venerdì, settembre 29, 2006
OLTRE I 70 MILA EURO
Al momento in cui scrivo queste note, sembra che la parte del leone della prossima finanziaria di risanamento la faccia l’IRPEF che, secondo indiscrezioni, verrebbe alzata per i reddito oltre i 70.000 (o 75, notizia dell’ultimissima ora) euro l’anno, ma anche per quello compresi tra i 40 e i 70 mila euro.
Le aliquote dovrebbero essere del 43% per i redditi da 70 o 75 mila euro e del 40 o 41% per quelli tra i 40 e i 70 mila euro: volete sapere chi appartiene alla prima categoria? Per il 70,3% sono dipendenti e pensionati (oltre 452.000 persone), per il 20,4% sono professionisti (oltre 130.000 persone), per l’8% sono imprenditori (poco più di 51.000 contribuenti) e solo l’1,3% sono agricoltori (la miseria di 7.633 contribuenti).
L’impostazione generale mi sta bene e mi sembra anche profondamente equa, quello invece che mi lascia perplessa è l’appartenenza a questa fascia delle varie categorie che ho sopra indicato: ma come, solo l’8% di imprenditori contro il 70,3% di dipendenti e pensionati? Oppure il 20,4% di professionisti?
Ecco, qui mi sembra che ci sia materia per riflettere sulla giustizia sociale che questo provvedimento vuole impersonificare; evidentemente siamo in presenza di dati IRPEF che sono falsati alla base in quanto provenienti da una serie di provvedimenti che consentono l’elusione fiscale a imprenditori e professionisti mentre non consente proprio niente a dipendenti e pensionati.
E badate bene che questa è “la madre di tutte le ingiustizie”: l’amministrazione statale sa che il dipendente ed il pensionato è l’unico soggetto fiscale a dover pagare per intero il suo debito con l’erario mentre gli altri hanno varie forme per “scantonare” ed allora cerca di colpire questi ultimi con provvedimenti di “imposte dirette” tipo la tassazione speciale per i possessori di SUV (sport utilità vehicle), partendo dalla presunzione che questi sono appannaggio di ricchi industriali o professionisti.
Ma così procedendo, si dà la stura ad un sacco di storture e di proteste: perché tassare colui che utilizza i suoi soldi per comprare il gippone e non si va invece a ricercare colui che acquista altri generi di lusso (gioielli, orologi di gran pregio, ecc)?
Poiché “la madre di tutte le ingiustizie” continua a ripetere che lo stato non riesce a determinare con una certa esattezza quanto guadagna “tizio” (imprenditore) oppure “caio” (professionista), allora si ricorre a questa forma di tassazione surrettizia che provoca altrettante ingiustizie perché consente ai più di nascondere non solo i redditi ma anche gli utilizzi.
Nelle prime denuncie dei redditi dei tempi della buonanima Vanoni, si doveva indicare l’auto posseduta e, sulla base della sua importanza, il fisco calcolava induttivamente il reddito dell’individuo: a quei tempi si gridò allo scandalo perché non si teneva conto di altri parametri di ricchezza, ed oggi ci stiamo ritornando sopra: complimenti per l’originalità.
Vi lascio per ultime altre due percentuali che, se ve le avessi citate prima, avrebbero sgonfiato tutto il resto; volete sapere quanti sono i “fortunati” che guadagnano oltre i 70 mila euro? Ebbene, sono l’1,59% della massa dei contribuenti; e quelli invece che guadagnano tra i 40 e i 70 mila euro? Sono il 3,42%.
E il resto dei contribuenti, pari al 94,99%, guadagna (o meglio dichiara di guadagnare) sotto i 40 mila euro e, da questa manovra non viene investita; forse è proprio lì che bisognava cercare, non vi pare??!!
Le aliquote dovrebbero essere del 43% per i redditi da 70 o 75 mila euro e del 40 o 41% per quelli tra i 40 e i 70 mila euro: volete sapere chi appartiene alla prima categoria? Per il 70,3% sono dipendenti e pensionati (oltre 452.000 persone), per il 20,4% sono professionisti (oltre 130.000 persone), per l’8% sono imprenditori (poco più di 51.000 contribuenti) e solo l’1,3% sono agricoltori (la miseria di 7.633 contribuenti).
L’impostazione generale mi sta bene e mi sembra anche profondamente equa, quello invece che mi lascia perplessa è l’appartenenza a questa fascia delle varie categorie che ho sopra indicato: ma come, solo l’8% di imprenditori contro il 70,3% di dipendenti e pensionati? Oppure il 20,4% di professionisti?
Ecco, qui mi sembra che ci sia materia per riflettere sulla giustizia sociale che questo provvedimento vuole impersonificare; evidentemente siamo in presenza di dati IRPEF che sono falsati alla base in quanto provenienti da una serie di provvedimenti che consentono l’elusione fiscale a imprenditori e professionisti mentre non consente proprio niente a dipendenti e pensionati.
E badate bene che questa è “la madre di tutte le ingiustizie”: l’amministrazione statale sa che il dipendente ed il pensionato è l’unico soggetto fiscale a dover pagare per intero il suo debito con l’erario mentre gli altri hanno varie forme per “scantonare” ed allora cerca di colpire questi ultimi con provvedimenti di “imposte dirette” tipo la tassazione speciale per i possessori di SUV (sport utilità vehicle), partendo dalla presunzione che questi sono appannaggio di ricchi industriali o professionisti.
Ma così procedendo, si dà la stura ad un sacco di storture e di proteste: perché tassare colui che utilizza i suoi soldi per comprare il gippone e non si va invece a ricercare colui che acquista altri generi di lusso (gioielli, orologi di gran pregio, ecc)?
Poiché “la madre di tutte le ingiustizie” continua a ripetere che lo stato non riesce a determinare con una certa esattezza quanto guadagna “tizio” (imprenditore) oppure “caio” (professionista), allora si ricorre a questa forma di tassazione surrettizia che provoca altrettante ingiustizie perché consente ai più di nascondere non solo i redditi ma anche gli utilizzi.
Nelle prime denuncie dei redditi dei tempi della buonanima Vanoni, si doveva indicare l’auto posseduta e, sulla base della sua importanza, il fisco calcolava induttivamente il reddito dell’individuo: a quei tempi si gridò allo scandalo perché non si teneva conto di altri parametri di ricchezza, ed oggi ci stiamo ritornando sopra: complimenti per l’originalità.
Vi lascio per ultime altre due percentuali che, se ve le avessi citate prima, avrebbero sgonfiato tutto il resto; volete sapere quanti sono i “fortunati” che guadagnano oltre i 70 mila euro? Ebbene, sono l’1,59% della massa dei contribuenti; e quelli invece che guadagnano tra i 40 e i 70 mila euro? Sono il 3,42%.
E il resto dei contribuenti, pari al 94,99%, guadagna (o meglio dichiara di guadagnare) sotto i 40 mila euro e, da questa manovra non viene investita; forse è proprio lì che bisognava cercare, non vi pare??!!