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mercoledì, aprile 26, 2006

LA FESTA DELLA LIBERAZIONE 

Un vecchio slogan dice “beati quei Paesi che non hanno bisogno d’eroi” e noi invece, abbiamo eletto a eroi non solo delle persone, ma addirittura dei periodi storici (Risorgimento prima e Liberazione dal giogo nazi-fascista poi); in entrambi i casi la partecipazione italiana all’evento è stata di modesto profilo mentre il grosso dell’impegno è stato assunto da eserciti stranieri: i francesi nel primo caso e gli anglo americani nel secondo.
E noi, mentendo alla storia, abbiamo “inventato” una nostra partecipazione predominante che, nel secondo degli eventi, prende il nome di “resistenza” per mezzo dei “partigiani”; e ce ne freghiamo degli storici che – specie in questi ultimi anni – sconfessano l’importanza della resistenza e, di questa, rilevano soprattutto il carattere settario e discriminante: i “rossi” – che avevano tra le proprie fila dei commissari politici inviati da Mosca - non volevano dividere la gloria con i “bianchi” e in qualche caso sono passati anche alle vie di fatto con morti e feriti; uno degli ultimi libri sull’argomento è stato scritto da un “comunista” – Giampaolo Pansa – il quale ripete, con dati di fatto oggettivi e storici, quanto sopra affermato e cioè che la partecipazione della resistenza alla liberazione dell’Italia è stata modesta e che, di contro, per i numerosi ammazzamenti tra partigiani di diverso colore si è occupata – in sordina – la giustizia italiana del dopoguerra.
Ma lasciamo stare questi fatti storici che, ognuno può verificare attraverso libri seri e passiamo invece a parlare della Festa di ieri: ha cominciato Ciampi affermando che l’evento doveva essere utilizzato per spazzare via tutte le scorie negative della campagna elettorale e che doveva servire a rilanciare il dialogo e l’unità di intenti delle due coalizioni; gli ha fatto eco il Presidente della Camera, Casini.
E meno male che tutti si riempiono la bocca di complimenti quando devono pronunciare il nome di Ciampi, salvo poi fare come diavolo vogliono: a Milano – dove era presente anche tutto il prossimo governo, Prodi e Bertinotti in testa – un gruppo di persone, a mo’ di squadracce fasciste di cui evidentemente qualcuno sente la nostalgia, ha riempito di insulti la Moratti, prossima candidata alla poltrona di Sindaco, presente al corteo in qualità di accompagnatrice del padre, 86 anni, in carrozzina, sopravvissuto dal campo di sterminio di Dachau, insignito di medaglia d’argento della resistenza: è stata insultata pesantemente lei e il padre con epiteti del tipo “fascista”, “bastarda” (e anche peggio!!) e costretta a uscire dal corteo; analogo trattamento per un’altra donna, Tiziana Maiolo, consigliera comunale, anch’essa insultata pesantemente e costretta ad andarsene; gli autori del “nobile gesto” non sono giovanissimi o ragazzetti scimuniti, ma donne e uomini adulti, con voci piene di odio che fanno paura.
Dal palco delle autorità sia Prodi che Bertinotti hanno stigmatizzato l’accaduto (e volevo vedere il contrario) ma a nessuno di loro è venuto in mente di andare a casa della Moratti e della Maiolo con un mazzo di fiori e scusarsi per avere “questi seguaci”; i quali, peraltro, se la sono presa anche con le “brigate ebraiche” (che parteciparono attivamente alla resistenza), rappresentate da alcuni ebrei, ai quali sono state strappate e date alle fiamme le bandiere di Israele: anche in questo caso si stigmatizza e…basta.
Al corteo romano, un gruppo di imbecilli (“autonomi”, ma da cosa?) hanno ribadito lo slogan “10,100,1000 Nassirya”: anche qui solito film.
Arrendiamoci, perché non c’è nessuna volontà di unire le forze per fare qualcosa di utile per il bene dell’Italia; caso mai se ne potrà riparlare quando e se ci sarà bisogno di qualche voto, altrimenti…ciccia!

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