martedì, giugno 20, 2006
BRAVO BERTINOTTI !!
Alcuni giorni addietro, il grande Fausto Bertinotti è stato in visita al Parlamento di Bruxelles, ovviamente quale Presidente della Camera e non in qualità di rivoluzionario, amico del subcomandante Marcos dell’Esercito Zapatista di Liberazione in Messico, con il quale anni fa ha addirittura passato una parte delle sue ferie.
Avvicinato dai numerosi giornalisti che lo attendevano fuori del Parlamento, ha risposto anche ad alcune domande, una delle quali era particolarmente sibillina: un cronista gli chiede: “Presidente, il suo Paese ha molto debito pubblico, vero?”; a questa domanda, il grande Fausto, imperturbabile, risponde che l’Italia è un Paese che ha anche “molti ricchi che certamente collaboreranno al raddrizzamento della situazione”.
Dovete ammettere che, nella sua semplicità, l’affermazione di Bertinotti è geniale, in quanto coniuga il debito dello stato con i tanti soldi dei privati: come mettere insieme questo matrimonio?
Senza volere insegnare niente al rivoluzionario Presidente della Camera – che peraltro mi sembra che abbai senza mordere – vorrei suggerire un paio di ricette per fare quello che è stato ipotizzato, cioè “togliere” un po’ di soldi a chi ne ha troppi, ma impegnandosi a darli a chi ne ha pochi (quindi non a questo Stato).
Il primo suggerimento – modesto come può essere “un uomo della strada come me” e allo stesso tempo ingenuo fino alla puerilità – consiste nel prendere quattro squadre della Guardia di Finanza e dislocarle, due sul Tirreno e due sull’Adriatico; delle due, una parte di fondo allo stivale e una di cima e lo scopo di ognuna di loro è quello di visitare tutti i porti turistici della nostra splendida penisola e ritrovarsi al centro dell’Italia; arrivati nel porto, si individuano le barche che costano sopra i 500.000 euro (un miliardo del vecchio conio) e si chiedono i documenti: se la barca è di proprietà di una società straniera (liberiana o lussemburghese) si chiede il nome del suo utilizzatore, che è “sempre” italianissimo e si rivolta come un calzino. State certi che è uno che non paga le tasse come dovrebbe e da ciascuno di loro credo che si dovrebbe ricavare almeno un milione di euro.
E con questo sistema abbiamo già raggranellato un bel gruzzolo da utilizzare per abbattere il debito pubblico; poi si dovrebbe proseguire partendo da una considerazione: coloro che navigano su quelle barche non sono pescatori che abitano nel paesino annesso al porto, ma sono dei ricchi che abitano in città e vicino al porto hanno soltanto una lussuosa villa; ed ecco la seconda idea: per raggiungere il porto dalla città si utilizza in genere l’automobile – lussuosa anzichenò – e quindi si tratterebbe di appostare nelle grandi città un congruo numero di finanzieri nelle strade che portano alle vie di grande comunicazione, con l’incarico di segnare le targhe di tutte le auto in transito il cui valore supera i 100.000 euro (200 milioni del vecchio conio). A questi signori dovrebbe essere riservato lo stesso trattamento: rivoltati come calzini finché non spiegano come possono conciliare la denuncia dei redditi da “morto di fame” con la macchina da “super ricco”, e chi non ci riesce multa salatissima.
Ed anche qui si dovrebbe raggranellare un cospicuo gruzzoletto che – unito a quello delle barche – dovrebbe essere destinato all’abbattimento del debito pubblico.
Caro Fausto, non voglio che tu accetti questi sistemi così, “a scatola chiusa”; prova prima di tutto a parlarne con il subcomandante Marcos per sentire cosa ne pensa; chissà che lui non riesca a convincerti più di me!!
Sicuramente ti consiglierà di lasciare in pace i pensionati!!
Avvicinato dai numerosi giornalisti che lo attendevano fuori del Parlamento, ha risposto anche ad alcune domande, una delle quali era particolarmente sibillina: un cronista gli chiede: “Presidente, il suo Paese ha molto debito pubblico, vero?”; a questa domanda, il grande Fausto, imperturbabile, risponde che l’Italia è un Paese che ha anche “molti ricchi che certamente collaboreranno al raddrizzamento della situazione”.
Dovete ammettere che, nella sua semplicità, l’affermazione di Bertinotti è geniale, in quanto coniuga il debito dello stato con i tanti soldi dei privati: come mettere insieme questo matrimonio?
Senza volere insegnare niente al rivoluzionario Presidente della Camera – che peraltro mi sembra che abbai senza mordere – vorrei suggerire un paio di ricette per fare quello che è stato ipotizzato, cioè “togliere” un po’ di soldi a chi ne ha troppi, ma impegnandosi a darli a chi ne ha pochi (quindi non a questo Stato).
Il primo suggerimento – modesto come può essere “un uomo della strada come me” e allo stesso tempo ingenuo fino alla puerilità – consiste nel prendere quattro squadre della Guardia di Finanza e dislocarle, due sul Tirreno e due sull’Adriatico; delle due, una parte di fondo allo stivale e una di cima e lo scopo di ognuna di loro è quello di visitare tutti i porti turistici della nostra splendida penisola e ritrovarsi al centro dell’Italia; arrivati nel porto, si individuano le barche che costano sopra i 500.000 euro (un miliardo del vecchio conio) e si chiedono i documenti: se la barca è di proprietà di una società straniera (liberiana o lussemburghese) si chiede il nome del suo utilizzatore, che è “sempre” italianissimo e si rivolta come un calzino. State certi che è uno che non paga le tasse come dovrebbe e da ciascuno di loro credo che si dovrebbe ricavare almeno un milione di euro.
E con questo sistema abbiamo già raggranellato un bel gruzzolo da utilizzare per abbattere il debito pubblico; poi si dovrebbe proseguire partendo da una considerazione: coloro che navigano su quelle barche non sono pescatori che abitano nel paesino annesso al porto, ma sono dei ricchi che abitano in città e vicino al porto hanno soltanto una lussuosa villa; ed ecco la seconda idea: per raggiungere il porto dalla città si utilizza in genere l’automobile – lussuosa anzichenò – e quindi si tratterebbe di appostare nelle grandi città un congruo numero di finanzieri nelle strade che portano alle vie di grande comunicazione, con l’incarico di segnare le targhe di tutte le auto in transito il cui valore supera i 100.000 euro (200 milioni del vecchio conio). A questi signori dovrebbe essere riservato lo stesso trattamento: rivoltati come calzini finché non spiegano come possono conciliare la denuncia dei redditi da “morto di fame” con la macchina da “super ricco”, e chi non ci riesce multa salatissima.
Ed anche qui si dovrebbe raggranellare un cospicuo gruzzoletto che – unito a quello delle barche – dovrebbe essere destinato all’abbattimento del debito pubblico.
Caro Fausto, non voglio che tu accetti questi sistemi così, “a scatola chiusa”; prova prima di tutto a parlarne con il subcomandante Marcos per sentire cosa ne pensa; chissà che lui non riesca a convincerti più di me!!
Sicuramente ti consiglierà di lasciare in pace i pensionati!!