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venerdì, marzo 10, 2006

ZIBALDONE N.3/2006 

Vorrei parlare, in questo terzo zibaldone del 2006, di tre argomenti abbastanza dissimili l’uno dall’altro e vedere se questi destano – dopo il mio – anche l’interesse dei miei amici lettori.
IL PRIMO si riferisce alla reazione dell’Iran al suo deferimento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per la vicenda dell’arricchimento dell’uranio a fini pacifici (a detta della nazione araba), per la costruzione della bomba atomica (per gli occidentali, Stati Uniti in testa).
Il suo Presidente, il bellicoso Ahmadinejad, ha tuonato – dopo una serie di fesserie sulla loro invincibilità e altre amenità del genere – che nei confronti delle nazioni che voteranno a favore delle sanzioni ci sarà una sorta di rappresaglia sul loro fabbisogno petrolifero; insomma, chi mi vota contro si può scordare il mio petrolio: questo in sintesi il pensiero del governante iraniano.
Come se ne esce da una situazione del genere? Da notare che nessuno può perdere la faccia e fare marcia indietro in quanto ne va della propria “reputazione”; e allora sembrerebbe proprio che l’unica via d’uscita sia il “solito” intervento armato di una coalizione (ammesso che riesca a trovarla) guidata dagli Stati Uniti.
Ma come, direte voi, dopo aver sbattuto pesantemente la faccia nella guerra in Iraq, l’ineffabile Presidente americano, Gorge W. Bush, ha ancora voglia di andare a imbarcarsi in una avventura militare?
Il suo entourage, i suoi consiglieri economici sono di parere contrastante, ma statene certi che basterebbe un minimo di accordo al loro interno per sviluppare in quattro e quattr’otto un’altra bella invasione, ed allora saremmo veramente alla frutta, anzi, allo sparecchiamento della tavola, perché il mondo non credo che potrebbe tollerare un altro intervento armato “preventivo” sull’ipotesi che l’Iran possa costruire l’atomica.
Il SECONDO argomento è di strettissima attualità in questi giorni: l’introduzione dell’insegnamento della religione islamica nelle scuole italiane, ovviamente a titolo facoltativo e solo per gli studenti di quella formazione religiosa.
Per il momento è stata la Consulta Islamica ad avanzare la proposta e il Vaticano – per primo – ad accettarla; lo stato ancora non si è pronunciato se non per dichiarazioni di singoli uomini politici, la maggioranza dei quali ha subordinato il tutto ad una forma di “reciprocità” con il mondo islamico.
Il Vaticano – per bocca del Cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace – dopo avere detto sì all’insegnamento della religione islamica ha anche aggiunto: “Se attendiamo la reciprocità nei rispettivi paesi dove ci sono cristiani, allora ci dovremmo mettere sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità. L’Europa e l’Italia sono arrivate a livelli di democrazia e di rispetto dell’altro che non si può fare marcia indietro”.
Chi l’avrebbe detto che la Chiesa sarebbe stata all’avanguardia di queste problematiche e senza chiedere niente in cambio!
Il TERZO argomento si riferisce al problema delle periferie francesi, le famose banlieu, divenute tristemente note un po’ di tempo fa e poi scomparse dalle prime, ma anche dalle altre pagine dei giornali.
Eppure non è stato risolto ancora un bel niente, le devastazioni ci sono ancora, i raid notturni dei giovani arrabbiati permangono, ma nessuno ne parla; come mai? Credo che sia una specie di autocensura che i giornalisti francesi si sono imposti dopo tutto il bordello per le vignette su Maometto; la finalità? Cercare di riconquistare un minimo di pace sociale e poi provare ad andare avanti con il dialogo.
In Italia questo atteggiamento non sarebbe possibile!!

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