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mercoledì, gennaio 11, 2006

C'era bisogno del video choc? 

Ne avevamo bisogno? Ce lo aveva ordinato il medico? Ci ha fatto bene a qualcosa? Chi ha voluto mettere in onda il video?

Tutte queste domande, e tante altre ne avrei, si riferiscono alla trasmissione – quasi a reti unificate – del video ripreso dai “terroristi” che rapirono i quattro italiani e ne uccisero barbaramente uno di loro, Fabrizio Quattrocchi, senza riuscire a fargli chiedere perdono o pietà.

Il filmato, fatto pervenire a suo tempo all’emittente araba Al Jaziza, non fu da questa messo in onda perché ritenuto troppo crudo; lo stesso video venne acquisito dalla Procura della Repubblica di Roma che ha aperto un fascicolo “contro ignoti” per l’assassinio del giovane italiano; adesso la stessa Procura, per qualche ragione che a me sfugge, ha deciso di mettere il filmato a disposizione delle televisioni che lo desiderano

Queste ultime si sono precipitate e, ottenuto, il video lo hanno messo in onda nel TG di maggiore ascolto, non trasmettendo, peraltro, alcune sequenze veramente troppo crude; la caccia all’audience è stata più forte di ogni altra considerazione, ma ha avuto un limite!

Qualcuno ricorderà che due anni fa – all’indomani del 13 aprile, data dell’evento – sorse una piccola polemica perché la frase che veniva attribuita a Quattrocchi era: “ora vedrete come muore un italiano”, oppure come dicevano altri: “ora vedrete come muore un camerata”, facendo così riferimento ad una supposta appartenenza alla destra italiana.

Il filmato, sulla cui inutilità non spenderò altre parole, fa giustizia almeno su questo particolare: Quattrocchi è in ginocchio ma con la schiena ben dritta, gli hanno fasciato la testa con una kefiah e davanti a lui ci sono due o forse tre “terroristi” che lo stanno per uccidere; rivolto a “qualcuno” che evidentemente capiva l’italiano, chiede di essere liberato dalla kefiah, di poter vedere in faccia i suoi uccisori e che anche loro lo guardino in faccia; questo “qualcuno” traduce la domanda in dialetto magrebino, ma gli viene risposto con un secco “NO”; Quattrocchi insiste dicendo la frase che poi diventerà celebre e che è: “ora vi faccio vedere come muore un italiano”, ribadendo la richiesta di togliersi quella sorta di benda con un educatissimo “posso?”. Non può, non gliel’hanno permesso ed anzi, dopo pochi attimi gli sparano un primo colpo alla fronte, un po’ sopra all’occhio sinistro ed un secondo, sparato quando il corpo è ormai a terra, lo colpisce alla schiena.

Quello che avviene dopo i TG non lo hanno trasmesso, ma voglio raccontarvelo – almeno sommariamente – perché testimonia della ferocia di questi barbari: il corpo viene girato, gli si toglie la kefiah, uno dei carnefici lo afferra e lo trascina verso una fossa scavata lì vicino; il pertugio scavato è piccolo, poco profondo e allora devono cacciarlo dentro a forza, pigiandolo come si potrebbe fare con una valigia troppo piena.

Qui mi interrompo e faccio due brevi riflessioni: la prima è che dopo la trasmissione del video si è gridato all’eroe e si è addirittura chiesto di intitolargli una strada; nessuno di noi potrà mai sapere cosa passava per la mente di Quattrocchi mentre affrontava la morte, ma certamente non era nei suoi desideri atteggiarsi ad eroe, lui che eroe non lo era stato mai: voleva, forse, fare vedere a quei cialtroni che si può essere “uomini” anche senza la pistola in mano.

La seconda considerazione è che se Quattrocchi si è rivolto in italiano a qualcuno che lo ha capito e gli ha anche risposto, evidentemente era presente una persona che, o era italiana o comunque capiva la nostra lingua; mi sembra un dettaglio molto utile per le indagini della Procura.


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