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giovedì, dicembre 08, 2005

Nonno Ciampi e la TV 

Il “mestiere” del Presidente della Repubblica è indubbiamente difficile: bisogna pesare le parole col bilancino da farmacista, non bisogna arrabbiarsi quando uno dei tanti (troppi!!) partiti italiani ti tira per la giacca per farti dire quello che non hai detto e che invece vorrebbero tu avessi detto.

Per questo motivo mi sono sempre imposto di non commentare i discorsi “fumosi e utilizzabili in più maniere” che il bravo Ciampi faceva ad ogni pie’ sospinto; in questi giorni però sono avvenute alcune dichiarazioni che mi sembrano sufficientemente chiare e quindi commentabili.

La prima è stata quella sulla T.A.V. della Val di Susa, in merito alla quale il Presidente ha chiarito che siamo in presenza di un’opera di respiro internazionale e che è assurdo soltanto ipotizzare di non farla passare dall’Italia, anzitutto perché ci porterebbe ad un isolamento inconcepibile; era un attacco ai dimostranti? Non esplicitamente, ma nel politichese adottato da Ciampi si può considerare una bacchettata a posizioni troppo oltranziste.

Ma dove il Presidente è stato chiaro e comprensibile a tutti è quando ha “chiarissimamente” attaccato la Televisione, in sintonia con sua moglie Donna Franca, definendola (la tv, non la moglie!!) “cattiva maestra” e prendendosela in particolare con i reality show, autori – a Suo dire – di fornire uno spaccato di vita falsamente reale che poi i giovani invano cercano nella loro esistenza.

In pratica i modelli che le televisioni ci danno non sono modelli reali ma sono costruiti per seminare tutta una serie di insicurezze, di falsi idealismi e di continua ricerca di benessere e di popolarità a costo di tutto e di tutti.

I due “nonni”, Carlo Azeglio e Donna Franca si sono mostrati preoccupati del salto che sta avvenendo in molte famiglie, laddove la televisione è passata dal ruolo di baby-sitter a quello di educatrice; e poiché tutto quello che ci viene mostrato è “fasullo”, i ragazzi crescono sotto l’ipnosi di una realtà falsa e sguaiata, prendendola – nella maggior parte dei casi – a modello della propria esistenza.

È in pratica una sorta di “secolarizzazione dei sentimenti e dei valori” quello che la TV ci propone e, poiché il modo è sempre più accattivante (belle ragazzine e bei ragazzini), il passo successivo è ovvio: prendere l’immagine come fosse la realtà.

Al Presidente ha risposto il “cattivo maestro”, il “secolarizzatore” per eccellenza: Maurizio Costanzo, chiamato in causa per la trasmissione della moglie, “Amici” che, dopo essersi gettato una piccola manciata di cenere sul capo, ribatte che la televisione, al contrario di altri mezzi di comunicazione di massa, è uno strumento diverso in quanto “convive” per 24 ore, delle quali 20 sono così e così, in parte brutte, 2 sono passabili e 2 sono buone.

Aggiunge poi che la televisione, questa televisione, è “uno specchio della realtà del Paese” che sembra volere parlare soltanto della Lecciso, di Costantino, di Antonio Zechila e potrei continuare con tanti altri “eroi” dei teleschermi nazionali.

Insomma – contrariamente a quanto penso io e che dirò in un prossimo post di replica – i cittadini/telespettatori hanno la tv che meritano e soprattutto quella che chiedono, alludendo quindi in modo esplicito al fatto che se gli utenti volessero una qualità più alta lo avrebbero manifestato e le emittenti si sarebbero prontamente adeguate.

Cosa dire? Il dibattito è interessante, io ne ho parlato varie volte, ma in un prossimo post riaffronterò l’argomento dal mio punto di vista; questo è servito soltanto a presentare le posizioni in campo.


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