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giovedì, aprile 13, 2006

UNA COLLETTA PER LA MAFIA 

Ho deciso di aprire una colletta per la mafia; prossimamente vi farò conoscere il numero del conto corrente bancario sul quale fare affluire le vostre offerte; intanto sto prendendo contatto con i gestori della telefonia mobile per impostare lo stesso discorso di “Thelethon”: ogni chiamata un euro per la nostra causa.
Il motivo che mi ha spinto a questa operazione è stato vedere come la mafia tratta il cosiddetto “capo dei capi”, cioè il numero uno al mondo di questa fantomatica struttura che – dicono tutti – fattura qualcosa come 100.000 miliardi l’anno, grosso modo quanto il bilancio di uno Stato medio piccolo; ma come, mi sono detto, guadagnate tanti soldi e tenete il vostro capo in quelle condizioni, in un casale mezzo diroccato, tutto sporco e maleolente, con la spazzatura da tutte le parti, polvere e sudiciume in ogni angolo; e poi il mangiare: il capo dei capi aveva una pentola sul fuoco con della cicoria e dell’acqua e stava per fare la ricotta da una piccola quantità di latte che aveva in un piccolo frigorifero; quindi si deduce che il pranzo di ieri sarebbe stato composto da cicoria bollita e da un po’ di ricotta.
Signor capo dei capi, almeno un po’ di decoro per la sua esistenza è il minimo che le chiediamo; come ha fatto a ridursi in questo modo; forse era meglio fare il semplice “picciotto” anziché il capo dei capi!
E poi la storia dei famosi “pizzini” che poi altro non sono che dei foglietti di carta scritti con una macchina elettrica e che contengono alcune richieste: quella che è trapelata al momento è la richiesta alla moglie di mandargli il cambio della biancheria e la solita pasta al forno; e queste sarebbero le sconvolgenti scoperte che si hanno dal covo del capo dei capi di cosa nostra?
Ma, sempre a proposito dei “pizzini”, questo sistema di comunicare con gli altri era dettato da motivi di sicurezza, ma anche da ristrettezze economici: dicono tutti che non usava mai il cellulare; e ci credo con quello che costano le telefonate, richiedere alla moglie il cambio della biancheria con uno dei soliti foglietti di carta è indubbiamente meno oneroso e, con la miseria che si ritrovava il povero Bernardo era costretto a risparmiare su tutto.
Due parole anche sul modo con cui è stato catturato: definirlo “banale” è anche troppo, perché tutto è stato impostato sulla casa di famiglia, a Corleone (dove abitano la moglie ed i figli) e da lì sono stati seguiti tutti coloro che ne uscivano in quanto venivano considerati dei corrieri; ed infatti da oltre un mese sembra che avessero scoperto il traffico dei bigliettini che andavano e venivano e della roba che da casa partiva per ignota destinazione: è bastato seguire questa roba (mangiare, vestire, biancheria, medicinali, ecc) per arrivare al buon Bernardo che passava le giornate in quella porcheria di ambiente a pochi chilometri (appena un paio) dalla sua casa di Corleone..
E questo sarebbe il capo dei capi, questo sarebbe il temuto comandante di cosa nostra a livello mondiale, e questo sarebbe il sanguinario delinquente che incuteva terrore soltanto a pronunciarne il nome: sarà stato in un passato più o meno remoto, ma escluderei che lo sia anche adesso; e se invece non è così, allora possiamo stare tranquilli anche sulla pericolosità della mafia, perché l’equazione “se questo è il capo figuriamoci le code” mi sembra quanto mai appropriata.
Che poi il signor Bernardo “si atteggi”, questo è un altro discorso, che si faccia fotografare con la sciarpa bianca al collo può essere un atteggiarsi a capo, ma può significare anche di volersi coprire il collo sporco perché nel tugurio dove abitava non c’era neppure l’acqua calda.
Finora abbiamo scherzato, adesso torniamo seri: in tutta questa storia c’è qualcosa che non capisco, speriamo che dipenda da me!

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