lunedì, settembre 25, 2006
LA BAMBINA BIELORUSSA
Anzitutto un riepilogo della vicenda, come si usa fare anche in campo cinematografico: sembra che sia invalso l’uso da parte della Bielorussia di inviare in “affido temporaneo” una serie di bambini e bambine che, in pratica vengono in Italia a fare le vacanza estive e vengono affidate a famiglie italiane che, al termine del soggiorno, devono riconsegnarle alle persone incaricate di inviarle nuovamente nella loro patria.
Una di queste famiglie riceve una bambina che – non sappiamo con quanta verità – afferma di essere stata sottoposta, nell’Istituto baltico di provenienza, a violenza da parte di maschietti più grandi di lei che avrebbero anche tentato (non sappiamo se ci sono riusciti) di usarle violenza.
Comprensibilmente la famiglia italiana rimane sconvolta da questo racconto e si rifiuta di riconsegnare la bambina alle autorità della Bielorussia per ricondurla in patria; interviene addirittura l’Ambasciatore in Italia che dapprima tenta una mediazione e successivamente cerca di imporre la propria volontà anche attraverso una formale denuncia alle autorità di polizia italiane che stanno accusando la coppia di “ratto di minore”; nessuna di queste mosse smuove la ferma volontà degli affidatari della bambina che, in un tentativo di mediazione, affermano di essere disposti a riconsegnare la bambina ma soltanto tra un anno, quando cioè avrà smaltito tutti i postumi della violenza; ovviamente le autorità della Bielorussia non accettano e si giunge quasi alla crisi diplomatica, perché l’Ambasciatore non vede un grande attivismo né da parte della Magistratura italiana e neppure da parte della Polizia e sospetta una connivenza tutta patriottica.
L’unica struttura italiana che si schiera decisamente dalla parte della Bielorussia e quindi contro la coppia italiana, è una associazione che si occupa di adozioni da effettuare nella Bielorussia e che con questa vicenda vede svanire la possibilità di continuare questa attività; arrivano a ingiungere alla coppia loro compatriota di restituire la bambina per non ostacolare il futuro “traffico” (sia detto senza malizia) di bambini con quel paese e di scusarsi (un po’ come il Papa!) per il comportamento scorretto.
Trovo molte difficoltà a dirimere la questione, specie perché tutto è tenuto in forma ovattata e ha toni poco chiari da entrambe le parti; difficile anche stabilire il grado di verità contenuto nelle affermazioni della bambina; estremamente difficile, per concludere, mettersi nei panni dei protagonisti e tirare fuori una “nostra verità”: certo che la coppia italiana agisce in questo modo e paga di persona, quindi ha senz’altro meriti più alti di coloro che si limitano a manifestare.
L’unica considerazione voglio farla a proposito dell’associazione che si è scagliata contro i propri compatrioti e gli ha ingiunto di restituire la bambina ai legittimi – starei per scrivere “proprietari” – destinatari, comportandosi in modo assolutamente egoistico e vedendo soltanto il proprio desiderio di ricevere il bambino dai bielorussi, così come si aspetta il cagnolino frutto di una canina di cui si conosce e si apprezza le origini.
Forse sbaglio, forse sono troppo duro su chi desidererebbe avere un figlio e non può, però mi viene così e con voi che siete i miei amici non posso che dire l’assoluta verità che mi sgorga dall’intelletto, la sciando a voi il giudicarmi.
Una di queste famiglie riceve una bambina che – non sappiamo con quanta verità – afferma di essere stata sottoposta, nell’Istituto baltico di provenienza, a violenza da parte di maschietti più grandi di lei che avrebbero anche tentato (non sappiamo se ci sono riusciti) di usarle violenza.
Comprensibilmente la famiglia italiana rimane sconvolta da questo racconto e si rifiuta di riconsegnare la bambina alle autorità della Bielorussia per ricondurla in patria; interviene addirittura l’Ambasciatore in Italia che dapprima tenta una mediazione e successivamente cerca di imporre la propria volontà anche attraverso una formale denuncia alle autorità di polizia italiane che stanno accusando la coppia di “ratto di minore”; nessuna di queste mosse smuove la ferma volontà degli affidatari della bambina che, in un tentativo di mediazione, affermano di essere disposti a riconsegnare la bambina ma soltanto tra un anno, quando cioè avrà smaltito tutti i postumi della violenza; ovviamente le autorità della Bielorussia non accettano e si giunge quasi alla crisi diplomatica, perché l’Ambasciatore non vede un grande attivismo né da parte della Magistratura italiana e neppure da parte della Polizia e sospetta una connivenza tutta patriottica.
L’unica struttura italiana che si schiera decisamente dalla parte della Bielorussia e quindi contro la coppia italiana, è una associazione che si occupa di adozioni da effettuare nella Bielorussia e che con questa vicenda vede svanire la possibilità di continuare questa attività; arrivano a ingiungere alla coppia loro compatriota di restituire la bambina per non ostacolare il futuro “traffico” (sia detto senza malizia) di bambini con quel paese e di scusarsi (un po’ come il Papa!) per il comportamento scorretto.
Trovo molte difficoltà a dirimere la questione, specie perché tutto è tenuto in forma ovattata e ha toni poco chiari da entrambe le parti; difficile anche stabilire il grado di verità contenuto nelle affermazioni della bambina; estremamente difficile, per concludere, mettersi nei panni dei protagonisti e tirare fuori una “nostra verità”: certo che la coppia italiana agisce in questo modo e paga di persona, quindi ha senz’altro meriti più alti di coloro che si limitano a manifestare.
L’unica considerazione voglio farla a proposito dell’associazione che si è scagliata contro i propri compatrioti e gli ha ingiunto di restituire la bambina ai legittimi – starei per scrivere “proprietari” – destinatari, comportandosi in modo assolutamente egoistico e vedendo soltanto il proprio desiderio di ricevere il bambino dai bielorussi, così come si aspetta il cagnolino frutto di una canina di cui si conosce e si apprezza le origini.
Forse sbaglio, forse sono troppo duro su chi desidererebbe avere un figlio e non può, però mi viene così e con voi che siete i miei amici non posso che dire l’assoluta verità che mi sgorga dall’intelletto, la sciando a voi il giudicarmi.