettano una loro collocazione.
Ma allora, perché questi paesi frappongono tanti ostacoli per l’adozione di questi bambini? Semplice, perché se i bambini diventano “regolarmente” dei figli della coppia “Rossi”, si perde tutto l’indotto della vicenda e viene a mancare il business che è alla base dell’operazione.
Cominciamo dall’Italia e chiediamoci il motivo per cui le Associazioni che curano le adozioni dalla Bielorussia e dagli altri Stati che hanno bloccato le pratiche, continuano a incassare dalle coppie italiani la quota associativa che va dai 3 ai 6 mila euro.
Se poi vogliamo andare a investigare anche sull’operato degli stati esteri, scopriamo subito che questi viaggi in cui il bambino viene mandato, almeno tre volte l’anno, per trenta giorni a casa della famiglia “Rossi”, vengono realizzati rigorosamente con aerei della Belavia (di proprietà del Presidente) a 800 euro a passeggero, ovviamente pagati dalla famiglia italiana destinataria.
Mi sembra che risulti chiaro che se tutto diventa facile e trasparente, si annullano tutta una serie di benefici che adesso arricchiscono varie persone, in Italia e nei Paesi esteri; diciamo quindi che l’obiettivo di tutti è tenere sui carboni ardenti il più possibile queste coppie che anelano un figlio, cercando di tirare più in lungo possibile, ma stando bene attenti a non rompere il cordone che lega insieme i bambini, le associazioni italiane e le relative famiglie associate, nonché le autorità dei paesi stranieri.