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domenica, gennaio 22, 2006

CHE SUCCEDE NEI CIELI ? 

Non alludo, ovviamente ai cieli con la “C” maiuscola, dove il Padreterno e i suoi collaboratori cercano di mandare avanti tutta la baracca; alludo, più modestamente, ai cieli solcati dagli aerei e, in particolare, alla vicenda Alitalia che – ormai da tempo immemorabile – é in stato di crisi, con scioperi un giorno sì e l’altro pure.
Chiariamo un concetto: se scioperano i treni (regionali o intercity o pendolini che siano) si blocca l’intera nazione, poiché sui binari non ci sono alternative a Trenitaliai, al massimo puoi prendere un autobus oppure – se ce l’hai – usare la macchina.
Con l’aereo il discorso è diverso: siamo pieni di compagnie aeree, nazionali e straniere, tutte vogliose di accaparrarsi la maggior quantità di “tratte” possibili; finora la parte del leone nelle assegnazione di queste benedette “tratte” l’ha fatta Alitalia, in virtù del fatto che si trattava della cosiddetta Compagnia di bandiera, cioè un po’ come se si dicesse la “FIAT”.
Il continuare a voler privilegiare la “roba nostra” mi sembra profondamente sbagliato e – dobbiamo aggiungere – anche non rispondente alla normativa europea; in più abbiamo avuto modo di vedere quello che è successo con le scalate bancarie, laddove una nostra autorità cercava di privilegiare l’italianità dello scalatore contro lo straniero.
Torniamo ad Alitalia e notiamo che l’azienda è in crisi profonda da alcuni anni: il governo ha già fatto una iniezione di quattrini – sotto forma di prestito (credo che non li rivedrà) – ma non è bastata; il rapporto con i sindacati è pessimo (non so dire di chi sia la colpa) tant’è vero che la dirigenza non è riuscita a impostare un discorso del genere: “ragazzi, diamoci da fare altrimenti qui si chiude”.
Anzi, le maestranze – guidate da un sindacato “autonomo” ma con la benedizione anche dei confederati – hanno indetto gli ultimi scioperi con delle motivazioni assai fumose, scritte in perfetto sindacalese, ma che sostanzialmente rivendicano la mancanza di un piano aziendale per il futuro; forse l’azienda non è in grado di realizzare questo piano in quanto la cassaforte è vuota e non è pensabile di ritornare alla carica con il Ministero.
Allora che si fa? In questi giorni ho letto un’intervista dell’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che invita caldamente il Ministro dei Trasporti a “far fallire Alitalia”, visto e considerato che l’azienda si è dimostrata decotta e non più recuperabile.
Sono d’accordo con lui, anzi vorrei aggiungere qualcosa di più: in caso di fallimento i dipendenti dovrebbero ritrovarsi - come si dice dalle mie parti – “col culo per terra”, alla stessa stregua di quello che accade quando l’azienda che fallisce è in mani private; vorrei chiarire che nel novero dei lavoratori “col culo per terra” ci metto innanzi tutto i dirigenti, con l’A.D. in testa e tutto il C.d.A. Direttore Generale e Direttori vari, e solo dopo tutti gli altri, partendo da quelli che trattano con il sindacato, poi i sindacalisti e – per ultimi - i lavoratori “ultima ruota del carro”, ai quali cercherei di rimediare un qualche posto di lavoro.
Sicuramente non si potrà fare perché ne andrebbe del prestigio del paese (come se avere la Compagnia di bandiera che cancella 200 voli si possa considerare prestigioso), però sarebbe bello e, ritengo, anche assai istruttivo per tutti; e non mi tacciate di antisindacalismo perché senno non avete capito lo spirito e la provocatorietà della proposta.

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