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lunedì, luglio 03, 2006

DUE CHIACCHIERE SULLE INVESTIGAZIONI 

Mi ha fatto venire in mente l’oggetto di questo post la visione in TV di quello che in gergo televisivo viene chiamato uno “station break”, cioè quella specie di anteprima di un programma che andrà in onda tra qualche giorno.
Lo “station” in questione si riferiva ad una serie di TV-Movie realizzati sulla scorta dei libri di Agata Christie che immortalano il grande investigatore privato Hercule Poirot, di origine belga ma internazionale per la conoscenza del grande pubblico; ebbene, questa sorta di trailer aveva al suo interno una frase – tutta su immagini di Poirot che si muove intorno ad un delitto inspiegabile per tutti – la quale frase diceva pressappoco così: “ecco il grande investigatore che non usa intercettazioni né comparazioni con il D.N.A., non fa pedinare la gente e neppure ordina perizie calligrafiche, ma scopre tutto quello che c’è da scoprire soltanto con l’aiuto delle sue cellule grigie”.
Analogamente a Poirot, abbiamo altri celebri investigatori che si sono mossi usando soltanto il cervello: dal padre di tutti i detective, Sherlock Holmes, fino al Commissario Maigret, dal grandissimo e grossissimo Nero Wolfe, all’azzimato Ellery Queen, per citare solo i più celebri, ma potrei continuare e riempirei l’intera pagina di investigatori celebri.
Qualcuno mi potrà svegliare dal sogno ed avvertirmi che stiamo parlando di celebrità…sulla carta stampata e non nella realtà; lo so benissimo, ma non è letteratura favolistica, non è fantascienza, in ogni libro che narra le avventure del detective di turno, ci viene spiegato come agiscono le cellule grigie del nostro investigatore e non mi è mai capitato di leggere che uno dei sopra citati “eroi del giallo” abbia ricevuto una sorta di divinazione che lo ha condotto alla scoperta della verità.
E adesso veniamo al vero motivo di questo post: la comparazione con quello che avviene ai giorni nostri, dove le Polizie dei vari Paesi (quindi non solo Italia) si avvalgono di mezzi tecnologici efficientissimi, ma che hanno il grave difetto di non necessitare del cervello umano, cosicché i risultati – molte volte – non sono comprensibili alla gente.
Com’è che si muove la nostra classe investigativa: il primo posto, tra i mezzi usati, compete di diritto alla famosa e famigerata figura del “pentito”, quel personaggio che, per scaricare in parte (ma direi in buona parte) il proprio debito con la società, rivela a magistrati ed investigatori quello che è a sua conoscenza circa il mondo malavitoso da lui frequentato fino a pochi attimi prima.
Al secondo posto nella scala dei mezzi usati per scoprire il o i colpevoli, dobbiamo collocare indiscutibilmente le intercettazioni telefoniche (ed anche visive quando è possibile); come agiscono questi strumenti? È semplice, quando un magistrato viene a conoscenza di un reato che è stato commesso “forse” da una certa persona, mette sotto controllo i telefoni (fissi e mobili) dell’indiziato e – a raggiera – di amici e parenti fino al terzo grado e oltre, così da impiegare uno stuolo di agenti con il solo incarico di “sbobinare” (questo è il termine tecnico usato) le registrazioni delle telefonate intercettate e passarle al P.M, il quale ha il noiosissimo – ma lucrativo – compito di ascoltare centinaia e centinaia di ore di telefonate, le quali nella stragrande maggioranza sono assolutamente estranee all’indagine.
Poi tutto questo materiale viene “rimesso in qualche modo” ai giornali che ne fanno l’uso più spregiudicato possibile: a questo proposito, ho scoperto che esiste un solo quotidiano, “Il Gazzettino, che non pubblica queste intercettazioni, proprio come scelta filosofica.
Ma torniamo ai nostri investigatori “di carta”: come si troverebbero ad indagare sui reati tipici della nostra civiltà? Come potrebbero scoprire la verità con i loro vetusti sistemi?
Non lo so, ma di una cosa sono certo: soltanto con la loro testa (non parliamo di cervello) gli investigatori di adesso non scoprirebbero proprio un bel niente!!

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