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domenica, luglio 02, 2006

MA QUANTE LIBERALIZZAZIONI 

Il nuovo Governo, insieme ad un mini provvedimento per ripianare almeno in parte il debito pubblico (O,1% del PIL), ha varato in Consiglio dei Ministri una raffica di decreti che hanno lo scopo di liberalizzare alcune materie da troppo tempo ingessate in una normativa vecchia e soprattutto corporativa; cioè, ha fatto quello che avrebbe dovuto fare il centro destra e che non ha fatto o per interessi di bottega o perché non glielo hanno permesso.
Mi va tutto bene, ma sono della scuola di Sciascia che soleva dire “gratta un po’ sull’ideologia e trovi subito la robba”, dove il termine roba viene scritto con due “b” in stile siciliano e dove la frase indica che ogni “idea” ha alla base un tornaconto personale; ed allora, anche se è prematuro ogni commento, almeno fino al momento dell’approvazione parlamentare, vediamo sommariamente qualcuno di questi decreti, scegliendoli tra i più eclatanti.
Il Decreto che ha dato adito a polemiche immediate è quello che “sembra” liberalizzare il mestiere di taxista in quanto autorizza il Comune a rilasciare altre licenze a coloro che già ne fruiscono; così come l’ho letto non mi appare affatto “rivoluzionario” per il settore, in quanto ha subito due paletti: il primo è che demanda al Comune la possibilità della concessione di altre licenze – infatti dice che “può” rilasciare e non “deve” – ed il secondo è che questa possibilità viene riservata a coloro che già sono titolari di licenza.
Quindi, se ho capito bene, ci dirigiamo verso un sistema ultra liberistico in pieno stile americano dove non esiste il “padroncino”, ma semplicemente “il padrone” che ha un certo numero di taxi e un corrispondente numero di autisti: quindi in pratica viene azzerato il valore della licenza che si tramanda da padre in figlio o viene venduta per fare cassa.
Ma facciamo una ipotesi: premettiamo che i taxisti sono tutti riuniti in una o più cooperative che si occupano dei servizi appendicolari tipo radio-taxi, manutenzione delle auto, eccetera; facciamo anche l’ipotesi che queste piccole cooperative confluiscano nella madre di tutte le cooperative – cioè nella Coop – ed ecco che si è andato formando un grosso centro di potere che, dopo avere espropriato tutti i singoli “padroncini”, diventa l’unico e grande “padroncione”; ne deriverà un bene per il consumatore del taxi, sia in termini di costi che in ordine al servizio, cioè di tempi di attesa? Mah, difficile dirlo!
Il secondo argomento che ha dato adito a svariate polemiche è la ventilata ipotesi di concedere la vendita di medicinali da banco (Aspirina, Voltaren, ecc.) nei supermercati, concedendo in cambio ai farmacisti la possibilità di essere titolare in più di una farmacia ed anche la possibilità di praticare sconti a volontà sui farmaci.
Anche qui si è buttato a mare la casta dei farmacisti (come si è fatto con quella dei taxista) beneficiando esplicitamente la grande distribuzione; la domanda che dobbiamo porci è questa: i supermercati saranno costretti a mettere un laureato in farmacia al banco dei farmaci oppure questi potranno essere presi liberamente dal cliente come avviene con la pasta e il burro?
Questo perché, nel primo caso si avrebbe un incremento occupazionale ma difficilmente il prezzo del farmaco potrebbe costare meno che nelle farmacie; nel secondo caso ci potrebbe essere un abbassamento del costo ma immagino le grida dei benpensanti all’idea dei medicinali che potrebbero essere ingurgitati da bambini o adulti.
Mi sono permesso di esaminare questi due provvedimenti, mentre per gli altri ne riparleremo a suo tempo: peraltro, non vorrei che questa normativa “finta-rivoluzionaria”, fosse tutta una operazione di facciate e che al consumatore non porti alcun beneficio.
Speriamo di no: voi che dite??

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