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sabato, gennaio 21, 2006

ZIBALDONE n.2/2006 

Vorrei parlare, in questo secondo zibaldone del 2006, di tre argomenti abbastanza dissimili l’uno dall’altro e vedere se questi possono interessare anche i miei lettori.
IL PRIMO si riferisce al nostro fabbisogno energetico che – come apprendo da fonti giornalistiche – utilizza per quasi il 34% gas naturale e, per il rimanente, petrolio; della prima fonte energetica, siamo debitori per oltre un terzo dalla Russia, mentre per il petrolio abbiamo quasi la stessa incidenza riferita all’Iran.
La Russia – anche per motivi discendenti dall’eccezionale ondata di freddo che ha investito quel paese – ha cominciato tagliandoci il 6,8%, per proseguire nella giornata di ieri con il 12,2%.
L’Iran dal canto suo – sul fronte del petrolio – per effetto delle improvvide e scandalose (ma facenti parte di una sceneggiata) dichiarazioni del suo leader, Ahmadinejad, ha fatto impennare il costo del greggio fino a oltre 67 dollari al barile.
Conclusione: con la Russia adottiamo la politica delle ville (Berlusconi ospite di Putin nella mega dacia vicino a Mosca; Putin ospite di Berlusconi nella mega villa in Sardegna) mentre con l’Iran cerchiamo di non rispondere in maniera troppo bellicosa alle fesserie sparate ad arte dal suo apparentemente pazzerello leader.
Detta in soldoni, questa mi sembra la nostra politica estera per quanto riguarda l’energia, elemento – come è noto – vitale per ogni politica di sviluppo.
Prospettive per il futuro? Ma cosa volete che interessino ai nostri politici i problemi energetici ora che siamo in campagna elettorale?
IL SECONDO argomento, anch’esso riferito all’estero, riguarda il Primo Ministro israeliano Sharon e il tragico destino che lo ha condotto in sala rianimazione con un ictus che gli ha devastato il cervello.
Ritengo che in presenza di una figura come quella leonina di Sharon, sarebbe un peccato rovinarla con l’immagine di un vecchio su una carrozzina; se il Padreterno ha di questi poteri, vorrei pregarlo di far morire Sharon, in modo che la sua conclusione terrena corrisponda ad una sorta di uscita dalla scena teatrale del mondo, ma uscita da primo attore e non da comparsa balbettante.
Pensate alla vitalità dell’individuo: a 78 anni di età, alle prime difficoltà incontrate nel suo partito per la prosecuzione degli sgomberi a Gaza e nei territori occupati, non si è perso d’animo ed ha fondato un nuovo partito le cui proiezioni danno già al 42% dei consensi.
Questo non è certo l’uomo che possiamo ricordare su un carrozzina, con i lineamenti deturpati dalla malattia, senza parlare e senza nemmeno fare il minimo gesto: meglio, molto meglio ricordarlo all’interno di una bara poggiata su un affusto di cannone, come si conviene ad un combattente come lui è stato.
Il TERZO argomento riguarda l’ineffabile Alì Agca, arrestato nuovamente perché – secondo la Cassazione Turca – il Tribunale che lo ha messo in libertà ha sbagliato i conti; alla folla di giornalisti che gli si accalcava attorno ha urlato, in tre lingue (acculturato il ragazzo!): “Non sono Dio, sono soltanto Cristo!”.
Bontà sua!!

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