sabato, febbraio 25, 2006
LICENZA DI UCCIDERE
Ricorderete che alcuni mesi fa, quando venne approvata la legge che modificava l’art. 52 del Codice Penale, veniva sbandierato la possibilità, “per chiunque sia legittimamente presente” nel luogo violato da estranei, di usare un’arma – legittimamente detenuta – o altro mezzo idoneo ad fine di difendere la propria o l’altrui incolumità oppure i beni propri o di altri.
In quell’occasione ebbi a dire che la legge poi sarebbe stata “interpretata” dai magistrati che avrebbero fornito limiti di esecuzione diversi caso per caso (e quindi difficilmente controllabili dalla gente comune) in particolare perché la normativa prevede che non ci debba essere desistenza da parte dell’intruso (cioè, se sta scappando non si può sparargli) e deve esserci un consistente “pericolo di aggressione” da parte sempre dell’intruso.
Come vedete, condizioni e normativa quanto mai opinabili proprio perché il tutto viene messa in mano a magistrati che si atteggiano – tutti e ciascuno – come i giudici della Corte Suprema, intendendo non quella americana, ma quella veramente “suprema”.
In breve, passiamo a narrare l’evento dal quale è scaturito questo mio post: siamo a Eboli, provincia di Salerno, e il titolare di un bar-tabaccheria ha deciso di abbellire l’esterno del suo esercizio con una serie di piante collocate in bei vasi impreziositi dalle lussureggianti palme sistemate con grazia e con perizia; e le piante utilizzate sono anche assai costose: pensate che le tre palme nane ornamentali hanno un valore di circa mille euro.
Dopo la chiusura del locale, all’incirca alle una di notte, alcuni malintenzionati (una volta si chiamavano così), favoriti dal buio della notte, si avvicinano al piccolo palmeto e cominciano a sradicare le piante una dopo l’altra; i tre ladri non hanno fatto i conti con il titolate del negozio che si trova ancora all’interno del locale per sistemare alcune cose: l’uomo, insospettito da alcuni strani rumori, apre la saracinesca e si trova davanti i tre che stanno completando l’opera di sradicamento.
Senza pensarci due volte, il barista si reca nel retro del locale, dove è custodito un fucile calibro 12 caricato a pallettoni (legalmente detenuto) esce dal locale e scarica tre colpi addosso ai tre ladruncoli: uno di loro viene colpito alla schiena e, raccolto dai due complici, viene portato al vicino ospedale, dove però giunge già cadavere.
Il derubato-sparatore si è così giustificato: “Stavano rubando le piante in casa mia; ho agito in base alla nuova legge sulla legittima difesa”.
La giustificazione però non è convincente in quanto la reazione del derubato è decisamente sproporzionata rispetto all’offesa che stava per subire e perché – a detta dei due complici del morto – i colpi di fucile sarebbero stati sparati quando essi stavano già scappando.
Per tutti questi motivi, l’omicida viene arrestato dalle forze dell’ordine e rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario.
Vedete? Ero stato facile profeta nel dire che la nuova normativa avrebbe provocato più problemi di quanti cercava di risolvere; l’avvocato del barista così lo giustifica: “Il mio cliente si è sentito minacciato e tale minaccia riguarda la sua persona e quella dei suoi genitori; per questo motivo la sua reazione è da considerarsi proporzionata”.
Opinioni diverse – perché solo di opinioni si tratta!! – una persona arrestata e tradotta in carcere, un giovane di 28 anni all’obitorio: ma non si potrebbero eliminare tutte le armi, anche quelle “legalmente detenute”?
Lo so che è da stupidi soltanto il proporlo, ma forse è l’unico sistema per riportare un po’ di logica in questo panorama così tanto incasinato!!
In quell’occasione ebbi a dire che la legge poi sarebbe stata “interpretata” dai magistrati che avrebbero fornito limiti di esecuzione diversi caso per caso (e quindi difficilmente controllabili dalla gente comune) in particolare perché la normativa prevede che non ci debba essere desistenza da parte dell’intruso (cioè, se sta scappando non si può sparargli) e deve esserci un consistente “pericolo di aggressione” da parte sempre dell’intruso.
Come vedete, condizioni e normativa quanto mai opinabili proprio perché il tutto viene messa in mano a magistrati che si atteggiano – tutti e ciascuno – come i giudici della Corte Suprema, intendendo non quella americana, ma quella veramente “suprema”.
In breve, passiamo a narrare l’evento dal quale è scaturito questo mio post: siamo a Eboli, provincia di Salerno, e il titolare di un bar-tabaccheria ha deciso di abbellire l’esterno del suo esercizio con una serie di piante collocate in bei vasi impreziositi dalle lussureggianti palme sistemate con grazia e con perizia; e le piante utilizzate sono anche assai costose: pensate che le tre palme nane ornamentali hanno un valore di circa mille euro.
Dopo la chiusura del locale, all’incirca alle una di notte, alcuni malintenzionati (una volta si chiamavano così), favoriti dal buio della notte, si avvicinano al piccolo palmeto e cominciano a sradicare le piante una dopo l’altra; i tre ladri non hanno fatto i conti con il titolate del negozio che si trova ancora all’interno del locale per sistemare alcune cose: l’uomo, insospettito da alcuni strani rumori, apre la saracinesca e si trova davanti i tre che stanno completando l’opera di sradicamento.
Senza pensarci due volte, il barista si reca nel retro del locale, dove è custodito un fucile calibro 12 caricato a pallettoni (legalmente detenuto) esce dal locale e scarica tre colpi addosso ai tre ladruncoli: uno di loro viene colpito alla schiena e, raccolto dai due complici, viene portato al vicino ospedale, dove però giunge già cadavere.
Il derubato-sparatore si è così giustificato: “Stavano rubando le piante in casa mia; ho agito in base alla nuova legge sulla legittima difesa”.
La giustificazione però non è convincente in quanto la reazione del derubato è decisamente sproporzionata rispetto all’offesa che stava per subire e perché – a detta dei due complici del morto – i colpi di fucile sarebbero stati sparati quando essi stavano già scappando.
Per tutti questi motivi, l’omicida viene arrestato dalle forze dell’ordine e rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario.
Vedete? Ero stato facile profeta nel dire che la nuova normativa avrebbe provocato più problemi di quanti cercava di risolvere; l’avvocato del barista così lo giustifica: “Il mio cliente si è sentito minacciato e tale minaccia riguarda la sua persona e quella dei suoi genitori; per questo motivo la sua reazione è da considerarsi proporzionata”.
Opinioni diverse – perché solo di opinioni si tratta!! – una persona arrestata e tradotta in carcere, un giovane di 28 anni all’obitorio: ma non si potrebbero eliminare tutte le armi, anche quelle “legalmente detenute”?
Lo so che è da stupidi soltanto il proporlo, ma forse è l’unico sistema per riportare un po’ di logica in questo panorama così tanto incasinato!!