sabato, maggio 13, 2006
IL LUGUBRE E IL MACABRO
Un giornale di Venezia, “Il Gazzettino”, ha pubblicato la foto del “bimbo mai nato”, il feto che in sede di autopsia, è stato estratto dal grembo di Jennifer e posto accanto alla madre nella piccola bara che rappresenta la sua prima ed ultima culla della vita.
A monte della pubblicazione-choc non c’è alcuno scoop giornalistico e, possiamo anche dire, nessun mistero: la foto è opera dei nonni che dopo avere fotografato il bimbo hanno interpellato il quotidiano veneziano per chiedere se avrebbero pubblicato la foto; il direttore del giornale, Luigi Baciagli, si è assunto interamente la responsabilità della pubblicazione, affermando che “…la foto è bella: un neonato, vestito con il completino nuovo, che dorme. E’ il migliore inno alla vita rispetto a chi esercita la cultura della morte. E’ anche un messaggio preciso agli assassini e un omaggio alla famiglia delle vittime”.
Di contro, il Comitato di Redazione dello stesso quotidiano, “…raccogliendo anche l’indignazione dei lettori, si dissocia dalla pubblicazione di una foto choc, inguardabile proprio per quello che rappresenta”.
Potrei continuare per tutta la pagina a riportare pareri e dichiarazioni favorevoli e contrari all’iniziativa, ma credo che non serva al discorso che intendo fare, premettendo di non avere visto la foto in questione proprio per non subire nessuna suggestione.
Al di là del contenuto, soltanto in apparenza macabro, soprattutto per l’evento che è chiamata a rappresentare, il Direttore – anche per volgari ragioni di bottega (cioè di tiratura) – ha ricevuto dai genitori della ragazza uccisa la foto del cadaverino e ha ascoltato le motivazioni che li hanno spinti a realizzare questa immagine; sembra che alla base del gesto certamente irrituale, stia la volontà dei nonni di perseguire l’uccisore della figlia per “duplice” omicidio premeditato, cercando così di realizzare una condanna esemplare (ergastolo!) anche con l’influsso dell’immagine del bimbo morto, nei confronti dei giudici e giurati che saranno chiamati a giudicare.
Se il Direttore, o il suo Vice, Vittorio Pierobon, ha potuto accertare la buona fede dei nonni e la legittimità del loro postulato, anche alla luce del naturale sconvolgimento, ha fatto bene a pubblicare la foto; invece, se questi accertamenti sono stati fatti in forma superficiale e nella redazione si è visto soltanto l’aumento della tiratura, allora il discorso cambia e si giunge al volgare interesse materiale “a qualunque costo”.
Certo che nessuno di noi si deve permettere di giudicare i due nonni del bimbo mai nato; non credo infatti che la loro capacità di giudizio sia lucidissima; pensate che la madre continua a inviare SMS al telefonino della figlia che è stata tumulata proprio ieri!
Già che ci troviamo a parlare di giornali, voglio fare un piccolo accenno ai cosiddetti furbetti: è sempre di ieri la notizia che un quotidiano – che definirei “fantasma” – il cui nome è addirittura “Il Giornale d’Italia” e che sembra essere organo del movimento politico “Pensionati uomini vivi”, altrettanto sconosciuto, è indagato dalla Procura di Roma.
Ebbene, questo per dire che in Italia si possono fare i soldi in un sacco di modi escluso che lavorando, il quotidiano in questione, oltre ad essere titolare di una provvidenza annuale da parte della Presidenza del Consiglio, Sezione Editoria, di 2,5 milioni di euro (5 miliardi del vecchio conio) è pure indagato per truffa ai danni dello Stato per la cifra di 14 milioni di sovvenzioni ottenute gonfiando fatture e collaborazioni giornalistiche inesistenti.
Questa faccenda dei giornali rappresentanti organi di partito (grandi o piccoli) e pertanto titolari di sovvenzioni miliardarie è una vera indecenza e mi auguro che questo nuovo Governo riesca a stroncarla quanto prima.
A monte della pubblicazione-choc non c’è alcuno scoop giornalistico e, possiamo anche dire, nessun mistero: la foto è opera dei nonni che dopo avere fotografato il bimbo hanno interpellato il quotidiano veneziano per chiedere se avrebbero pubblicato la foto; il direttore del giornale, Luigi Baciagli, si è assunto interamente la responsabilità della pubblicazione, affermando che “…la foto è bella: un neonato, vestito con il completino nuovo, che dorme. E’ il migliore inno alla vita rispetto a chi esercita la cultura della morte. E’ anche un messaggio preciso agli assassini e un omaggio alla famiglia delle vittime”.
Di contro, il Comitato di Redazione dello stesso quotidiano, “…raccogliendo anche l’indignazione dei lettori, si dissocia dalla pubblicazione di una foto choc, inguardabile proprio per quello che rappresenta”.
Potrei continuare per tutta la pagina a riportare pareri e dichiarazioni favorevoli e contrari all’iniziativa, ma credo che non serva al discorso che intendo fare, premettendo di non avere visto la foto in questione proprio per non subire nessuna suggestione.
Al di là del contenuto, soltanto in apparenza macabro, soprattutto per l’evento che è chiamata a rappresentare, il Direttore – anche per volgari ragioni di bottega (cioè di tiratura) – ha ricevuto dai genitori della ragazza uccisa la foto del cadaverino e ha ascoltato le motivazioni che li hanno spinti a realizzare questa immagine; sembra che alla base del gesto certamente irrituale, stia la volontà dei nonni di perseguire l’uccisore della figlia per “duplice” omicidio premeditato, cercando così di realizzare una condanna esemplare (ergastolo!) anche con l’influsso dell’immagine del bimbo morto, nei confronti dei giudici e giurati che saranno chiamati a giudicare.
Se il Direttore, o il suo Vice, Vittorio Pierobon, ha potuto accertare la buona fede dei nonni e la legittimità del loro postulato, anche alla luce del naturale sconvolgimento, ha fatto bene a pubblicare la foto; invece, se questi accertamenti sono stati fatti in forma superficiale e nella redazione si è visto soltanto l’aumento della tiratura, allora il discorso cambia e si giunge al volgare interesse materiale “a qualunque costo”.
Certo che nessuno di noi si deve permettere di giudicare i due nonni del bimbo mai nato; non credo infatti che la loro capacità di giudizio sia lucidissima; pensate che la madre continua a inviare SMS al telefonino della figlia che è stata tumulata proprio ieri!
Già che ci troviamo a parlare di giornali, voglio fare un piccolo accenno ai cosiddetti furbetti: è sempre di ieri la notizia che un quotidiano – che definirei “fantasma” – il cui nome è addirittura “Il Giornale d’Italia” e che sembra essere organo del movimento politico “Pensionati uomini vivi”, altrettanto sconosciuto, è indagato dalla Procura di Roma.
Ebbene, questo per dire che in Italia si possono fare i soldi in un sacco di modi escluso che lavorando, il quotidiano in questione, oltre ad essere titolare di una provvidenza annuale da parte della Presidenza del Consiglio, Sezione Editoria, di 2,5 milioni di euro (5 miliardi del vecchio conio) è pure indagato per truffa ai danni dello Stato per la cifra di 14 milioni di sovvenzioni ottenute gonfiando fatture e collaborazioni giornalistiche inesistenti.
Questa faccenda dei giornali rappresentanti organi di partito (grandi o piccoli) e pertanto titolari di sovvenzioni miliardarie è una vera indecenza e mi auguro che questo nuovo Governo riesca a stroncarla quanto prima.