martedì, marzo 07, 2006
IL RAPIMENTO DEL PICCOLO TOMMASO
Sono quattro giorni che il piccolo Tommaso è stato misteriosamente sottratto all’affetto dei suoi genitori; sono quattro giorni che si fanno le ipotesi più strane e anche strampalate sui motivi del rapimento e sulle modalità adottate dai quattro lestofanti.
Diciamo subito che la malattia gravissima del bambino che viene curata con prodotti farmaceutici a ferrea dose giornaliera, è probabilmente stata la deterrenza maggiore per innescare nell’animo della gente la pietà e la riprovazione per l’infame gesto.
In aggiunta c’è anche la non straripante ricchezza del padre e della madre che sono due semplici impiegati – anche se di grado medio – e questo ha prodotto nella gente comune un sentimento di maggiore comunanza, come se fossero due di loro, due come tutti, due che ci possono capitare vicini; non siamo infatti in presenza della solita vittima stramiliardaria che afferma di essere disposta a pagare purché non si faccia del male al bambino, qui siamo davanti a due “esseri normali” che non riescono ancora a capacitarsi delle motivazioni del reato.
Si vocifera di una vendetta, di una atroce vendetta che si sta consumando “in pagamento” di uno sgarro che il padre avrebbe effettuato ad un cliente dell’Ufficio Postale dove lui presta servizio.
Se qualcuno di voi ha avuto modo di frequentare locali pubblici, bar. Ristoranti ed altro, in questi quattro giorni si sono sentite le cose più atroci riferite a quello che andrebbe fatto agli autori del sequestro; se poi – come purtroppo diventa sempre più probabile di ora in ora – il sequestro si tramuta in un omicidio orrendo e particolarmente efferato, queste tragiche pene alle quali la gente vorrebbe sottoporre i banditi aumentano ancora di più.
Siamo arrivato a questo (l’ho sentito io con i miei occhi) detto da una gentile signora anche anzianotta: andrebbero presi e messi sul fuoco, ma vivi in modo che si rendano conto del male che hanno fatto e della pena che gli viene inflitta; e i genitori dovrebbero essere quelli che rincalzano il fuoco.
Ed allora ci sarebbe da chiedersi: ma perché la gente pensa in questo modo? Perché proferisce queste frasi che hanno del barbarico? E perché al primo posto viene messa la vendetta e quindi la legge del taglione (occhio per occhio)?
Sarebbe un interessante studio di antropologia se non fosse che stiamo parlando di persone vere che rischiano la vita (il piccolo Tommaso) oppure di genitori che, in caso di disgrazia, resterebbero segnati per sempre.
Ma se la gente in massima parte vuole queste atrocità nei confronti di chi commette crimini efferati, ci sarà pure qualcosa che ha provocato questa reazione: a prima vista direi che l’accumularsi della violenza in tutti i discorsi che vengono fatti in radio, televisione e stampa provoca non già un assuefarsi al concetto ma un accumulare tossine sempre più dannose che poi scoppiano nel momento in cui si verifica l’evento particolarmente drammatico e sul quale i media decidono di fare scorrere fiumi di inchiostro.
Quando scrivo questo post non conosciamo ancora come andrà a finire; se il piccolo Tommaso – Dio non voglia – dovesse soccombere alla barbarie degli uomini, altri uomini si faranno un dovere di essere altrettanto barbari e inveiranno contro i delinquenti invocando la pena di morte; auguriamoci che tutto questo non accada, anche se al momento appare come una delle ipotesi più probabile. Auguriamoci di sbagliare!
Diciamo subito che la malattia gravissima del bambino che viene curata con prodotti farmaceutici a ferrea dose giornaliera, è probabilmente stata la deterrenza maggiore per innescare nell’animo della gente la pietà e la riprovazione per l’infame gesto.
In aggiunta c’è anche la non straripante ricchezza del padre e della madre che sono due semplici impiegati – anche se di grado medio – e questo ha prodotto nella gente comune un sentimento di maggiore comunanza, come se fossero due di loro, due come tutti, due che ci possono capitare vicini; non siamo infatti in presenza della solita vittima stramiliardaria che afferma di essere disposta a pagare purché non si faccia del male al bambino, qui siamo davanti a due “esseri normali” che non riescono ancora a capacitarsi delle motivazioni del reato.
Si vocifera di una vendetta, di una atroce vendetta che si sta consumando “in pagamento” di uno sgarro che il padre avrebbe effettuato ad un cliente dell’Ufficio Postale dove lui presta servizio.
Se qualcuno di voi ha avuto modo di frequentare locali pubblici, bar. Ristoranti ed altro, in questi quattro giorni si sono sentite le cose più atroci riferite a quello che andrebbe fatto agli autori del sequestro; se poi – come purtroppo diventa sempre più probabile di ora in ora – il sequestro si tramuta in un omicidio orrendo e particolarmente efferato, queste tragiche pene alle quali la gente vorrebbe sottoporre i banditi aumentano ancora di più.
Siamo arrivato a questo (l’ho sentito io con i miei occhi) detto da una gentile signora anche anzianotta: andrebbero presi e messi sul fuoco, ma vivi in modo che si rendano conto del male che hanno fatto e della pena che gli viene inflitta; e i genitori dovrebbero essere quelli che rincalzano il fuoco.
Ed allora ci sarebbe da chiedersi: ma perché la gente pensa in questo modo? Perché proferisce queste frasi che hanno del barbarico? E perché al primo posto viene messa la vendetta e quindi la legge del taglione (occhio per occhio)?
Sarebbe un interessante studio di antropologia se non fosse che stiamo parlando di persone vere che rischiano la vita (il piccolo Tommaso) oppure di genitori che, in caso di disgrazia, resterebbero segnati per sempre.
Ma se la gente in massima parte vuole queste atrocità nei confronti di chi commette crimini efferati, ci sarà pure qualcosa che ha provocato questa reazione: a prima vista direi che l’accumularsi della violenza in tutti i discorsi che vengono fatti in radio, televisione e stampa provoca non già un assuefarsi al concetto ma un accumulare tossine sempre più dannose che poi scoppiano nel momento in cui si verifica l’evento particolarmente drammatico e sul quale i media decidono di fare scorrere fiumi di inchiostro.
Quando scrivo questo post non conosciamo ancora come andrà a finire; se il piccolo Tommaso – Dio non voglia – dovesse soccombere alla barbarie degli uomini, altri uomini si faranno un dovere di essere altrettanto barbari e inveiranno contro i delinquenti invocando la pena di morte; auguriamoci che tutto questo non accada, anche se al momento appare come una delle ipotesi più probabile. Auguriamoci di sbagliare!