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giovedì, aprile 27, 2006

ANCORA MORTI A NASSIRYA 

Proprio ieri riportavo il grido – ormai diventato slogan – di alcuni imbecilli presenti al corteo romano della Festa della Liberazione che “chiedevano” 10,100, 1000 Nassirya,. I bravi terroristi iracheni hanno subito accontentato i nostri stupidi compatrioti mettendo in campo un attentato che, per precisione e materiale usato, è uno dei più riusciti di questi ultimi tempi.
Cosa è successo lo saprete ormai tutti da varie fonti giornalistiche che ne parlano quasi in continuazione, per cui ricapitolo sommariamente: un convoglio di militari italiani e rumeni composto da cinque autovetture percorreva – come ogni mattina – una strada alla periferia di Nassirya, quando un ordigno, sembra una granata perforante collocata al centro della carreggiata, è stato fatto esplodere e ha preso in pieno la terza auto del convoglio: il tipo di esplosivo e il luogo dove è avvenuto l’esplosione (sotto l’auto) ha provocato una specie di reazione a catena che ha dato luogo ad un incendio che ha investito i cinque occupanti, uccidendone quattro (tre italiani e un rumeno) e ferindo gravemente un quarto carabiniere italiano.
A me, se mi scusate l’inciso, ha ricordato l’attentato a Falcone sulla strada di Capaci, ma evidentemente non c’entra niente, è solo una somiglianza.
La domanda che si fanno invece i vari commentatori è quella che si riferisce agli autori dell’attentato, dato che ancora non ci sono rivendicazioni, ma solo “dissociazioni” (da parte di Al Sadr); ho sentito alcuni dibattiti e per il momento siamo alla situazione che se i partecipanti sono quattro avanzano quattro ipotesi diverse sull’accaduto.
Questo a testimonianza che, prima di tutto l’attentato è abbastanza anomalo, proprio per effetto del materiale usato (particolarmente sofisticato) e poi perché – diciamocelo chiaro e tondo – più continua la presenza occidentale in Iraq e meno si riesce a capire qualcosa di quel disgraziato Paese.
Proviamo a ricapitolare: siamo andati lì per una ragione molto precisa: trovare le armi di distruzioni di massa che non abbiamo trovato; allora abbiamo optato per un secondo scopo: dopo avere catturato Saddam, impegnarci per “portare la democrazia”, o meglio quello che noi conosciamo con questo nome; e qui sono cominciati i problemi, perché soltanto il termine “democrazia” sembra fare venire l’orticaria agli arabi che sono abituati a vivere in un modo diverso dal nostro (non migliore o peggiore, “diverso).
Ed allora si sono avuti tutti i nostri abituali riti della democrazia (votazioni, elezioni, parlamento, ecc.) che hanno scatenato bombe e uccisioni tra i civili in modo esponenziale mano a mano che ci si avvicinava alla formazione del nuovo governo; siamo già al secondo (il primo si è già dissolto), ma quello che poteva sembrare un modo per pacificare il Paese, si sta dimostrando un ulteriore focolaio che provoca altri lutti: pensate che al Vice Presidente di questo governo é già stato ucciso il fratello e, in questi giorni, gli hanno ucciso anche la sorella.
A mio modo di vedere la situazione sta sempre più diventando problematica e non si vede all’orizzonte una qualche soluzione all’annoso problema della spartizione del potere tra sciiti e sunniti, con l’aggiunta dei curdi per il nord del Paese; c’éra riuscito il vecchio Saddam con la maniera forte, ma gli occidentali non ci riescono sicuramente.
E allora? Allora bisogna cercare di andarsene prima possibile, salvando la faccia (fine anno, come prospettato dal governo Berlusconi mi sembra una buona soluzione), cercando di rimetterci il meno possibile e di farsi pochi nemici, dato che ogni arabo che incontri può essere implicato nel mondo del petrolio e farci il consueto ricatto energetico, come sta minacciando di fare l’iraniano Ahmadinejad; e la prossima volta – se ci dovesse essere – mettiamoci con gente più furba degli americani!

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