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domenica, agosto 20, 2006

DUE IMMAGINI INQUIETANTI 

Anziché le solite notizie di stampa, questa volta vorrei proporre ai miei lettori, due immagini che sono apparse con molta ridondanza sui nostri quotidiani e sui telegiornali di maggiore ascolto.
La prima, la più “celebre”, si riferisce al nostro Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ripreso mentre visita la zona meridionale di Beirut (quella più bombardata) a braccetto del suo omologo libanese, Fawzi Saloukh, e di un dirigente di hezbollak, la fazione islamica che ha causato l’inizio dei combattimenti con Israele e che continua a non voler riconoscere allo stesso Israele il “diritto all’esistenza”.
Nelle cancellerie occidentali, ma in particolare tra i partiti italiani, si è stigmatizzato che un Ministro degli Esteri andasse a braccetto con un dirigente terrorista, ma a tutte queste eccezioni, vorrei fornire la mia “versione”: anzitutto, quando D’Alema si è diretto verso la parte meridionale di Beirut (verosimilmente guidato dal Ministro degli Esteri libanese) e si è trovato a fianco l’alto esponente di hezbollak, cosa avrebbe potuto fare? Forse abbatterlo con una gomitata allo stomaco seguita da un uppercut al mento? Oppure chiedere platealmente che il signore si guardasse bene dal toccarlo?
C’è da notare che l’esponente hezbollak non è Bin Laden, cioè non è un terrorista che fugge per le montagne, ma un esponente di una fazione politica che per distruggere Israele ammette anche il terrorismo, ma questa stessa fazione è presente in alto numero nel Parlamento libanese, segno che sono stati in molti a votarla.
Secondo aspetto: se notate bene la foto e le riprese televisive, D’Alema tiene le braccia lungo il corpo e quindi in pratica scongiura un “a braccetto” come si deve, ma sembrerebbe più l’atteggiamento di un “condannato che viene condotto verso il patibolo” (lo so bene che così non è, ma mi limito a leggere l’immagine che mi viene proposta).
L’altra immagine che mi ha incuriosito (e un po’ inquietato) è quella che riprende l’uccisione – nel campo profughi di Jenin, tristemente celebre per i massacri israeliani – di un palestinese accusato di collaborazionismo con Israele; l’uomo (un giovane di appena 21 anni) è stato ucciso con una raffica di mitra, dopodiché la folla che circonda il luogo dell’esecuzione ha iniziato a prendere a pedate il corpo – ormai senza vita – del disgraziato giovane; in questa barbara attività si è distinto un giovane con una maglietta nera ed un paio di jeans, che si è accanito con pugni e calci nei confronti della povera salma, il tutto a volto scoperto.
Perché ho voluto precisare che era a volto scoperto? Ma perché tutta la scena, dall’esecuzione al linciaggio “post mortem” veniva ripresa da un nugolo di giovani che utilizzava i propri cellulari con la videocamera incorporata, aggeggi che dalle nostre parti si avvicinano e a volte superano i cinquecento euro.
E allora mi domando: ma come gli aiuti che copiosamente l’occidente invia ai palestinesi vengono utilizzati per acquistare l’oggetto che è il simbolo dell’occidente? E poi, ma come sono tutti vestiti bene coloro che assistono all’esecuzione, sembrano usciti da una palestra romana o parigina o londinese.
E allora continuo a chiedermi: ma gli aiuti umanitari dell’occidente come vengono utilizzati, forse per cellulari prestigiosi e per jeans e magliette griffate?

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