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giovedì, gennaio 12, 2006

COSA C'E' ATTORNO AL CASO COOP? 

La gente comune, quelli come me e come voi, non ha capito molto dello scandalo UNIPOL e si ricorda del fatto soltanto quando si reca alla COOP a fare la spesa, mettendo in relazione i due colossi, assicurativo e bancario il primo, della distribuzione il secondo.

Per il resto rimane l’indignazione per le cifre “mostruose” percepite dai dirigenti cooperativistici e rimane le implicazioni dei maggiorenti diessini D’Alema e Fassino, i cui allacci con la storia si apprendono da intercettazioni telefoniche quanto meno dubbie sulla loro regolarità.

Quello invece che mi ha colpito profondamente è l’atmosfera che circonda tutta la vicenda, specie quando viene a galla cose che già conoscevo, ma che avevo tentato di dimenticare: l’accaparramento del potere a fini personalissimi.

Lo spunto me l’ha dato un articolo su una mega villa con tanto di allevamento di cavalli e struttura per addestramento degli stessi al controllo dei bovini, di proprietà del numero due di Unipol, quel Sacchetti indagato insieme a Consorte addirittura per associazione a delinquere; la struttura è in un posto che non ricordo – comunque in Emilia Romagna – e il sindaco del luogo, ovviamente diessino, si è subito affrettato a precisare che tutto è stato fatto in perfetta regola e che il progetto sul quale è stata realizzata la villa porta la firma del figlio di Sacchetti, architetto (come se fosse sinonimo di autorità).

Ed ecco che – a prescindere dal fatto singolo – mi viene in mente quanto già affermato altre volte e cioè che in questo nostro paese, quando si raggiunge una posizione di potere, non si pensa assolutamente al “servizio” che siamo chiamati a svolgere per il bene comune, ma viceversa al bene dei figli, delle mogli, comprese le ex, dei nipoti, delle amanti e, infine ma non ultimi per importanza, dei “nani e delle ballerine” di craxiana memoria.

Questo significa appropriazione di potere, questo significa che se non sei nella manica di chi comanda non puoi fare niente in quel luogo, questo significa che il presupposto della totale acquisizione del potere ha due facce: la prima è quella dello sfacciato nepotismo imperante e la seconda è quella del “ricambiare i favori fatti” e anche di “procurarsi dei crediti in persone alle quali chiedere favori in seguito”.

Il primo partito ad operare in questo senso è stata la DC del dopoguerra, che con i suoi “cavalli di razza” cercò di entrare nei gangli vitali di tutto il paese; contemporaneamente l’allora P.C.I. fu sulle orme degli avversari e anch’esso operò una totale acquisizione del potere negli enti locali delle zone in cui aveva raggiunto la maggioranza politica.

Purtroppo per noi le frasi fatte tipo “Veneto bianco” ed “Emilia rossa” hanno retto e continuano a reggere anche adesso e, di questa situazione di potere ricorrente ne subiamo le conseguenze: in pratica, in assenza di una effettiva “alternanza” politica, le società occupate da quei poteri non hanno potuto essere investite dallo “spoil system” di marca anglosassone, in virtù del quale i partiti che si alternano alla guida o locale o nazionale, estromettono dal potere tutti coloro che sono stati messi dai predecessori e li sostituiscono con i propri, in attesa della prossima volta dove potrebbe avvenire il contrario.

In pratica, con questo sistema – perfetto solo in teoria, ma poi nella pratica anch’esso soggetto a critiche – non ci sarebbe il tempo perché una certa forma di potere clientelare potesse allignare per un tempo occorrente per fare danni irreversibili come purtroppo sono stati fatti e si continuano a fare da noi.

Soluzioni? Difficile indicarle in una società sempre più dominata dai mass-media e quindi guidata da giornali e TV; ma ne riparleremo e cercheremo di inventarci qualcosa.


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