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giovedì, settembre 14, 2006

SPIRITUALITA' FEMMINILE 

Non vi allarmate dal titolo di questo post; non intendo fare un trattato sulla psicologia
delle donne (come se poi fosse molto diversa da quella degli uomini!!), ma solo riportare il titolo di uno dei progetti di una regione del Centro Italia finiti nel mirino della Corte dei Conti e sottoposti a inchiesta: a proposito, mi dimenticavo di dire che per questo progetto sono stati spesi 100.000 euro; non conosco il nome del fortunato che ha incassato la cifra.
Questo mi serve perché, in un periodo nel quale lo Stato cerca di tagliare da tutte le parti e si risolve – come di consueto – a taglieggiare i soliti disperati (sanità, cioè malati, e pensioni, cioè persone che hanno lavorato una vita e non arrivano alla fine del mese), forse sarebbe il caso di affrontare il capitolo spesa in modo diverso, come del resto ho già avuto modo di dire in questi anni più di una volta.
Ci deve essere ben chiaro a tutti che il capitolo “consulenze” è l’anticamera dell’appropriazione indebita, in quanto sono nient’altro che delle prebende assegnate a famigli, sodali e amici di partito, quale ricompensa per il lavoro svolto per fare eleggere il candidato X e per far vincere il Partito Y.
E sia chiaro per tutti che questi progetti, tipo la spiritualità femminile oppure l’altro che voglio citare “le televendite sui network regionali” del costo di 40.000 euro, non rivestono alcun valore, né sotto il profilo culturale e neppure sul piano pratico dell’accesso a nuove conoscenze, tant’è vero che non se ne ha neppure notizia, se non in casi come questi di indagine della Corte dei Conti.
A latere di questa vicenda – definirla incresciosa è dire poco – ne esiste un’altra che gli fa il paio: una azienda municipalizzata che ha il bilancio disastrato dai debiti, aumenta i biglietti per l’utenza (del 20% non bruscolini) e, contemporaneamente “premia” cinque suoi dirigenti facendogli spartire un bottino di 120.000 euro, dopo che gli stessi hanno goduto durante l’anno di emolumenti pari a circa 100.000 euro cadauno.
Pensate che si sono risentiti anche gli enti locali che partecipano in qualità di soci a questa municipalizzata e questo è dire tutto; sapete come è stato risposto dalla Presidenza dell’Ente in questione? Semplice, che il contratto con i sullodati dirigenti prevede una parte fissa (e sono i 100.000 euro) ed un’altra legata ad un “premio”.
Ora, a casa mia, il premio viene dato quando si vince qualcosa oppure si raggiunge un qualsiasi obiettivo prefissato, insomma quando si combina qualcosa di buono. E quale sarebbe questo qualcosa di buono se l’Ente risulta disastrato sotto il profilo del bilancio, ricoperto di debiti e costretto ad aumentare il biglietto che i cittadini sono tenuti a pagare per usufruire del servizio e – dulcis in fundo – presentare ai sindacati un piano di ristrutturazione aziendale che prevede tagli del personale.
Non mi sembra che questi signori – dei quali non conosco neppure il nome – siano meritevoli di un qualsiasi premio, ma forse dopo l’esperienza disastrosa degli ultimi due o tre anni, di qualcosa che assomiglia più ad un calcio nel sedere.
Mi si obbietterà che queste spese (o sprechi) degli Enti locali poco influiscono sulla finanziaria che il Governo si accinge a mettere in cantiere, e invece invito tutti a riflettere sulla circostanza che il Ministro dell’Economia, nel momento stesso che ha ventilato dei tagli ai fondi per la periferia, si è visto subissato di critiche ed ha dovuto ripristinare la maggiorazione dell’aliquota IRPEF a favore di Comuni e Province, come a dire che non si può fare a meno neppure di un euro, perché sennò come facciamo a “premiare” i nostri dirigenti, oppure a conferire le consulenze sulla spiritualità di “qualcosa”?

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