mercoledì, agosto 02, 2006
COSA INSEGNARE AI FIGLI
In questi ultimi tempo si sono sprecati i casi di abusi sessuali a carico di minori e di sessualità – sempre tra minori – messa in moto da giovani o giovanissimi (sia maschi che femmine); la reale portata del fenomeno non è facilmente riscontrabile in quanto i media hanno funzionato da cassa di risonanza e – stante le poche notizie da pubblicare, eccetto la tragedia del Medio Oriente – si sono buttati a corto morto su queste vicende facendole diventare tutte dei “casi”.
Gli adulti implicati in queste storiacce sono sempre gli stessi “maiali” e non si meritano neppure dei commenti; quello invece che mi lascia perplesso e mi induce ad approfondire – sia pure con i pochi mezzi che ho a disposizione – è l’attiva presenza di giovani e giovanissimi che si rendono parte attiva in queste forme di stupro.
Ed allora, mi corre l’obbligo di fare il canonico passo indietro: stiamo parlando di giovani che vengono allevati a pane (poco) e televisione (molta), che trovano per casa tutta una serie di giornaletti, letti dalla mamma, che inneggiano a due elementi considerati vincenti nell’odierna società: la gioventù ed il sesso.
Se volete, questi due elementi sono anche legati tra loro, in quanto lo slogan sottaciuto palesemente ma evidenziato in modo inconscio è il seguente: per l’UOMO è sinonimo di successo avere la donna molto più giovane con la quale fare sesso (l’archetipo di questa tematica è Briatore, vagheggiato da oltre il 20% dei ragazzi come simbolo di persona arrivata); per la DONNA il ragionamento si articola in quest’altro modo: se voglio avere successo devo approfittare della mia gioventù e fare sesso con un uomo il più potente possibile fino a quando potrò vantare questa mia giovinezza.
Se mi passate per buone queste considerazioni circa il lato femminile dell’umanità (per quello maschile non temo controlli, poiché è sicuramente così), abbiamo un forte ridimensionamento anche dei vari “stupri” commessi su “bambine di 16 anni”; bambine? Ma quali bambine, se è già diversi mesi che il loro atteggiamento è volutamente ispirato ad un continuo irretimento dell’altro sesso; con la differenza che nei loro coetanei trovano poco interesse perché i sedicenni maschi sono ancora intenti a giochi infantili; e allora? E allora ci si rivolge a giovanotti più maturi, ma anche più “pericolosi” perché più difficilmente controllabili.
Ma adesso torniamo al ruolo dei genitori e comunque di “insegnanti” nei confronti di questi giovani che vengono nutriti da questi stupidi stereotipi; anzitutto da ora in poi l’umanità occidentale che finora aveva promesso ai propri figli un benessere sempre maggiore del proprio non è più sicura di poter mantenere questa promessa: certo che potremo ancora regalare il cellulare al figlio che entra alle scuole medie, ma “il benessere”, quel certo tipo di progresso materiale che i nostri padri hanno assicurato a noi e noi ai nostri figli, non sono certo che sia una scommessa vincente in partenza.
Ed allora cosa ci costerebbe se invece del benessere materiale ci impegnassimo a fornire ai nostri successori un altro tipo di benessere, quello “morale” del quale hanno tanto bisogno e, a ben guardare alcune loro reazioni, anche tanta voglia di conoscere.
Ma per fare questo dovrebbe essere mobilitato un duplice esercito (insegnanti e genitori) con una formazione etica e morale che adesso non fa parte del loro patrimonio ma che potrebbero acquisire, se non altro per amore dei giovani.
È una scommessa, ma vale la pena tentarla, perché al di là di questo non c’è che il vuoto di questo ottuso materialismo.
Gli adulti implicati in queste storiacce sono sempre gli stessi “maiali” e non si meritano neppure dei commenti; quello invece che mi lascia perplesso e mi induce ad approfondire – sia pure con i pochi mezzi che ho a disposizione – è l’attiva presenza di giovani e giovanissimi che si rendono parte attiva in queste forme di stupro.
Ed allora, mi corre l’obbligo di fare il canonico passo indietro: stiamo parlando di giovani che vengono allevati a pane (poco) e televisione (molta), che trovano per casa tutta una serie di giornaletti, letti dalla mamma, che inneggiano a due elementi considerati vincenti nell’odierna società: la gioventù ed il sesso.
Se volete, questi due elementi sono anche legati tra loro, in quanto lo slogan sottaciuto palesemente ma evidenziato in modo inconscio è il seguente: per l’UOMO è sinonimo di successo avere la donna molto più giovane con la quale fare sesso (l’archetipo di questa tematica è Briatore, vagheggiato da oltre il 20% dei ragazzi come simbolo di persona arrivata); per la DONNA il ragionamento si articola in quest’altro modo: se voglio avere successo devo approfittare della mia gioventù e fare sesso con un uomo il più potente possibile fino a quando potrò vantare questa mia giovinezza.
Se mi passate per buone queste considerazioni circa il lato femminile dell’umanità (per quello maschile non temo controlli, poiché è sicuramente così), abbiamo un forte ridimensionamento anche dei vari “stupri” commessi su “bambine di 16 anni”; bambine? Ma quali bambine, se è già diversi mesi che il loro atteggiamento è volutamente ispirato ad un continuo irretimento dell’altro sesso; con la differenza che nei loro coetanei trovano poco interesse perché i sedicenni maschi sono ancora intenti a giochi infantili; e allora? E allora ci si rivolge a giovanotti più maturi, ma anche più “pericolosi” perché più difficilmente controllabili.
Ma adesso torniamo al ruolo dei genitori e comunque di “insegnanti” nei confronti di questi giovani che vengono nutriti da questi stupidi stereotipi; anzitutto da ora in poi l’umanità occidentale che finora aveva promesso ai propri figli un benessere sempre maggiore del proprio non è più sicura di poter mantenere questa promessa: certo che potremo ancora regalare il cellulare al figlio che entra alle scuole medie, ma “il benessere”, quel certo tipo di progresso materiale che i nostri padri hanno assicurato a noi e noi ai nostri figli, non sono certo che sia una scommessa vincente in partenza.
Ed allora cosa ci costerebbe se invece del benessere materiale ci impegnassimo a fornire ai nostri successori un altro tipo di benessere, quello “morale” del quale hanno tanto bisogno e, a ben guardare alcune loro reazioni, anche tanta voglia di conoscere.
Ma per fare questo dovrebbe essere mobilitato un duplice esercito (insegnanti e genitori) con una formazione etica e morale che adesso non fa parte del loro patrimonio ma che potrebbero acquisire, se non altro per amore dei giovani.
È una scommessa, ma vale la pena tentarla, perché al di là di questo non c’è che il vuoto di questo ottuso materialismo.