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venerdì, novembre 18, 2005

Ricchi e poveri 

Voglio informarvi circa una cosa della quale non so quale sia il vostro grado di conoscenza: il ministro degli esteri del Dubai, Sheikh Mohammed, fra le sue tante passioni – beato lui che può permettersele – annovera anche quella dei cavalli da corsa; ne sono a conoscenza in quanto anch’io, molto più modestamente ed in ruoli ben diversi, ho questa passione: chiarisco subito che la mia è passione soltanto per il cavallo e non per il gioco che vi sta dietro, infatti io non ho mai giocato un centesimo né al totalizzatore e neppure presso gli allibratori, fra i quali ci sono alcuni miei amici.
Ma torniamo al nostro Sheikh Mohammed che da circa dieci anni nel mondo dell’ippica, ha subito rivoluzionato i prezzi dei cavalli, portandoli a quotazioni da capogiro; pensate che quest’anno, alle aste dei cavalli yearlings (cioè di un solo anno di età) tenutesi in Inghilterra ed a quelle americane, ha investito su questi “presunti campioni” cifre unitarie che in qualche caso hanno superato i 5 milioni di dollari (circa 9 miliardi di lire) per poi ricorrere agli acquisti di cavalli già fatti e spendere altri miliardi: si dice che nelle ultime tre stagioni abbia speso l’ammontare del bilancio di alcuni paesi africani medio/piccoli.
Per onestà di informazione dobbiamo aggiungere che i risultati di tutta questa munificenza non sono stati alla sua altezza: nonostante abbia un buonissimo allenatore ed un fantino (l’italiano Lanfranco Dettori) che è forse il numero uno al mondo, non ha fatto quegli sfracelli che lui si aspettava; da notare che nel mondo dei cavalli gli è stato appioppato il soprannome di “Moratti dell’ippica”.
Sheikh Mohammed non è il solo “Paperone” del mondo arabo che sia entrato nel mondo dell’ippica, buttando letteralmente dalla finestra i propri denari solo per vedere in quale mattonella atterrano; volete altri nomi? Eccoli: Hamdam al Maktoum, Kalid Abdullah, Maktoum al Maktoum, oltre al capostipite di tutti i ricconi spendaccioni e cioè l’Aga Khan.
Ma tutto questo cosa c’entra, direte voi, questo signore ha i soldi, che poi gli provengono dal petrolio e se li spende come meglio crede.
Se siete d’accordo su questa affermazione potete smettere di leggere quello che segue, perché io non lo sono affatto; non sono d’accordo che in questo nostro mondo possano esistere così tante macroscopiche dissonanze tra chi possiede tutto quello che vuole e chi non ha niente; non sono d’accordo che questi signori del petrolio – che non hanno poi fatto niente per guadagnare tutte i soldi che possiedono – detengano per se e solo per se una risorsa energetica mondiale che soltanto la poca lungimiranza (o forse l’acquiescenza) dei governanti degli ultimi cento anni ha reso determinante per qualsiasi paese che voglia svilupparsi.
E non sono neppure d’accordo che i “sudditi” di questo signore (cioè gli abitanti del Dubai) continuino a sopportare questa profonda e immorale ingiustizia: Mohammed che spende per i suoi cavalli quanto sarebbe sufficiente per sfamare tutti i bambini africani, per non parlare di quelli del Dubai, che non è poi tanto lontano dagli standard africani.
Non sono d’accordo, non sono d’accordo, ma e dopo avere detto e ripetuto questa sorta di slogan cosa possiamo fare? C’è la possibilità di poter incidere in qualche modo sui comportamenti aberranti che vanno a cozzare con la povertà più spaventosa?
Non abbiamo molte armi a disposizioni, forse soltanto quella del voto, ma non credo che sia sufficiente: forse fanno più dieci giorni di macchine bruciate nelle banlieu parigine che un cambio della guardia nei governi europei; forse… ma non sono mica poi tanto sicuro.
E voi?

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