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venerdì, aprile 28, 2006

LA MADRE DI TUTTI GLI ERRORI GIUDIZIARI 

E’ quanto è accaduto ad un signore di Taranto, tale Domenico Morrone, che messo in carcere con l’accusa di duplice omicidio, viene condannato a 21 anni di reclusione (siamo nel 1991) e ne ha scontati 15 prima di essere scarcerato con tante scuse e con la promessa di un risarcimento milionario (in euro).
Come è andata la vicenda processuale? Semplice, il nostro Domenico, di professione pescatore, venne arrestato subito dopo che uno sconosciuto scaricò tutti i colpi di una calibro 22 sui fratelli Sebastio, appena uscito da scuola.
Rintracciato nella propria abitazione, gli viene imputato il duplice omicidio sull’indicazione di alcuni testimoni e nonostante la madre spergiurasse che il figlio era a casa di una vicina a ripararle l’acquario: l’alibi veniva confermato dalla signora, ma nessuno gli dava importanza, anzi, sia la madre che la vicina venivano condannati per falsa testimonianza.
Il “mostro” aveva il movente – una discussione in strada con i due fratelli Sebastio – e alcune testimonianze si accanivano contro di lui: condannato, come detto, a 21 anni di carcere, ne ha scontati più di due terzi (15) e godeva quindi della semilibertà, potendo uscire di giorno per andare a lavorare.
Domenico aveva tentato varie volte di ottenere la revisione del processo, ma non c’era mai stato niente da fare; anche i suoi testimoni (la madre e la vicina) vedevano la loro condanna diventare definitiva.
Finché la parola di due “pentiti” è stata creduta e a fine ottobre 2004 sono iniziate le indagini processuali che in poche battute hanno fatto luce sulla verità: i due Sebastio erano stati uccisi dal fratello di una signora che era stata da loro scippata e per tale sgarro l’uomo si era vendicato sui due giovani.
Sono bastate poche udienze per riscrivere la storia del processo e per assolvere il Morrone e decretarne la scarcerazione.
Questo è quanto si apprende dalla stampa, questo è quanto ha raccontato anche il diretto interessato, il quale ha affermato che nessuna cifra lo potrà ricompensare dei 15 anni trascorsi in galera.
E adesso passiamo alla parte della magistratura che a suo tempo curò le indagini e successivamente il processo a carico del Morrone: ovviamente non ci sono state dichiarazione di nessun genere, ma non si sono appresi neppure i nomi di coloro che nel lontano 1991 fecero le indagini e istruirono il processo.
Naturalmente non era compito loro auto-pubblicizzare un simile errore giudiziario, ma ritengo che i giornalisti della Puglia, ma anche del resto d’Italia, avrebbero dovuto farsi parte diligente e, così come sono andati a rintracciare le linee portanti del duplice omicidio, avrebbero dovuto indicare i nomi e i cognomi dei magistrati che si occuparono del caso.
Non per fare niente di particolare – tanto non esiste la responsabilità civile del magistrato e quindi i soldi al Morrone li darà lo Stato, cioè noi tutti – ma per sapere almeno chi ringraziare per questa bella operetta.
Invece, nessuno lo ha fatto, nessuno si è preso la briga di andare a scartabellare i polverosi fascicoli giudiziari di 15 anni fa, ma forse sarebbe stato anche deontologicamente un fatto dovuto per coloro che si riempiono la bocca continuamente con parole tipo libertà d’informazione, indispensabilità di una libera stampa e tante altre balle del genere; o no?

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