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domenica, aprile 23, 2006

C'E' CHI E' PEGGIO DI ME 

Voi mi conoscete, non sono mai stato tenero con la magistratura, anzi…; in questi giorni però mi è capitato di leggere cose ben peggiori e da persone ben più autorevoli di me.
Andiamo con ordine e passiamo ai fatti: a Bologna sono avvenuti diversi episodi di “disubbidienza”, l’ultimo dei quali è stata un’autoriduzione del prezzo della mensa universitaria; una goliardata, direte voi, una cosa da ragazzi, ma così non l’ha pensata il sostituto procuratore Giovagnoli, il quale ha indagato una serie di giovani “disubbidienti” contestando loro l’aggravante dell’eversione dell’ordine democratico.
Il movimento cui gli inquisiti fanno riferimento ha aperto una sorte di guerra contro il magistrato, affiggendo anche vari manifesti in luoghi simbolo della città; fin qui niente di particolarmente interessante, ma sentite il seguito.
In consiglio comunale viene presentato un ordine del giorno che contiene un “documento di solidarietà ai manifestanti pacifisti” indagati dalla Procura della Repubblica; il presentatore del documento è Valerio Monteventi, leader dei “movimentasti” bolognesi nonché consigliere comunale (della maggioranza) per conto del Partito della Rifondazione Comunista (quello di Bertinotti, tanto per intenderci); l’ordine del giorno non passa perché l’asse DS-Margherita, con l’aiuto interessato del centro-destra gli vota contro.
Dopo la bocciatura del documento, ecco la dichiarazione del consigliere presentatore: “A Giovagnoli dobbiamo dire fermati o altrimenti lo dobbiamo fermare politicamente. Serve uno strumento per la riduzione del danno”. In concreto il nostro consigliere comunale auspica un intervento politico che possa fermare le azioni “sconsiderate” del magistrato.
Lo stesso segretario regionale del partito ha chiesto all’Unione una sorta di intervento “contro l’uso politico della magistratura messo in atto dal P.M. Giovagnoli” ed a questa tesi si è allineato anche il neo deputato Francesco Caruso, leader dei “no-global”, affermando che “certi giudici abusano del loro potere”; pensate che il prossimo Ministro della Giustizia potrebbe essere un collega di partito del Monteventi e di Caruso, come fu Diliberto ai tempi del caso Ocalan, e tirate le conclusioni.
Ma al di là delle polemiche di carattere politico, che non mi appassionano più di tanto, cerchiamo invece di fare qualche considerazione sull’evento in sé: un magistrato può essere criticato per le sue azioni, oppure le critiche possono provenire soltanto dall’interno della sua stessa categoria?
Mi spiego: qui siamo in sede di indagine, quindi ben lontani dal processo e ancora di più dalla successiva sentenza; una associazione, oppure un partito politico, ha facoltà di far sentire la sua voce in questa fase del procedimento?
Io ritengo che siano legittimati a farlo – sia pure con termini e forme adeguate – poiché in Italia, per effetto delle pressioni altalenanti dei media, la fase delle indagini preliminari è quella dalla quale il cittadino medio prende la sua posizione colpevolista o meno; nessuno riesce a seguire tutte le fasi convulse di un procedimento, ma viene a conoscere soltanto quello che i media gli propinano come “importante”; è ovvio quindi che l’intervento in questa prima fase operativa diventa legittimato; chiediamoci però che speranze ci sono perché il magistrato (o i suoi superiori) possa prendere atto delle proteste di “qualcuno” e sulla base di queste si possa modificare la sua azione; dirò subito: nessunissima speranza, poiché la casta dei magistrati è assolutamente intangibile da noi gente comune e completamente impermeabile a qualsiasi critica.
E allora? Allora niente, contentiamoci di abbaiare alla luna, come il coyote!!.

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