mercoledì, novembre 02, 2005
Sempre la magistratura in mezzo alle polemiche
Due casi agitano le acque dei rapporti tra i cittadini e la magistratura ed entrambi, probabilmente, nascono soprattutto da una malaugurata incomprensione di fondo dovuta ad errati atteggiamenti ed a cattiva conoscenza delle situazioni.
Esaminiamoli meglio, partendo dal caso della zingara presunta rapitrice del bambino di due turisti:quello che ha scatenato le polemiche – probabilmente – è l’allocuzione apparsa sulla stampa che sembra quasi un non senso: “il G.I.P. conferma l’arresto della nomade e la rimette in libertà”; è ovvio che la gente comune, quella che deve pensare a far quadrare il bilancio del pranzo con quello della cena, non possa raccapezzarsi a questa specie di incongruenza: ma come prima confermi l’arresto e poi ne disponi la scarcerazione?
Noi gente di campagna non possiamo capire che dietro queste formulette giuridiche ci sta tutta una serie di cose che non conosciamo e che - appena ce le spiegano – non è che ci capiamo qualcosa in più, perché le frasi che ci vengono propinate non sono comprensibili alla prima, sembrano quasi uscire da un gergo riservato a pochi intimi: un po’ come quando tentiamo di dialogare con il nostro medico curante e questi si mette ad usare parole che non ci significano niente e dobbiamo giocoforza abbozzare.
E non giova ai buoni rapporti tra popolazione e giudici, l’aria di supponenza con cui il Capo della Procura di Firenze, afferma “se non ci si fida dell’obiettività dei giudici, allora meglio introdurre la giuria popolare”, lasciando intendere che una formula di stile anglosassone come la partecipazione attiva del popolo alla formulazione dei verdetti è antitetica alla vera giustizia; comunque, il Ministro della Giustizia ha risposto da par suo (cioè sempre sopra le righe) con un “ottima idea!” che ha innescato una nuova polemica.
Il problema non è di fidarsi o meno, egregio procuratore, il problema è quello di capire quello che combinano i magistrati che – dopo essere stati quasi santificati per il periodo di tangentopoli – sono visti adesso dalla gente come persone non più su un piedistallo da eroi, che parlano una lingua diversa da quella che ci hanno insegnato a scuola e quindi….si pensa male; sbagliando – è ovvio – ma, come dice Andreotti, indovinandoci quasi sempre.
Il secondo caso è quello delle bande criminali che assaltano le ville alla periferia delle grandi città; l’ultimo e forse il più eclatante caso, è quello dei banditi che durante uno dei tanti assalti hanno stuprato la padrona di casa di fronte alla figlia di cinque anni; lo sdegno della gente è stato fortissimo ed è andato a cozzare contro una decisione del P.M. Carlo Nordico – che tra l’altro è un collaboratore del ministro Castelli – riguardante un caso diverso; egli infatti ha rimesso in libertà uno dei banditi catturati all’indomani di un altro assalto sventato dalla nonna di 95 anni (ricorderete lo scalpore che suscitò); la gente – già esasperata per i reiterati furti in casa con successiva picchiatura selvaggia e abusi sessuali – ha fatto di tutta l’erba un fascio e si è scagliata contro il magistrato al grido: “ma che reato deve essere commesso per restare in carcere?”
Anche in questo caso, una maggiore conoscenza della normativa ci eviterebbe queste affermazioni, ma la gente quando è arrabbiata ragiona poco e male e le affermazioni di certi giudici, sempre sprezzanti verso il popolino ignorante, non aiutano a stabilire un clima di maggiore comprensione.
I problemi ci sono; a fronte di una immigrazione selvaggia, una percentuale (direi abbastanza piccola) entra nel nostro paese per delinquere; la gente compie una operazione di totalizzazione e afferma che tutti gli extra comunitari vengono da noi per commettere reati contro il patrimonio: e ovviamente questo non è assolutamente vero ed anzi fa male a qualunque tentativo di integrazione di tutte quelle frange di onesti lavoratori, ma la paura fa ragionare in questo modo incivile e quindi dobbiamo assolvere anche i nostri concittadini per le sciocchezze che dicono.
Esaminiamoli meglio, partendo dal caso della zingara presunta rapitrice del bambino di due turisti:quello che ha scatenato le polemiche – probabilmente – è l’allocuzione apparsa sulla stampa che sembra quasi un non senso: “il G.I.P. conferma l’arresto della nomade e la rimette in libertà”; è ovvio che la gente comune, quella che deve pensare a far quadrare il bilancio del pranzo con quello della cena, non possa raccapezzarsi a questa specie di incongruenza: ma come prima confermi l’arresto e poi ne disponi la scarcerazione?
Noi gente di campagna non possiamo capire che dietro queste formulette giuridiche ci sta tutta una serie di cose che non conosciamo e che - appena ce le spiegano – non è che ci capiamo qualcosa in più, perché le frasi che ci vengono propinate non sono comprensibili alla prima, sembrano quasi uscire da un gergo riservato a pochi intimi: un po’ come quando tentiamo di dialogare con il nostro medico curante e questi si mette ad usare parole che non ci significano niente e dobbiamo giocoforza abbozzare.
E non giova ai buoni rapporti tra popolazione e giudici, l’aria di supponenza con cui il Capo della Procura di Firenze, afferma “se non ci si fida dell’obiettività dei giudici, allora meglio introdurre la giuria popolare”, lasciando intendere che una formula di stile anglosassone come la partecipazione attiva del popolo alla formulazione dei verdetti è antitetica alla vera giustizia; comunque, il Ministro della Giustizia ha risposto da par suo (cioè sempre sopra le righe) con un “ottima idea!” che ha innescato una nuova polemica.
Il problema non è di fidarsi o meno, egregio procuratore, il problema è quello di capire quello che combinano i magistrati che – dopo essere stati quasi santificati per il periodo di tangentopoli – sono visti adesso dalla gente come persone non più su un piedistallo da eroi, che parlano una lingua diversa da quella che ci hanno insegnato a scuola e quindi….si pensa male; sbagliando – è ovvio – ma, come dice Andreotti, indovinandoci quasi sempre.
Il secondo caso è quello delle bande criminali che assaltano le ville alla periferia delle grandi città; l’ultimo e forse il più eclatante caso, è quello dei banditi che durante uno dei tanti assalti hanno stuprato la padrona di casa di fronte alla figlia di cinque anni; lo sdegno della gente è stato fortissimo ed è andato a cozzare contro una decisione del P.M. Carlo Nordico – che tra l’altro è un collaboratore del ministro Castelli – riguardante un caso diverso; egli infatti ha rimesso in libertà uno dei banditi catturati all’indomani di un altro assalto sventato dalla nonna di 95 anni (ricorderete lo scalpore che suscitò); la gente – già esasperata per i reiterati furti in casa con successiva picchiatura selvaggia e abusi sessuali – ha fatto di tutta l’erba un fascio e si è scagliata contro il magistrato al grido: “ma che reato deve essere commesso per restare in carcere?”
Anche in questo caso, una maggiore conoscenza della normativa ci eviterebbe queste affermazioni, ma la gente quando è arrabbiata ragiona poco e male e le affermazioni di certi giudici, sempre sprezzanti verso il popolino ignorante, non aiutano a stabilire un clima di maggiore comprensione.
I problemi ci sono; a fronte di una immigrazione selvaggia, una percentuale (direi abbastanza piccola) entra nel nostro paese per delinquere; la gente compie una operazione di totalizzazione e afferma che tutti gli extra comunitari vengono da noi per commettere reati contro il patrimonio: e ovviamente questo non è assolutamente vero ed anzi fa male a qualunque tentativo di integrazione di tutte quelle frange di onesti lavoratori, ma la paura fa ragionare in questo modo incivile e quindi dobbiamo assolvere anche i nostri concittadini per le sciocchezze che dicono.