martedì, marzo 28, 2006
LE BATTAGLIE DEL CODACONS
Stamani, leggendo alcuni quotidiani, c’è da farsi venire un mezzo infarto: aumento Telecom del 117%, il Codacons è in rivolta per contrastare l’aumento. Poi uno legge meglio e vede che questo aumento stratosferico è riferito alle spese di spedizione e non alla bolletta, ed allora va a verificare le cifre e scopre che in un anno l’aggravio sarà di ben 1 euro e 42 centesimi, passando da 1,22 a 2,64. Ripeto, per chi non l’avesse afferrato: in un anno + 1,42 euro!!
Io sono un profondo estimatore delle associazioni consumatori e invece un accanito avversario di Telecom e quindi scoprite da soli come mi colloco in questa guerricciola; soltanto che mi sembrerebbe che le energie delle associazioni dovrebbero essere meglio utilizzate, intendo per battaglie di maggiore spessore che non 1,42 euro annuali.
E mi spiego meglio: nella bolletta che Telecom invia ai suoi clienti c’è una voce (quella del canone) che è rappresentata da un importo a due cifre (bimestrale) e che noi italiani abbiamo la “fortuna” di avere, unici in Europa, perché nessuna associazione, nessuna Authority l’ha spuntata su quel volpone di Tronchetti Provera.
Vi dico subito la mia impressione, poi continuiamo pure la discussione: ho una gran paura che tutti coloro che potevano, e soprattutto dovevano, combattere questa battaglia non si siano impegnati come avrebbero potuto e dovuto.
E vi spiego ancora meglio il mio pensiero: se qualcuno ha avuto occasione di contrattare un qualche servizio con Telecom (sia rete fissa che mobile), l’unica cosa che non può far parte di una qualsiasi trattativa è il canone; questo perché se l’azienda dovesse perdere questo introito andrebbe a carte quarantotto in pochi mesi.
A cosa si riferisce questo stramaledetto canone che – avrete notato – fa lievitare le bollette in modo esponenziale: si rifà addirittura al fatto storico che il predecessore di Telecom ha fatto correre i fili telefonici per tutta Italia e poi li ha fatti entrare nelle singole case degli italiani; bella forza, aveva il monopolio della telefonia e quindi nessun altro poteva fare questo lavoro.
In pratica, tutti i vari gestori delle reti fisse, pagano all’ex monopolista un diritto per l’utilizzo del cosiddetto “ultimo miglio” e con questi soldini – che entrano puliti, puliti – il bel Tronchetti Provera può fare alla bella Afef tutti i regali che vuole.
Ecco, tornando all’inizio del mio discorso, questa sarebbe una battaglia sacrosanta che le Associazioni dei Consumatori (Codacons in testa) dovrebbero impostare, magari ricorrendo anche alla Corte Europea, o comunque rendendola di respiro europeo; con queste battaglie le nostre associazioni si avvicinerebbero a quello che sono le colleghe americane che determinano il bello e cattivo tempo di una azienda se le viene fatto pollice verso da una di queste associazioni.
Un’altra lotta, sempre contro Telecom, dovrebbe essere quella di fare in modo che questo stramaledetto “ultimo miglio” andasse poi a finire in una centrale elettronica e non meccanica come avviene nell’oltre il 50% dei casi, impedendo così ad oltre la metà degli utenti – che paga lo stesso canone degli altri - di accedere alla cosiddetta “banda larga”, cioè alla ADSL, per i collegamenti internet.
Se le battaglie si limitano ai soldi della spedizione delle bollette, mi convinco sempre più che c’è qualcosa che non quadra tra associazioni consumatori e produttori di servizi, sembra quasi che ci sia una sorta di accordo su quello su cui si può battagliare e su quello che invece è vietato; penso male? Forse, ma a pensare male farò pure peccato, ma rischio di indovinarci quasi sempre!
Io sono un profondo estimatore delle associazioni consumatori e invece un accanito avversario di Telecom e quindi scoprite da soli come mi colloco in questa guerricciola; soltanto che mi sembrerebbe che le energie delle associazioni dovrebbero essere meglio utilizzate, intendo per battaglie di maggiore spessore che non 1,42 euro annuali.
E mi spiego meglio: nella bolletta che Telecom invia ai suoi clienti c’è una voce (quella del canone) che è rappresentata da un importo a due cifre (bimestrale) e che noi italiani abbiamo la “fortuna” di avere, unici in Europa, perché nessuna associazione, nessuna Authority l’ha spuntata su quel volpone di Tronchetti Provera.
Vi dico subito la mia impressione, poi continuiamo pure la discussione: ho una gran paura che tutti coloro che potevano, e soprattutto dovevano, combattere questa battaglia non si siano impegnati come avrebbero potuto e dovuto.
E vi spiego ancora meglio il mio pensiero: se qualcuno ha avuto occasione di contrattare un qualche servizio con Telecom (sia rete fissa che mobile), l’unica cosa che non può far parte di una qualsiasi trattativa è il canone; questo perché se l’azienda dovesse perdere questo introito andrebbe a carte quarantotto in pochi mesi.
A cosa si riferisce questo stramaledetto canone che – avrete notato – fa lievitare le bollette in modo esponenziale: si rifà addirittura al fatto storico che il predecessore di Telecom ha fatto correre i fili telefonici per tutta Italia e poi li ha fatti entrare nelle singole case degli italiani; bella forza, aveva il monopolio della telefonia e quindi nessun altro poteva fare questo lavoro.
In pratica, tutti i vari gestori delle reti fisse, pagano all’ex monopolista un diritto per l’utilizzo del cosiddetto “ultimo miglio” e con questi soldini – che entrano puliti, puliti – il bel Tronchetti Provera può fare alla bella Afef tutti i regali che vuole.
Ecco, tornando all’inizio del mio discorso, questa sarebbe una battaglia sacrosanta che le Associazioni dei Consumatori (Codacons in testa) dovrebbero impostare, magari ricorrendo anche alla Corte Europea, o comunque rendendola di respiro europeo; con queste battaglie le nostre associazioni si avvicinerebbero a quello che sono le colleghe americane che determinano il bello e cattivo tempo di una azienda se le viene fatto pollice verso da una di queste associazioni.
Un’altra lotta, sempre contro Telecom, dovrebbe essere quella di fare in modo che questo stramaledetto “ultimo miglio” andasse poi a finire in una centrale elettronica e non meccanica come avviene nell’oltre il 50% dei casi, impedendo così ad oltre la metà degli utenti – che paga lo stesso canone degli altri - di accedere alla cosiddetta “banda larga”, cioè alla ADSL, per i collegamenti internet.
Se le battaglie si limitano ai soldi della spedizione delle bollette, mi convinco sempre più che c’è qualcosa che non quadra tra associazioni consumatori e produttori di servizi, sembra quasi che ci sia una sorta di accordo su quello su cui si può battagliare e su quello che invece è vietato; penso male? Forse, ma a pensare male farò pure peccato, ma rischio di indovinarci quasi sempre!