venerdì, marzo 03, 2006
QUANTI SOLDI BUTTATI !
Poiché mi sono arrabbiato io quando ho letto queste cifre, adesso mi sembra giusto che anche voi prendiate la giusta dose di “bile”: le cifre a cui alludo sono quelle pubblicate dalla rivista “Box Office”, quindicinale dedicato al cinema, e relative ai finanziamenti percepiti nel 2003, 2004 e 2005 dai film considerati di “interesse culturale”.
Anzitutto è bene premettere una cosa di carattere legislativo: negli anni precedenti il 2003 le cose – sembrerebbe incredibile! – andavano addirittura peggio, perché la nuova regolamentazione è appunto di quell’anno ed è opera del Ministro dell’epoca, Giuliano Urbani: con questa normativa viene fissato nel 50% del budget complessivo la cifra da finanziare dallo Stato, a condizione – ripetiamolo ancora una volta – che una apposita commissione (non so da chi composta) consideri l’opera di interesse culturale.
Partendo da questo calcolo (un film costa 100, riceve finanziamento di 50 e incassa al botteghino 40, quindi rimette 10) si può affermare che in questi tre anni (il 2005 non è ancora esaurito, perché alcune pellicole sono uscite tardi) soltanto 4 film hanno guadagnato.
Subito i titoli: “Buongiorno notte” di Bellocchio del 2003 che ha ricevuto 1.600 mila euro circa e ne ha incassati 3.300 mila; “Agata e la tempesta” di Soldini del 2004 che ha ricevuto 1.726.000 euro e ne ha incassati 2milioni e cento; dello stesso anno c’è “La vita che vorrei” di Giuseppe Piccioni che ha avuto 1milione e 400 mila euro e ne ha incassati un milione e quattrocento settanta (di poco ma ce l’ha fatta); l’ultimo è “I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza che è uscito nel 2005 e non ha ancora i dati definitivi.
Quelli che vi ho elencato sono “i vincitori”, quelli che hanno messo in tasca qualche soldo; sentite ora alcuni esempi di “sconfitti”: cominciamo – per rispetto – dal grande Ermanno Olmi che per il suo “Cantando dietro i paraventi” ha ricevuto tre milioni e ne ha incassati uno; un altro grande, Ettore Scola, con “Gente di Roma”, riceve oltre 600 mila euro e incassa meno della metà (280.000); la scrittrice di successo Susanna Tamaro che per il suo “Nel mio amore” riceve 2.380.000 euro e ne incassa 168.000 (poco più di un ventesimo); clamoroso il caso di Pasquale Scimeca che per il suo “La passione di Giosué l’ebreo” riceve oltre 3 milioni e mezzo di euro e ne incassa appena 43.000; c’è poi – per concludere – il caso di Claudio Fracasso che per il film “Complesso di Colpa” riceve quasi tre milioni di euro e ne incassa al botteghino poco più di 78.000.
Ci sono poi alcuni casi – anche clamorosi – di film che dopo essere stati finanziati dallo Stato non riescono ad uscire nelle sale perché non trovano un distributore disposto ad investirci sopra: tra i più clamorosi quello di Lina Wertmuller che per il suo “Peperoni ripieni e pesci in faccia” ha ricevuto 3 milioni e settecento mila euro e al momento non è neppure apparso per un giorno; analoga sorte per “Tre giorni di anarchia” di Vito Zagarrio che ci è costato due milioni e ottocentomila euro mentre Angelo Antonucci per il suo Masaniello ha avuto la bellezza di 3 milioni e settecentomila euro.
Diamo adesso una cifra globale: nel periodo 2002-2005 sono stati finanziati188 film per una spesa complessiva di oltre 275 milioni di euro con una media “pro-capite” di quasi un milione e mezzo: non mi sembra male, forse il nostro cinema avrebbe potuto utilizzarli meglio, perché i film visti in questo triennio non si possono definire esaltanti.
Non diamo quindi la colpa alla mancanza di fondi! Se i film che ci capita di vedere nelle sale sono “mediocri” dipende da mancanza di idee e mancanza di mestiere: abbiamo tutti grandi artisti (o almeno che si ritengono tali) e invece avremmo bisogno di qualche bravo artigiano che conosca il mestiere.
Comunque se non vi siete arrabbiati abbastanza, vi ricordo che Panariello ha beccato un milione di euro per quello…di Sanremo.
Anzitutto è bene premettere una cosa di carattere legislativo: negli anni precedenti il 2003 le cose – sembrerebbe incredibile! – andavano addirittura peggio, perché la nuova regolamentazione è appunto di quell’anno ed è opera del Ministro dell’epoca, Giuliano Urbani: con questa normativa viene fissato nel 50% del budget complessivo la cifra da finanziare dallo Stato, a condizione – ripetiamolo ancora una volta – che una apposita commissione (non so da chi composta) consideri l’opera di interesse culturale.
Partendo da questo calcolo (un film costa 100, riceve finanziamento di 50 e incassa al botteghino 40, quindi rimette 10) si può affermare che in questi tre anni (il 2005 non è ancora esaurito, perché alcune pellicole sono uscite tardi) soltanto 4 film hanno guadagnato.
Subito i titoli: “Buongiorno notte” di Bellocchio del 2003 che ha ricevuto 1.600 mila euro circa e ne ha incassati 3.300 mila; “Agata e la tempesta” di Soldini del 2004 che ha ricevuto 1.726.000 euro e ne ha incassati 2milioni e cento; dello stesso anno c’è “La vita che vorrei” di Giuseppe Piccioni che ha avuto 1milione e 400 mila euro e ne ha incassati un milione e quattrocento settanta (di poco ma ce l’ha fatta); l’ultimo è “I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza che è uscito nel 2005 e non ha ancora i dati definitivi.
Quelli che vi ho elencato sono “i vincitori”, quelli che hanno messo in tasca qualche soldo; sentite ora alcuni esempi di “sconfitti”: cominciamo – per rispetto – dal grande Ermanno Olmi che per il suo “Cantando dietro i paraventi” ha ricevuto tre milioni e ne ha incassati uno; un altro grande, Ettore Scola, con “Gente di Roma”, riceve oltre 600 mila euro e incassa meno della metà (280.000); la scrittrice di successo Susanna Tamaro che per il suo “Nel mio amore” riceve 2.380.000 euro e ne incassa 168.000 (poco più di un ventesimo); clamoroso il caso di Pasquale Scimeca che per il suo “La passione di Giosué l’ebreo” riceve oltre 3 milioni e mezzo di euro e ne incassa appena 43.000; c’è poi – per concludere – il caso di Claudio Fracasso che per il film “Complesso di Colpa” riceve quasi tre milioni di euro e ne incassa al botteghino poco più di 78.000.
Ci sono poi alcuni casi – anche clamorosi – di film che dopo essere stati finanziati dallo Stato non riescono ad uscire nelle sale perché non trovano un distributore disposto ad investirci sopra: tra i più clamorosi quello di Lina Wertmuller che per il suo “Peperoni ripieni e pesci in faccia” ha ricevuto 3 milioni e settecento mila euro e al momento non è neppure apparso per un giorno; analoga sorte per “Tre giorni di anarchia” di Vito Zagarrio che ci è costato due milioni e ottocentomila euro mentre Angelo Antonucci per il suo Masaniello ha avuto la bellezza di 3 milioni e settecentomila euro.
Diamo adesso una cifra globale: nel periodo 2002-2005 sono stati finanziati188 film per una spesa complessiva di oltre 275 milioni di euro con una media “pro-capite” di quasi un milione e mezzo: non mi sembra male, forse il nostro cinema avrebbe potuto utilizzarli meglio, perché i film visti in questo triennio non si possono definire esaltanti.
Non diamo quindi la colpa alla mancanza di fondi! Se i film che ci capita di vedere nelle sale sono “mediocri” dipende da mancanza di idee e mancanza di mestiere: abbiamo tutti grandi artisti (o almeno che si ritengono tali) e invece avremmo bisogno di qualche bravo artigiano che conosca il mestiere.
Comunque se non vi siete arrabbiati abbastanza, vi ricordo che Panariello ha beccato un milione di euro per quello…di Sanremo.