giovedì, maggio 25, 2006
OPPIO E TERRORISMO
Da più parti si continua a sostenere che le sorti del terrorismo sono legate a filo doppio a quelle dell’oppio ed alla sua commercializzazione; se questo postulato è vero e, viste le varie autorevoli fonti non c’è ragione di dubitare, stiamo andando incontro ad un periodo assai turbolento.
Anzitutto chiariamo che la coltivazione del famoso papavero dal quale si estrae l’oppio e successivamente l’eroina avviene per l’87% in Afganistan e la sua esportazione è interamente rivolta all’Europa, visto che gli Stati Uniti vengono riforniti dai paesi a sud del Golfo del Messico; quindi il problema droga e il problema produttori afgani ci riguarda e tanto!
Cominciamo col dire che gli unici che seppero combattere autorevolmente la coltivazione dell’oppio furono i talebani che incendiavano i campi di papavero; successivamente alla loro disfatta (ma stanno tornando??) la produzione e il commercio della droga è passato in mano a delle multinazionali messe in piedi dagli ex signori della guerra afgani che si stanno arricchendo in modo ignobile e stanno anche finanziando il terrorismo di matrice islamica; i contadini che materialmente coltivano le piantine (ufficialmente sono poco più di 300 mila ma nella realtà, sommandoci l’indotto, si arriva a qualche milione su una popolazione di 26) guadagnano quattro volte di più di quelli che coltivano il grano o altre cose del genere.
L’ipotesi che si sta facendo strada è quella di riconvertire queste colture allo “zafferano”, ma l’idea riceve una sorta di ostracismo dall’Iran che è il maggior produttore mondiale di questa spezia; l’ipotesi comunque viene osteggiata anche dagli stessi contadini che vedrebbero ridursi il loro guadagno; e non ci dimentichiamo che – a livello di macro economia afgana – l’oppio rappresenta il 50% del PIL e quindi il suo estirpamento diventa sempre più problematico e dispendioso.
Intanto una novità si sta affacciando all’orizzonte: l’Afganistan, da primario produttore è diventato anche un grande consumatore; pensate che sui 26 milioni di abitanti, quasi un milione è dedito all’oppio, una percentuale mostruosa, specie considerato che siamo in presenza di gente a bassissimo reddito.
Un’altra novità è quella rappresentata dall’andamento del raccolto che nel 2006 sembra addirittura eccezionale; si prevede una produzione doppia rispetto a quella del 2005 che aveva toccato le 4.100 tonnellate di materia grezza, con un lieve calo rispetto all’anno precedente.
Come dicevo all’inizio, tutta questa “merce” invade l’Europa e rincitrullisce la gente sempre di più: ricordate il detto “religione: oppio dei popoli”? adesso lo potremmo rovesciare in “oppio: religione dei popoli”.
E non ci scordiamo che i produttori di questa droga sono legati al terrorismo e da questo vengono usati per procacciare fondi per la causa islamica e per tenere soggiogata la popolazione afgana,dedita in forma diretta o indiretta alla produzione dell’oppio.
Parlare adesso di ricette “miracolose” è per me come voler passare per superficiale; la lotta alla droga non è semplice e neppure facile perché investe fasce di popolazione di vario genere ed estrazione, sia a livello di consumatori che a livello di produttori.
Per adesso l’unica proposta che sento è quella della riconversione dei campi alla coltura dello zafferano: anche se tutti noi ci dedicassimo al risotto alla milanese con maggiore intensità, non credo che questo sarebbe in grado di risolvere il problema; purtroppo!!
Anzitutto chiariamo che la coltivazione del famoso papavero dal quale si estrae l’oppio e successivamente l’eroina avviene per l’87% in Afganistan e la sua esportazione è interamente rivolta all’Europa, visto che gli Stati Uniti vengono riforniti dai paesi a sud del Golfo del Messico; quindi il problema droga e il problema produttori afgani ci riguarda e tanto!
Cominciamo col dire che gli unici che seppero combattere autorevolmente la coltivazione dell’oppio furono i talebani che incendiavano i campi di papavero; successivamente alla loro disfatta (ma stanno tornando??) la produzione e il commercio della droga è passato in mano a delle multinazionali messe in piedi dagli ex signori della guerra afgani che si stanno arricchendo in modo ignobile e stanno anche finanziando il terrorismo di matrice islamica; i contadini che materialmente coltivano le piantine (ufficialmente sono poco più di 300 mila ma nella realtà, sommandoci l’indotto, si arriva a qualche milione su una popolazione di 26) guadagnano quattro volte di più di quelli che coltivano il grano o altre cose del genere.
L’ipotesi che si sta facendo strada è quella di riconvertire queste colture allo “zafferano”, ma l’idea riceve una sorta di ostracismo dall’Iran che è il maggior produttore mondiale di questa spezia; l’ipotesi comunque viene osteggiata anche dagli stessi contadini che vedrebbero ridursi il loro guadagno; e non ci dimentichiamo che – a livello di macro economia afgana – l’oppio rappresenta il 50% del PIL e quindi il suo estirpamento diventa sempre più problematico e dispendioso.
Intanto una novità si sta affacciando all’orizzonte: l’Afganistan, da primario produttore è diventato anche un grande consumatore; pensate che sui 26 milioni di abitanti, quasi un milione è dedito all’oppio, una percentuale mostruosa, specie considerato che siamo in presenza di gente a bassissimo reddito.
Un’altra novità è quella rappresentata dall’andamento del raccolto che nel 2006 sembra addirittura eccezionale; si prevede una produzione doppia rispetto a quella del 2005 che aveva toccato le 4.100 tonnellate di materia grezza, con un lieve calo rispetto all’anno precedente.
Come dicevo all’inizio, tutta questa “merce” invade l’Europa e rincitrullisce la gente sempre di più: ricordate il detto “religione: oppio dei popoli”? adesso lo potremmo rovesciare in “oppio: religione dei popoli”.
E non ci scordiamo che i produttori di questa droga sono legati al terrorismo e da questo vengono usati per procacciare fondi per la causa islamica e per tenere soggiogata la popolazione afgana,dedita in forma diretta o indiretta alla produzione dell’oppio.
Parlare adesso di ricette “miracolose” è per me come voler passare per superficiale; la lotta alla droga non è semplice e neppure facile perché investe fasce di popolazione di vario genere ed estrazione, sia a livello di consumatori che a livello di produttori.
Per adesso l’unica proposta che sento è quella della riconversione dei campi alla coltura dello zafferano: anche se tutti noi ci dedicassimo al risotto alla milanese con maggiore intensità, non credo che questo sarebbe in grado di risolvere il problema; purtroppo!!