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lunedì, dicembre 12, 2005

Natale sempre più pagano 

Come ogni anno, anche adesso, in prossimità del fatidico 25 dicembre, ci domandiamo se la festività del Natale abbia o meno perduto il suo autentico significato di festa religiosa, forse la più importante, per ridursi ad una mera occasione di scambio di regali, anche in prospettiva della tredicesima mensilità che se non altro invoglia alcune categorie a consumare maggiormente che in altre occasioni.

Il primo, ovviamente, a dolersi di tale situazione è il Papa, cioè il capo della religione che festeggia la nascita di Gesù: anche quest’anno – ripeto non è una novità – il Santo Padre si scaglia contro i consumi sfrenati che inquinano pericolosamente la festa della Natività e richiama i fedeli a una maggiore sobrietà e raccoglimento.

Volete la prima risposta a questo appello: l’ex Spice Girl Victoria Adams ha regalato al marito, David Bechkam una Rolls Royce del valore di 500.000 euro, pari – al vecchio conio – a circa un miliardo di lire: beati loro che possono permetterselo, ma – come ho avuto occasione di dire in altra occasione – tutto questo scialacquio è un vero schiaffo alla miseria e rende antipatici coloro che ne approfittano, anche se, è bene dircelo, se quell’auto viene costruita, evidentemente c’è chi la compra, altrimenti non la farebbero.

Ma torniamo al significato del Natale: il sociologo Enrico Finzi ha condotto una ricerca su un campione rappresentativo di italiani al di sopra dei 15 anni di età, dalla quale sono emersi alcuni dati molto interessanti; soltanto il 23% conferisce anche o in tutto un significato cristiano a questa festa. Da notare che tale percentuale è inferiore al 29%, cifra che rappresenta gli italiani che si dichiarano cattolici praticanti.

Dopo un madornale sfondone, certo di una percentuale bassa ma non trascurabile, che ritiene il 25 dicembre la festa dell’Annunciazione, si passa a una nota positiva e cioè che il Natale ha portato a galla due valori importanti: il primo è quello riguardante la famiglia, cioè il trascorrere la festività tutti insieme, dai nonni ai nipoti, e il secondo è quello della solidarietà, portato avanti per merito essenzialmente dell’avanzare del volontariato in Italia e che spinge chi può a stare vicino – non solo economicamente – ai più poveri ed ai più soli.

Nonostante le percentuali suddette e l’appellativo di “Natale consumistico”, è impressione generale che avremo un calo dei tipici consumi natalizi quantificabile in circa il 5%, ma questo, naturalmente, non discende dalla presa di coscienza del vero significato del Natale cristiano, ma da difficoltà congiunturali dell’Italia e dell’intera Europa: potremmo dire che un dato negativo porta un valore positivo (ma non per i commercianti!!).

Resta da aggiungere un’ultima considerazione circa i riflessi che questa Festa ha nell’intero pianeta: a parte tutti quei popoli e nazioni che stanno morendo di fame e che non hanno proprio niente da festeggiare, tantissime sono le situazioni di guerra o guerriglia che provocano morti e feriti: in questi luoghi maledetti da Dio, anche se ci sarà un qualche richiamo allo spirito natalizio, il maggior tempo sarà passato a cercare di restare vivi, la quale attività mi sembra veramente l’unica autenticamente produttiva.

Saremo inondati da immagini di tutti i tipi che riguardano il modo di trascorrere il Natale sia dei nostri soldati a Nassirija e in Afghanistan e sia di altri contingenti schierati in quei teatri di guerra: e tutti invocheranno la pace come valore aggiunto di questa festa.

Speriamo che il Bambinello quest’anno li ascolti tutti, in particolare coloro che chiedono la pace con cuore sincero!


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