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lunedì, luglio 17, 2006

LEALTA' E PROBITA' SPORTIVA 

Con questa piccola ma roboante frase, ci sentiamo tutti degli autentici De Coubertin e – dopo esserci turati il naso – tiriamo avanti; mi riferisco, in modo particolare a quanto citato nel mio ultimo post a proposito della vicenda Zidane/Materazzi e, subito dopo alle sentenze della CAF a carico di squadre, dirigenti e arbitri del mondo del calcio.
Se torniamo, per un solo attimo a quanto già detto a proposito dello scontro, verbale prima e fisico subito dopo, tra i due giocatori, ci sentiamo rispondere da tutti, ma proprio tutti che durante una partita di calcio “è normale” offendersi, includendo in queste offese anche genitori, spose e familiari ai vari livelli e che non si deve reagire.
Ora io dico: sarà anche “consueto” (mi sembra un termine migliore che “normale”), ma non mi si venga a dire che rientra neri canoni di “lealtà e probità sportiva di cui sopra? E quindi, senza volere costruire livelli di responsabilità, sbaglia assai colui che reagisce ad una provocazione, ma non è “leale” neppure colui che provoca.
Questo sia chiaro per tutti e, soprattutto, vorrei aggiungere che, se posso accettare questo modo di argomentare da un tifoso sfegatato – dal Beppe della situazione – non lo posso certo tollerare quando a esplicitarlo è il fior fiore della classe giornalistica sportiva, la quale poi s’indigna se a fuoruscire da questo canone di lealtà è “l’amico” (almeno fino a un paio di mesi fa) Moggi; amico loro, sia ben chiaro.
Ed allora, passiamo adesso ad argomentare circa le sentenza della CAF su “calciopoli”: se qualcuno di voi ha avuto modo di leggere con una certa attenzione i vari dispositivi, avrà notato che sono tutti centrati sull’art. 1 dello Statuto Federale che impone a tutti i tesserati di “comportarsi con lealtà e probità sportiva in ogni loro attività”; ma i giocatori sono esclusi da questa incombenza oppure no?
E a proposito dello Statuto Federale, resta da vedere qualcosa a proposito di alcune stranezze che vi si trovano: le sentenze pronunciate dal Tribunale presieduto da Ruperto, possono (e lo saranno tutte) essere appellate presso la Corte Federale (presieduta da Sandulli) che confermerà o meno le sentenze entro pochissimi giorni dall’inizio del procedimento.
A questo punto scatta l’operazione “iscrizione alle coppe europee”, anche se esiste un altro organismo giuridico – la Camera di Conciliazione e Arbitrato (CCA) – che in pochissimi giorni fornisce un nuovo “parere” che, in teoria potrebbe anche essere completamente difforme da tutti i precedenti; questo organismo può essere adito solo da “squadre retrocesse” e/o da dirigenti o comunque tesserati condannati: per fare un esempio, nella attuale situazione, alla CCA possono ricorrere tutti (squadre e dirigenti) escluso il Milan, in quanto soltanto penalizzato e non retrocesso.
Le iscrizioni alle coppe ed ai campionato sono già avvenuti, ma adesso entra in azione la cosiddetta giustizia ordinaria e quindi siamo al TAR del Lazio, il quale ha come appello il Consiglio di Stato; da notare che per adire il TAR bisogna essere transitati dalla CCA e quindi, in pratica, al Milan viene inibito questo tipo di ricorso.
A margine di questa situazione giuridica ci sono i “tifosi” che stanno già agitandosi per le presunte ingiustizie subite: in effetti, se guardiamo le sentenze nel loro insieme, si vede che tutto questo bordello è stato messo in piedi da Moggi e Mazzini con l’ausilio di soli 2 (dico due) arbitri, in quanto tutti gli altri sono stati assolti: definirlo “strano” mi sembra un eufemismo.
Comunque, nelle manifestazioni dei tifosi comincia già ad esserci il “ferito grave”: è successo a Firenze dove è stato malmenato in modo orrendo il fotografo di un giornale; una sola richiesta: non cominciamo con la stessa solfa di sempre dicendo che coloro che fanno violenza non sono “tifosi”, ma delinquenti comuni, perché è come nascondersi dietro il fatidico dito. Diciamo invece che i tifosi si caricano l’un con l’altro di violenza e da questo ne deriva una sorta di manipolo becero e manesco; tutto il contrario è soltanto bugia.
Vorrei quindi concludere con una raccomandazione: ragazzi, la retrocessione della vostra squadra è senz’altro una cosa grave, ma ce ne sono tante, ma tante altre molto peggiori, quindi, meditiamo prima di agire!

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